Una residenza storica diventa indimenticabile quando le sue vicende si legano indissolubilmente alle vicende delle persone che l'hanno abitata ed animata. E' il caso di Villa Rossini-Colbrán di Madonna di Castenaso (BO) che, anche se scomparsa, fa ancora parlare di sé per le innumerevoli ragioni che andrò ad illustrare.
Dinanzi ai pilastri del vecchio cancello d'ingresso alla villa mi sento un po' spaesata. Oggi, attraversandolo, si finisce in un grande campo incolto dove l'unico altro manufatto che possa ricordarci che qui c'era una villa importante con un bellissimo giardino è un grazioso pozzo dallo stile neogotico. Sullo sfondo di tutto questo, il Santuario della Vergine del Pilar, l'altro grande protagonista di questa storia, svetta con il suo imponente campanile ben visibile anche a diversi chilometri di distanza.
Ovviamente, sono qui per rispondere alla domanda che chiunque si porrebbe trovandosi in un posto simile: com'era questo luogo prima di diventare quasi un non-luogo?
La villa, citata in origine come Palazzo Spagnoli, venne costruita attorno al 1780 dall’architetto Giuseppe Tubertini come residenza estiva degli studenti del Collegio di Spagna di Bologna, a cui appartiene a tutt'oggi il vicino Santuario della Beata Vergine del Pilar.
A seguito delle soppressioni napoleoniche delle proprietà ecclesiastiche, fu incamerata nei beni pubblici del demanio e nel 1812 acquistata dal Conte Aldini. La casa fu poi stata acquistata, probabilmente nello stesso anno, dal violinista spagnolo Juan Colbrán. Alla sua morte nel 1820, passò alla figlia Isabella. Soprannominata “il rosignolo nero”, Isabella era conosciuta in tutta Europa come mezzosoprano dall’incredibile estensione vocale e venne ammessa nel 1806 all’Accademia Filarmonica di Bologna, caso unico per una donna, prima ancora che giungesse in città.
Fu proprio in occasione del suo debutto a Bologna nel 1807 che la Colbran conobbe Gioacchino Rossini. Nel 1815 lo ritrovò a Napoli, dove divenne la prima donna del Teatro San Carlo. Col tempo, la loro relazione, da puramente professionale, divenne anche sentimentale. Nel marzo 1822 i due convogliarono a nozze in gran segreto proprio nel Santuario della Madonna del Pilar di Castenaso. Poiché era il periodo di Quaresima, per la celebrazione del rito fu necessaria la dispensa del cardinale Oppizzoni. Al matrimonio presenziarono solo Luigi Cacciari, dipendente dei Rossini e Francesco Fernandes, personale servitore di Isabella.
La stampa, non appena informata, ci si buttò a capofitto, soprattutto perché l'atto dotale prevedeva che l'intero ammontare del patrimonio della cantante venisse amministrato da Rossini: dalla villa di Castenaso, dimora di villeggiatura estiva, alla cospicua rendita fatta di ingenti proprietà terriere in Emilia lasciatele in dote dal padre dopo il suo decesso.
I coniugi Rossini non risiederono stabilmente nella villa di Castenaso poiché molteplici impegni professionali li portarono in giro per vari paesi europei. Tuttavia, l'interesse nei confronti dei lavori alla tenuta era vivissimo e lo dimostrano le numerose lettere scritte sia da Isabella che da Gioacchino al padre, Giovanni Rossini, e alla moglie.
Tuttavia, qui i coniugi vissero per una decina d'anni e il Maestro compose opere come Semiramide e Guglielmo Tell. Ce lo ricorda anche un'epigrafe posta sul campanile del Santuario della Vergine del Pilar.
Alcuni studiosi non escludono tuttavia che in alcune opere del marito vi fosse la mano di Isabella, che era anche un'ottima compositrice.
La villa era composta da un corpo centrale con due logge ed era decorata da Domenico Ferri, esperto di dipinti prospettici considerato assieme a Basoli il più celebre scenografo bolognese dell'Ottocento. Per darvi un'idea di quanto dovessero essere magnifiche le decorazioni della villa, posso dirvi che agli inizi degli anni trenta dell'Ottocento Ferri si affermò a Parigi al Théatre Italien collaborando alla messa in scena delle opere di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi e che fu autore, tra gli altri, della decorazione del soffitto e del sipario del Covent Garden di Londra e del soffitto dello scalone d'onore nel Palazzo Reale di Torino.
Mentre la villa e le sue pertinenze sembravano, stando alla corrispondenza, necessitare di ulteriori interventi di miglioramento, lo stesso non poteva dirsi per il giardino, che nel 1822 appariva già disegnato e godibile. Ecco come il librettista della Fenice di Venezia Gaetano Rossi, ospite della villa nell'ottobre 1822, descrisse a Giacomo Meyerbeer la residenza: “Deliziosa, per vero, né più ameni contorni, bei giardini, tempietto voluttoso, lago, montuose, boschetti, e palazzo magnifico, elegante”.
Tutti gli elementi descritti dal librettista, così lontani dal formale modello di giardino, evocano immediatamente la tipologia del giardino inglese, che tanta fortuna ebbe nella nostra città e nel contado.
E' evidente quanto Isabella adorasse il suo giardino e quanto investì nella sua cura perché apparisse rigoglioso, colorato ed elegante come i bellissimi giardini partenopei ai quali era così avvezza. Scrisse addirittura ad un connazionale residente a Napoli, tal Poublon, per chiedergli assistenza botanica e di mandarle qualche fiore che a Bologna non si trovava a nessun prezzo. Isabella non specificò a quali rari fiori si riferisse, ma aggiunse che “I pochi che c'erano li ha comperati Luciano”, riferendosi niente meno che a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, che nel 1822 si era stabilito a Bologna con la moglie Alexandrine de Bleschamps e che probabilmente aveva messo a dimora le piante acquistate nella nuova villa alla Croce del Biacco (oggi conosciuta come Villa Salus).
Il probabile ideatore di questo giardino fu il ticinese Giovan Battista Martinetti, architetto noto per il progetto di sistemazione del Pubblico Passeggio della Montagnola, del quartiere universitario e dell'Orto botanico e per la collaborazione nella costruzione di Villa Aldini e Villa Spada, del Teatro Contavalli e delle Terme di Porretta.
Nella villa di due musicisti non potevano inoltre mancare gli strumenti per comporre. Le testimonianze scritte annoverano almeno due pianoforti presenti nella residenza. Il primo, un pianoforte viennese costruito da Johan Fritz, è raffigurato in una foto del poderoso testo su Rossini pubblicato circa un secolo fa da Giuseppe Radiciotti ed era lo strumento sul quale fu composta l’opera Semiramide, come ricordato dallo stesso Gioachino Rossini nella sua lettera del 25 marzo 1851 a Rinaldo Fagnoli, al quale il pianoforte, assieme alla villa, era stato venduto dopo la morte di Isabella. Il secondo, costruito da Franz Werle, compare in un bel dipinto che ritrae Isabella Colbran realizzato da Johann Baptiste Reiter negli anni trenta dell’Ottocento.
Perciò, tutti vissero felici, famosi e contenti? In effetti no, altrimenti la nostra storia finirebbe più o meno a questo punto.
Nel settembre 1829 i coniugi Rossini tornarono a Castenaso da Parigi, dalla quale arrivarono due mesi dopo oggetti e arredi. Isabella fu lieta di riprendere possesso delle tante belle cose raccolte nella casa di Boulevard Montmartre, tuttavia il ritorno a Castenaso segnò la conclusione dei suoi spostamenti per motivi di salute.
A quel punto, i due cominciarono a condurre vite separate. Isabella rimase a Castenaso, dove si dedicò a spese forsennate per rendere la villa sfarzosa come quella di Parigi a dispetto del marito e di suo padre, che amministrava la borsa di casa e che scrisse al figlio: "Voi conoscete abbastanza più di me il naturale della vostra signora: essa è tutta grandezza nel suo pensare e io sono piccolissimo nel mio. Ad essa piace scialacquare e far godere li suoi adulatori e a me piace godere la mia tranquillità".
Gioacchino invece ripartì per Parigi, dove nel 1834 conobbe Olympe Pélissier, modella e cortigiana francese che diventerà la sua seconda moglie.
Dopo la separazione nel 1837, Isabella visse sola nella villa di Castenaso fino alla morte, il 6 ottobre 1845, all'età di sessant'anni.
La villa rimase chiusa fino al 18 marzo 1851, quando Rossini la vendette ai fratelli Giuseppe e
Rinaldo Fagnoli. La figlia di Rinaldo, Maria Vittoria, sposò Arnolfo Ottavio Ceresa di Bonvillaret, militare pluripremiato e che nella villa si spense il 22 agosto 1911.
Dal 1921 la residenza fu oggetto di diversi passaggi di proprietà: prima passò ai fratelli Alessandro Bindo Rimini e Umberto Rimini, poi nel 1923 all’avvocato Guido Flessi, nel 1924 alla Contessa Camilla Marchisio vedova Galateri, nel 1926 all’avvocato Antonio Cavicchioni ed infine, dal 10 aprile 1941, ad Alberto Buriani, a quel tempo presidente della società sportiva Virtus.
Non sappiamo se le nuove proprietà misero lo stesso impegno di Isabella nella manutenzione della tenuta, ma abbiamo prova che il 7 aprile 1943 il Ministero della Educazione Nazionale Direzione Generale delle Arti dichiarò la villa ed il parco di interesse artistico e storico e come tale la vincolò alla legge sulla protezione delle Bellezze Naturali e Panoramiche.
Pertanto, la residenza doveva ancora avere un certo valore quando la sua magnificenza venne spazzata via nel 1944 da un bombardamento. Sembra fosse diventata sede di un comando trasmissioni tedesco, tuttavia le fonti sulla data effettiva del bombardamento non sono concordi: secondo alcuni avvenne il 12 febbraio 1944, secondo altri il 7 aprile 1944, stando ad altri ancora il 18 aprile 1945.
Quel che è certo è che tutto o quasi andò perduto nel fuoco: gli arredi, le decorazioni, i dipinti, gli strumenti musicali. Del pianoforte di Johan Fritz poté essere recuperato solo il leggio, oggi conservato nella Casa Museo dedicata a Rossini del musicologo e collezionista Sergio Ragni.
La moglie del Buriani, deceduto nel dicembre 1945, fece richiesta dei danni di guerra per la ricostruzione alla quale, dopo un'ulteriore lettera nel 1950 al Sindaco di Castenaso, nessuno diede seguito.
La villa, con i suoi splendori, era ormai un lontano sogno, impossibile da ricostruire e oggi non si conosce la proprietà di ciò che ne resta.
Rientro a casa praticamente trasportata dal vento, mentre le nuvole si addensano nel cielo e un temporale è in arrivo.
Ho esplorato un luogo quasi deserto, eppure la storia della villa, popolata un tempo da personaggi importanti dell'arte e della cultura, è come l'eco dei fasti di un passato che ancora risuona nel territorio.
Adesso un po' sorrido: è la prima volta che nel raccontare una storia straordinaria non mi sono limitata a quanto mi ha suggerito lo sguardo, ma mi sono affidata anche all'ascolto.
Bibliografia, link, documenti e altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- Castenaso e dintorni: frammenti inediti di storia locale – interessantissimo dossier a cura di Fabio Chiodini dedicato al Santuario ed al culto della Madonna del Pilar, al matrimonio tra Gioacchino Rossini e Isabella Colbran ed alla villa di Castenaso (18 ottobre 2018)
- La villa di Castenaso. Inediti sulla proprietà - ricerca di Luigi Verdi pubblicata su "Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica", a cura di J. Bentini e P. Mioli - Bologna, Pendragon (2018)
- Rossini & Napoli: di questa luce un raggio, a cura di Antonio Caroccia - Francesco Cotticelli, Paologiovanni Maione, Napoli - Edizioni San Pietro a Majella, 2020 – capitolo “Strumenti a tastiera per un pianista di 'quarta classe'” pagg. 224/226
- L'esilio di Isabella Colbran – 1837-1845 – tratto da storiaememoriadibologna.it
- 15 marzo 1822 - Gioachino Rossini sposa Isabella Colbran- tratto da bibliotecasalaborsa.it
- Gli amori di Gioachino – articolo di Mirella Golinelli su omnismagazine.com (18 aprile 2022)
- Il buen retiro di Gioacchino Rossini a Bologna, ecco quel che resta della sua villa divorata da un incendio – articolo a cura di BolognaToday (23 luglio 2021)
- Isabella Colbran su Wikipedia
- Villa Fagnoli di Castenaso – Catalogo Generale dei Beni Culturali
- La villa perduta del grande compositore Gioacchino Rossini – da BolognArt.com (05 Gennaio 2022)
- Villa Rossini – Colbran da Castenaso Welcome
- Vuoi diventare la signora Rossini? - tratto da “Passeggiate bolognesi di Filippo e Fabio Raffaelli – Newton Compton Editori (2006) - pagg. 276-277








