È notte. Il temporale è appena passato e ci troviamo in un cimitero. Non uno qualunque: siamo alla Certosa di Bologna, un luogo suggestivo che custodisce storie straordinarie, scritte sulle lapidi e nei chiostri, nelle memorie dei visitatori e nelle cronache della città.

Il cimitero pubblico fu istituito nel 1801 all’interno del monastero certosino di San Girolamo, soppresso dopo l’arrivo dei francesi. La posizione era ideale: aperta, ventilata, soleggiata e vicina a un torrente. Dal 13 aprile dello stesso anno divenne obbligatorio seppellire qui i defunti, senza distinzioni di rango. I primi furono Giuseppe Sarti, fornaio di 50 anni, e Maddalena Brunini, di 53 anni. Il Chiostro III fu il primo ad accogliere le sepolture, il cui cancello di accesso fu dotato nel 1803 di grandi pilastri d’ingresso sormontati dai “piagnoni” in terracotta di Giovanni Putti. I cortei funebri si svolgevano di notte, non per ragioni mistiche ma pratiche: la camera mortuaria era lontana, presso San Rocco in via del Pratello, la mortalità era alta, e si preferiva evitare di bloccare di giorno le strade con continui funerali.

Col tempo la Certosa divenne sempre più monumentale, arricchita da artisti che ne fecero un museo a cielo aperto. Bologna, città notoriamente incline a borbottare, trovò in questo cimitero un orgoglio indiscusso. Persino Stendhal, con ironia, notò la vanità dei bolognesi per il loro camposanto: “Le tombe daranno da vivere a qualche scultore povero”. Ma non erano solo i cittadini ad apprezzarla: già nell’Ottocento la Certosa era tappa del Grand Tour.

Lord ByronLord Byron vi giunse nel 1819, spinto dall’amore per Teresa Gamba Guiccioli, di Ravenna. Raccontò l’incontro con il custode Brasa, che gli mostrò teschi di personaggi illustri come fossero reliquie, ricordandogli il becchino di Amleto. Per lungo tempo si credette a una fantasia del poeta, finché Giuseppe Sacchi non confermò episodi simili: a lui venne mostrato addirittura il cranio annerito di Guido Reni, tanto da commuoverlo fino alle lacrime. E in effetti, nel 1932, furono ritrovati nella Sala degli Uomini Illustri i resti cranici di Reni, Giuseppe Dal Sole e Ferdinando Marsili, riconosciuti da fascette con i loro nomi. Oggi quello di Dal Sole è ancora custodito alla Certosa.

Non tutte le storie sono solenni. Alcune sono vere e proprie “cronache rosa”. Il 19 agosto 1909 Il Resto del Carlino raccontò di un giovane prete, elegante ma distratto dalla vocazione, sorpreso a baciarsi con una signora tra i chiostri, mentre la figlia di lei saltellava per proprio conto. A sorprenderli, fu una guardia municipale travestita da muratore. La scena finì con i fischi dei muratori e dei becchini rivolti al prete: anche nei luoghi del silenzio, la vita trova i suoi imprevisti.

Monumento Pallavicini-CenturioniIl percorso ci porta poi nella Sala del Colombario, progettata nel 1833 da Luigi Marchesini, dove il monumento Pallavicini-Centurioni domina la scena con simboli che fondono cristianesimo e antiche civiltà: sarcofagi squadrati e arrotondati per marito e moglie, un angelo che vola stringendo un ramo d’ulivo, una stella in fronte come segno di gloria immortale, serpenti Urobori a ricordare l’eternità. Simboli che ancora oggi, in forme nuove, parlano di fama e memoria.

Nella stessa sala riposa Olindo Guerrini, amico di Carducci ma poeta irriverente, che sotto lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti compose versi crudi e ironici come Il canto dell’odio, un inno alla vendetta d’amore scritto con realismo spietato. Lontano dalla retorica, Guerrini preferiva la vita vera, anche nella sua parte più sgradevole.

Chiostro VII Certosa BolognaLasciata la sua tomba, raggiungiamo il Chiostro VII, chiamato Giardino di Marmo, elegante cornice per tombe di commercianti e famiglie illustri. Qui, nelle notti estive, il matematico Giuseppe Barilli, detto Quirico Filopanti, studiava il fenomeno dei fuochi fatui. Una volta fu preso in giro dal custode Marcellino Sibaud, che con una lanterna accesa lo fece correre a lungo tra le tombe credendo ad un fenomeno naturale. Sibaud non era solo burlone: con le sue cronache e relazioni al Comune lasciò testimonianze preziose sulla vita della Certosa, dai delitti alle dispute, fino ai reperti etruschi di Felsina che fu tra i primi a raccogliere.

Nella Galleria degli Angeli ci sorprende il monumento a Raffaele Bisteghi, scolpito da Enrico Barberi. L’angelo che veglia sul letto di morte dell’uomo preannuncia lo stile liberty, mentre il destino di questo noto benefattore pubblico è tristemente moderno: fu la prima vittima di un tram a Bologna, travolto nel 1881 in via Santo Stefano. La tragedia aprì il dibattito sulla sicurezza dei tram a cavalli, simbolo di progresso ma anche di rischio.

Monumento Raffaele Bisteghi, Certosa di BolognaDal Campo Nuovo, volgendo lo sguardo verso il colle, si scorge il Santuario di San Luca. Qui risuonano i versi di Carducci in Fuori alla Certosa di Bologna, dove i morti invitano i vivi ad amarsi finché hanno tempo: la vita passa, solo l’amore resta. Per lui, materialista convinto, non c’era nulla dopo la morte se non freddo e silenzio.

Non tutti però vedevano la Certosa come un luogo di quiete. Nel 1860 Enrico Bottrigari raccontò dell’arresto di un caporale del Genio sorpreso a dissotterrare cadaveri per spogliarli. Giustificò l’atto dicendo che gli servivano i cenci per fasciarsi i piedi, poi sostenne di avere una missione segreta. La sua avventura si concluse con una fucilata del custode che lo ferì alla mano.

Lapide Raffaele MazzoliAccanto alle cronache ufficiali, c’erano anche le vicende quotidiane dei dipendenti che vivevano negli alloggi all’interno del cimitero, con botteghe e persino una cantina, considerata il loro bar. Non mancarono polemiche: nel 1844 Sibaud denunciò il gestore, tal Tonelli, accusato di vendere vino scadente e di tollerare comportamenti poco decorosi delle figlie. Le lettere al Comune mostrano quanto la Certosa fosse una comunità viva, con problemi e conflitti come in ogni quartiere cittadino.

Ma la storia più drammatica resta quella di Raffaele Mazzoli, primo custode-dimostratore della Certosa, ucciso barbaramente nel 1828 dai fratelli Perucchi per aver giudicato difettosa la copertura della Sala del Pantheon. Gli assassini fuggirono all’estero e non furono mai catturati. Il terremoto del 2012 confermò che Mazzoli aveva ragione: il tetto del Pantheon rischiava davvero di crollare. Una verità arrivata con due secoli di ritardo.

Campo Nuovo, Certosa di BolognaE così, dopo tante storie, il percorso notturno alla Certosa si chiude. Tornati al Cortile della Chiesa, tra pozzanghere che riflettono le luci di San Luca, viene naturale pensare che questo cimitero non sia solo un luogo di fine. Qui i secoli si intrecciano, le cronache minori affiancano le grandi storie, le voci dei poeti risuonano accanto agli scherzi dei custodi e alle passioni segrete dei visitatori. In fondo, la Certosa di Bologna è un paradosso: un luogo dei morti che continua a raccontare la vita, forse uno dei più vivi che esistano.

 

Bibliografia, link ed altri documenti utili alla scrittura dell'articolo:

  • L'articolo è stato redatto con le informazioni raccolte durante la partecipazione alla visita guidata "Certosa Dark", organizzata da "Emilia Romagna Segreta".

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

Copyright e diritti d'autore

Sono l'autrice di tutti i contenuti presenti in questo blog, eccetto alcune immagini delle quali è citata la provenienza e/o l'autore.
Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione e l'utilizzo di testi e immagini presenti nel sito, salvo espressa autorizzazione da richiedersi attraverso il modulo Contatti.

Newsletter