I cancelli di Villa Salina di Castel Maggiore sono aperti. Cammino nel vialetto affascinata, osservando le piante secolari del meraviglioso parco antistante la residenza. Per anni ci sono passata davanti desiderando visitarla e oggi finalmente questo desiderio si avvera.

 

Villa Salina Castel MaggioreLa splendida dimora, costruita nel XVI secolo dalla famiglia Dainesi, si trova alla periferia nord di Bologna, a circa due chilometri da Castel Maggiore, in località I° Maggio, allora denominata Ronco di Corticella.

Gaetano Atti nel 1847 scrisse: "Era prima degli abbellimenti ed ingrandimenti apportati dal Cavalier Luigi Salina una casetta rurale di non grandi dimensioni. Confinava ad oriente con la via pubblica, nell'edificio si trovava una comoda abitazione per il proprietario, c'era la stalla e la rimessa e, per il colono, l'abitazione, la stalla, il fienile, forno ed aia".

 

Marcello Malpighi, illustre scienziatoEd aveva proprio questo aspetto di semplice casa rurale quando il celebre scienziato Marcello Malpighi la affittò dal 1666, per poi acquistarla nel 1682 dal Marchese Giuseppe Maria Grimaldi e Camillo Maccaferri. Questo le valse anche il nome di "Malpighiana".
Qui lo studioso trascorreva le sue vacanze estive e poneva ordine ai suoi numerosi appunti su studi botanici, biologici ed anatomici.

Alla casa si accedeva da una stradella che si immetteva sulla Galliera tramite un portone sostenuto da due pilastri, su uno dei quali era apposta una lapide con iscrizione latina nel retro: VILLAM HANC MARCELLUS MALPIGHIUS IN SUI ET SUCCESSORUM LITTERATUM OCIUM ELEGIT (Marcello Malpighi ha eletto questa villa a dimora dei suoi svaghi letterari).

 

Conte Cav. Luigi SalinaA quanto pare, però, la villa non fu solo luogo di svago, ma divenne anche la scena di una sorta di giallo. Nel 1689 fu infatti assaltata e saccheggiata da un manipolo di uomini, che Malpighi identificò come il Prof. Giovanni Girolamo Sbaraglia ed un gruppo di suoi studenti. Nella comunità scientifica, Sbaraglia e Malpighi erano rivali: il primo era un grande sostenitore della tradizione medica galenica, il secondo appoggiava le scoperte anatomiche recenti ed era un grande pioniere dell'osservazione al microscopio.

L'assalto non era motivato solo dalla rivalità professionale, ma anche da alcune dispute di tipo personale e familiare. Quella notte, gli assaltatori tormentarono e spaventarono Malpighi, danneggiando microscopi, strumenti ed oggetti della villa stessa, bruciando documenti e disegni anatomici di un certo interesse.

 

Villa Malpighi-Salina, Castel MaggioreDopo la morte di Malpighi nel 1694, la villa divenne proprietà dei Simoni, poi del Conte Seghizzi Gambalunga, poi del Conte Marchese Marc'Antonio Hercolani, il quale, nel 1762, la vendette al Signor Giovanni Antonio Salina.
I Salina provenivano dal Piemonte. In origine, si dice, erano fornai. La famiglia, a Bologna, riuscì con i suoi onesti affari, a conseguire una graduale ascesa accumulando una cospicua ricchezza e ad entrare nella nobiltà cittadina acquisendo diverse proprietà.

Villa Salina Castel MaggioreGiovanni Salina, dopo due anni, acquistò del terreno limitrofo ed impiantò una zona boscosa intorno alla villa stessa.

Ma fu il figlio, il Conte Luigi Salina, a trasformare completamente la proprietà. Luigi Salina frequentò il Seminario Arcivescovile di Bologna, dove studiò lettere italiane e latine ed in seguito filosofia. Si laureò nel 1784. Iscritto all'ordine degli avvocati, fu presidente del Tribunale d'Appello e del Collegio Legale di Bologna. Nel 1793 fu nominato docente dell'Archiginnasio. Egli viene definito "un uomo politicamente avveduto in tempi complessi", poiché visse in tempi di grandi rivolgimenti politici, quelli della rivoluzione francese e successivi di Napoleone Bonaparte, degli eserciti della coalizione austro-russa che schiacciarono quelli di Napoleone, e infine del ritorno degli austriaci anche a Bologna. Era un diplomatico e calcolatore, capace di essere a capo degli avvenimenti della città in ciascuno di questi momenti politici e per questo ricoprì importanti cariche pubbliche.

Sfinge sul cancello di Villa SalinaIl Cav. Luigi Salina pensò ad un grande progetto di riqualificazione della villa, incaricando l'architetto bolognese Vincenzo Leonardi. La casa di campagna fu alzata, ampliata ed attorniata da due fabbriche laterali, congiunte all'edificio principale con archi sormontati da piramidi che conferiscono armonia alle strutture. Fu costruita la loggia passante ed una cappella realizzata dall'architetto Luigi Marchesini, il cui interno fu abbellito da pitture di Onofrio Zanotti.

Villa Malpighi-Salina nel 1853 - incisione di G.BosiIl risultato è un complesso di grande simmetria, una struttura come quelle cinquecentesche, che abbraccia il visitatore.

All'ingresso, il portone antico fu rimosso e s'innalzarono quattro pilastri e relativi cancelli. Sui pilastri vennero poste Sfingi in riposo, modellate dallo scultore bolognese Giovanni Putti. La sfinge è stata adottata dalla massoneria nel suo carattere egiziano quale simbolo di "custodia della tomba e dei misteri che solo un iniziato può comprendere". Come tale viene spesso ritrovata come decorazione scolpita o incisa sul fronte dei templi o sull'intestazione di documenti massonici. Ci si chiede dunque se i Salina, nella loro avvedutezza, fossero massoni.

Dipinto di Barbara di Antonio Amorini Bolognini nella cappellaIl Conte Camillo Antonio Salina, figlio del Cavalier Luigi, a 24 anni sposò la marchesa Barbara di Antonio Amorini Bolognini, pittrice ed allieva del professor Pietro Fancelli, la quale dipinse il quadro per l'altare della cappella (oggi non visitabile) rappresentante immagini di santi.

 

Soffitto dipinto loggia di Villa SalinaTorniamo verso la villa per entrare all'interno. Nella loggia passante, lo sguardo sale subito allo splendido soffitto dipinto a tempera.
Questi affreschi vennero scoperti durante i lavori di ristrutturazione che la Regione Emilia-Romagna avviò a seguito dell'acquisizione della proprietà. Si trovavano nascosti sotto un soffitto di arelle e non se ne conosceva l'esistenza fino al ritrovamento. L'epoca di realizzazione non è certa, così come la motivazione del loro occultamento. Alcune indagini comparative d'archivio su dipinti a tempera coevi potrebbero fornire una datazione attendibile, ma a quanto sembra non sono state ancora eseguite, pertanto la realizzazione dell'opera rimane collocata indicativamente tra il XVII e il XVIII secolo, quindi al tempo delle proprietà Simoni, Seghizzi Gambalunga o Hercolani.

Affreschi Villa Salina Castel MaggioreTracce degli antichi affreschi che un tempo dovevano decorare anche le pareti si notano più in particolare nelle stanze attigue alla loggia. Sicuramente suggeriscono una certa predilezione dei committenti per il paesaggio e la volontà di far rappresentare, attraverso alcuni elementi simbolici, i loro piaceri.

 

Retro di Villa Salina ove era dipinto un paesaggioIl nostro viaggio dentro la villa continua sul retro. Ci fermiamo un attimo ad osservare la parete dell'edificio che affaccia sul cortile interno. A occhio nudo non si vede nulla, ma attraverso le descrizioni di G. Giordani nella "Miscellanea di Patrie Notizie" dell'Almanacco Statistico Bolognese per l'anno 1841 ed appositi strumenti di rivelazione odierni, si è scoperto che sotto lo strato di intonaco, si cela un dipinto scenografico raffigurante un bosco realizzato dallo stesso pittore ornista Zanotti ai tempi in cui la villa fu ristrutturata dai Salina. Lo stesso Giordani afferma che "cittadini e forestieri pur concorrono ad ammirare nella parete dell'interno cortile la vaga prospettiva di fresco dipinta...".
Questo ci riporta ad un tempo nel quale Bologna era tutta dipinta: numerosi palazzi della città erano decorati da affreschi dipinti sulle pareti esterne che tutti potevano ammirare. Oggi questo splendore è purtroppo scomparso, cancellato o nascosto dal passare del tempo e delle epoche.

 

NInfeo di Villa Salina di Castel MaggioreAddentrandoci nel giardino sul retro, ci fermiamo nei pressi di un complesso a fontana di tipo classico, che ricorda un Ninfeo, una sorta di "teatro d'acqua" moderno ispirato a strutture più antiche, come quelle romane. Queste realizzazioni presentavano vasche e piante acquatiche presso i quali era possibile sostare, imbandire banchetti e trascorrere momenti di svago. Spesso erano dedicati ad un dio o una dea ed erano arricchite con sculture e decorazioni classiche, come in questo caso.
Ninfeo di Villa Salina, Castel MaggioreLo stemma dei Salina presente su una delle fontane fa risalire la realizzazione dell'opera al '700. Si tratta di una particolarità del giardino della villa molto interessante e forse poco approfondita che sarebbe bello venisse maggiormente indagata in futuro.

 

La vera regina del giardino, però, si trova nella sua parte più recondita. Come se fosse possibile nasconderla: si tratta di una magnifica farnia di più di 300 anni, con un diametro del tronco superiore ai 5 metri, un'altezza di 36 metri ed una circonferenza della chioma di circa 30 metri. Farnia monumentale di Villa Malpighi-SalinaSotto la grande quercia ci sentiamo piccoli, ma protetti nello stesso tempo. Viene da chiedersi se questa quercia fosse già presente ai tempi di Malpighi, in quanto nell'Anatome Plantarum, che raccoglie gli studi botanici e zoologici di Malpighi pubblicati in due volumi dalla Royal Society di Londra nel 1675 e nel 1679, compare un'incisione di Robert White che mostra dei putti mentre incoronano tre felini con una ghirlanda di fiori mentre altri si stanno arrampicando su una grande quercia.
Incisione di Robert White, Anatome PlantarumVi sono inoltre delle analogie fra l'incisione di White e gli elementi decorativi presenti all'interno della villa: le sfingi collocate sui pilastri di ingresso (per quanto postume) o i putti dipinti nello straordinario soffitto ligneo decorato della loggia, alcuni dei quali reggono in mano rametti con foglie di quercia.

 

La nostra guida ci fornisce ancora un altro spunto di riflessione sull'influenza della famiglia Salina a Bologna e sul suo desiderio di prestigio.

Prima della sua morte, Malpighi aveva disposto che suo suo corpo venisse fatta un'autopsia per scoprire e studiare la causa della sua morte, prima della sepoltura definitiva nella Chiesa dei Santi Gregorio e Siro di Bologna.
Monumento funebre di Marcello Malpighi, Chiesa SS Gregorio e SiroIndipendentemente dalle vicissitudini legali che comportarono la sepoltura del celebre scienziato nella chiesa solo nel 1695 e meritano un ulteriore articolo (potete già leggerne qualcosa nei link che vedete in calce all'articolo), possiamo dire che le spoglie del Malpighi riposarono più o meno indisturbate nella chiesa per circa 143 anni fino a che, nel 1838, il Conte Luigi Salina, che aveva il patronato della cappella dedicata a S. Camillo nella chiesa, fece trasportare le ossa dello scienziato in un loculo nel pavimento della chiesa, dinanzi alla sua cappella. Questa operazione, probabilmente compiuta col desiderio di legare il più possibile alla famiglia Salina l'immagine del famoso scienziato, la cui presenza era ed è ancora sentita nella villa di Castel Maggiore, si rivelò a posteriori una mossa un po' azzardata, in quanto indagini compiute nel corso del '900 dimostrarono che le ossa conservate nel loculo non appartenevano a Malpighi, ma a qualche suo discendente seppellito successivamente nello stesso sepolcro.

 

"Vita, morte, misteri. Tutto si confonde in questo luogo" penso mentre mi allontano a passo lento dalla villa. Probabilmente, solo le sfingi potrebbero svelarli, ma loro, come custodi della villa, stanno lì in silenzio, immutabili ed enigmatiche, a proteggerne i segreti.

 

 

Ringraziamenti, bibliografia, documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:

 

Si ringrazia l'Associazione Ville Storiche Bolognesi e Achille Lodovisi, la nostra guida, per averci dato l'opportunità di visitare questa splendida dimora ed avercene illustrato i tesori e la storia.
www.villebolognesi.it

 

 

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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