Borgate ed altri itinerari

Raveda di Poggio Renatico ed il territorio circostante: di qua e di là dal Riolo

E' un caldo pomeriggio di maggio. Scendo dall'auto e mi guardo attorno. Mi trovo a Raveda, piccola e tranquilla frazione di Poggio Renatico (FE). Sono venuta qui attirata dalla presenza di una chiesina e di un palazzo padronale, oggi entrambi abbandonati, del quale voglio scoprire la storia. Quello che ancora non so è che su questa località e su ciò che la circonda c'è molto altro da scoprire.

 

Oratorio Madonna della Neve RavedaRaveda, in epoche antiche, era prevalentemente paludosa. Diventò poi zona agricola in seguito alle opere di bonifica eseguite nei secoli. Forse questa è la ragione per la quale già nel 1500 veniva definita come un paradiso terrestre, probabilmente ad indicare i suoi terreni fertili.

Chiesa di Raveda, foto d'epocaNel XVIII secolo la Tenuta di Raveda, con la sua impresa, divenne proprietà del cardinale Pompeo Aldrovandi. Il cardinale la rilevò dai Piatesi attraverso un'abile scaltrezza affaristica, impegnandosi, in cambio della cessione di metà dei terreni della Valle di Raveda, a liberare quelle terre dalle acque che costantemente la invadevano. L'Aldrovandi, come ho già scritto in altri articoli, era un politicante ed affarista, un uomo dalle mille risorse deciso a fare di tutto pur di estendere il suo potere acquisendo proprietà. Il suo grande sogno era riunire i suoi possedimenti in una vasta tenuta unitaria compresa tra le possessioni Sampieri, la riva destra del Reno, la via Giovecca (confinanti Isolani, Malvezzi e altri), la Torre Verga e le Valli di Raveda, per spingersi oltre, verso il Riolo e lo Scorsuro. Per realizzarlo ci vollero tempo, abili manovre e molta capacità di persuasione.
Le terre di Raveda vennero vendute dagli eredi dell'Aldrovandi nel 1803, fondamentalmente “per fare cassa”. I passaggi immediatamente successivi non sono noti, ma sappiamo che attualmente sia la tenuta che i terreni circostanti appartengono all'Azienda Agricola Genagricola, nata nel 1851 come investimento nel settore agricolo di Assicurazioni Generali.

Mappa del 1734La Tenuta di Raveda è composta da un piccolo agglomerato di case e fienili agricoli, dal palazzo padronale, da un’osteria e dall'oratorio dedicato alla venerazione della Madonna della Neve.

Territorio di Raveda visto dall'altoSi tratta di una riproduzione romanica eseguita nel 1900 dall'Architetto Luigi Gulli di Bologna, che oggi sorge dove prima si trovava un oratorio risalente al XVI secolo. I costi sostenuti dall'Aldrovandi nel periodo di possesso della tenuta per il nuovo tetto dimostrano che nei secoli passati questo era luogo di aggregazione di una comunità agricola che qui esisteva da tempo.

Tenuta di Raveda, Poggio RenaticoLo stato attuale di degrado della tenuta e degli edifici annessi, suggerisce come la sua importanza nel corso del tempo sia gradualmente diminuita fino al totale abbandono.

 

La storia più recente del luogo ci racconta di un territorio costituito da poche case agricole, i cui abitanti trovavano però in questa tenuta pochi ma essenziali servizi.

Scuola di Raveda nel 1940, Poggio RenaticoL'Osteria Raveda, conosciuta da tutti come “Il piccolo Ranch”, era un'attività che richiamava un sacco di persone da ogni dove. Quando l'oratorio era ancora aperto al culto vi si celebravano anche matrimoni. Quindi, il locale era particolarmente comodo per i banchetti. All'angolo dell'edificio ci sono due porte, che un tempo erano gli accessi ad una bottega artigiana (forse un calzolaio) e ad un “negozietto” che vendeva praticamente di tutto. L'osteria ha chiuso definitivamente i battenti nella Pasqua del 2012 per una crisi che evidentemente era cominciata già ben prima del terremoto.

1759, Proprietà degli Aldrovandi nella zona di Mirabello poco dopo la morte del Cardinale PompeoL'oratorio è affiancato da un altro edificio che un tempo era una scuola rurale. La foto qui pubblicata risale al 1940 e ritrae le classi di prima, seconda e terza elementare della scuola di Raveda, in posa con le loro divise, proprio dinanzi all'edificio scolastico. Oltre agli alunni si vedono il canonico, la maestra Silieri e la bidella Maria. Tutto questo ci riporta ai tempi in cui era prima di tutto la parrocchia locale a curare l'educazione dei bambini.

Alla chiesa era annesso un altro edificio, probabilmente la canonica, forse demolito perché pericolante e non più utilizzato. Fino agli anni '90 venivano organizzate processioni che portavano a questo oratorio e nel giardino antistante si organizzavano tavolate per accogliere grandi e piccini a pranzo. Era un modo per unire la comunità.
Poi questa campagna, un tempo tanto frequentata, ha cominciato a svuotarsi. Le persone si sono spostate verso centri urbani più serviti, meno isolati, e con maggiori comodità.

Sosto un attimo all'ombra di una delle alte robinie che circondano la chiesa. Il silenzio è interrotto unicamente dal canto delle cicale, l'erba alta si muove al soffio di una brezza ormai estiva.

Palazzo padronale di Raveda, Poggio RenaticoOltre l'osteria il grande palazzo padronale è ormai da tempo inaccessibile, esattamente come la sua storia. Immagino fosse la residenza utilizzata dai possidenti terrieri per sovrintendere alle attività agricole della tenuta, ma i suoi “segreti” rimangono nascosti dietro ad una porta chiusa.


Allontanandomi dalla tenuta e guardandomi attorno, mi accorgo che c'è ancora molto altro da osservare. Su queste terre appartenute all'Aldrovandi nel XVIII secolo sorgono una serie di case coloniche molto più antiche che il cardinale pensò bene di ampliare ed utilizzare come centri di produzione agricola. La più vicina alla Tenuta di Raveda, prende il nome dalla vicinanza al Riolo, che ci separa da essa. Insieme alla casa “Riolo”, troviamo la Boscona, S. Filippo, S. Valentino, per fare un esempio. Le denominazioni delle case derivavano dai patronimici della famiglia proprietaria, dai santi protettori oppure dalle caratteristiche del territorio. Queste abitazioni accoglievano la vita di intere generazioni, al punto che non era raro che la stessa famiglia abitasse nel podere per oltre un secolo. Tutte queste case sono inoltre accomunate da alcune particolarità architettoniche in parte ancora visibili tutt'oggi. Sulla porta di accesso della maggior parte di esse si trova ancora l'arma della famiglia Aldrovandi.

Tenuta RioloQueste tenute sono appartenute ai Sessa, proprietari tutt'oggi del Palazzo di Mirabello ed alcune di esse vennero vendute nel primo trentennio del '900.

E' stato probabilmente l'ultimo atto dello smembramento del grande “impero” creato dal Cardinale Pompeo Aldrovandi nel territorio.

 

La Boscona di MirabelloNel 2012 queste terre furono pesantemente colpite. Nella notte del 20 maggio, le violente scosse del terremoto provocarono gravi danni ad abitazioni, attività, terreni. Gli abitanti della zona di Raveda raccontano di avere sentito il boato provenire da Mirabello e di avere visto nella notte l'onda del sisma attraversare i campi coltivati, innalzandoli e distruggendo tutto quello che incontravano. La casa “Riolo” si spezzò in due, fortunatamente solo dopo che gli abitanti ne erano usciti. La ricostruzione non è stata semplice ed ancora oggi, attraversando il territorio, potrete osservare numerosi edifici, anche di culto, tuttora inagibili. Per altri, purtroppo, non c'è stato nulla da fare.

 

Stemma Famiglia AldrovandiC'è un grande frutteto di fianco alla tenuta “Riolo”. Poco distante, si trova un boschetto spontaneo con numerose specie arboree: pioppi cipressini, viti, querce, fichi e noci dalle foglie enormi. Un intricatissimo quanto scenografico glicine si arrampica lungo un travetto in cemento: è un rampicante affascinante, ma anche crudele, poiché è in grado di stritolare “l'ospite” fino a farlo morire. Per tale ragione, si cerca sempre di farlo “maritare” solo con elementi in metallo o cemento, come cancelli e pergolati.
Questa vegetazione è straordinariamente rigogliosa perché cresciuta all'ombra, quindi in presenza di maggiore umidità e nutrimento idrico, e su terreno sabbioso, definito anche “terra dolce”. A differenza del terreno argilloso o “terra dura”, nel terreno sabbioso le specie arboree riescono a sviluppare un miglior apparato radicale e sono in grado di trarre maggiore nutrimento.

 

Bosco selvatico RavedaUna volta fuori dal bosco, il sole è già al tramonto. La luce calda dei suoi raggi illumina dolcemente il frutteto, la casa Riolo, la chiesina di Raveda. In questa atmosfera di tranquillità, anche il Riolo sembra scorrere più lentamente. Chissà, forse c'è un momento della giornata nel quale tutte le cose devono necessariamente rallentare il loro ritmo. Ed anche la campagna attorno a Raveda, con la sua infinita varietà di colori e profumi, si prepara alla sera in arrivo.

Sulla strada del ritorno non sono sola: le immagini e le storie del luogo mi accompagnano e lo faranno per sempre. Sento che mi sono state affidate e sono onorata di trasmetterle a quanti, come me, pensano che la condivisione sia fondamentale per difendere queste terre dall'oblio che costantemente le minaccia.

 

Bibliografia, documenti, testimonianze ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo: