La Tenuta Arpinati di Malacappa: tra terra e acqua
"Quando eravamo piccoli, costruimmo una zattera, fatta a regola d'arte. Poi ci imbarcammo sul fiume e lo percorremmo per un po'. Ma ad un certo punto ci arenammo sulla sponda. La nostra avventura di navigazione sul fiume finì presto, ma noi eravamo pieni di idee e di avventure ne vivemmo tante altre" mi ha detto Susanna Cantamessa Arpinati alla conclusione del nostro giro nella sua tenuta. Per Susanna questo luogo è molto importante ed ogni angolo è un ricordo, di bambina o di ragazza, qualcosa del quale avere cura e rispetto.
La storia della Tenuta Arpinati comincia in un tempo lontano da qui e prima di parlarne occorre analizzare il territorio nel quale si inserisce.
La tenuta si trova a Malacappa, un piccolo borgo tra Argelato e Trebbo, nella golena del fiume Reno, raggiungibile attraverso la via Lame.
Questo luogo, in particolar modo nei secoli passati, era considerato in una posizione strategica poiché poteva godere di due vie di comunicazione, quella di terra (via Lame) e quella d'acqua (il Reno).
A differenza di altri centri abitati, solitamente formatisi attorno ad un castello o borgo fortificato oppure lungo una strada principale, Malacappa sembra essersi sviluppata primariamente dal complesso di villa padronale ed avere subìto modificazioni e trasformazioni nel corso dei secoli. Diversi documenti (passaggi di proprietà , mappe, iscrizioni, etc.) dimostrano come fosse già esistente in zona un terreno denominato "Vignale Malacape" nel 1271, documentano la presenza dell'osteria nel 1665, della fabbreria nel 1762 (qualificando Malacappa come importante punto di scambio commerciale, con un ristoro per i viandanti, dove si ferravano i cavalli o se ne effettuava il cambio), dell'oratorio dedicato alla Madonna di Loreto, eretto nel 1597, ristrutturato nel 1769 ed ancora presente nel 1811 ed intorno al 1850. Uno sviluppo, quello della tenuta e di Malacappa, che va di pari passo con i suoi proprietari. Nel 1831 comincia a costituirsi il borghetto di case per salariati e nella tenuta compaiono due edifici in più. Tra il 1860 ed il 1911 gli argini vengono alzati e parte dei piani terra della borgata diventano interrati o seminterrati. Si costituisce la via/piazza caratteristica. Proprietari di quel periodo sono i Minelli, che hanno anche altri possedimenti nei dintorni. Sul terreno esiste una casa colonica circondata dai fabbricati annessi e dallo stesso oratorio. Si deve probabilmente a loro la costruzione della fabbrica del tabacco. Nel 1918 la proprietà di Malacappa passa ai Bersani, che si occupavano di allevare cavalli da corsa e trasformarono la tenuta a questo scopo. Costruirono delle scuderie modernissime, crearono il galoppatoio (una pista per l'allenamento dei cavalli il cui tracciato è ancora visibile tutt'oggi), continuarono la coltivazione del tabacco ed introdussero i primi frutteti.
Ma i Bersani oltre alla funzionalità , tenevano molto all'estetica ed al decoro. Emblematiche in tal senso sono alcune opere tuttora presenti nella tenuta. I Bersani ristrutturarono l'oratorio e trasformarono la casa colonica in villa.
Nel 1920, per volere di Maria Bersani (donna di indubbio buon gusto) innalzarono il belvedere sul fiume, un'elegante costruzione in stile Liberty sulla quale, come mi ha confidato Susanna, immancabilmente hanno preso forma moltissime fantasie romantiche. "Venivo qui a sospirare" mi ha detto e la comprendo, dal momento che l'atmosfera poetica di questa costruzione è così palpabile che il regista Pupi Avati, nel 1982, l'ha scelta come ambientazione per alcune scene del film "Dancing Paradise".
I Bersani costruirono inoltre una casa per salariati dallo stile decisamente "vezzoso", che sembra uscita da un libro di favole. Susanna la chiama la "Casa dei sette nani" e ricorda che spesso da bambini si facevano largo dalla scalinata di accesso per andare a giocare all'interno. Coi Bersani nasce la "Malacappa autonoma", nella quale la forza lavoro si accentra attorno alla villa ed ai suoi servizi. Vengono costruite le case per salariati di fronte all'osteria, le costruzioni merlate che fungono da cantine, pollai, legnaia, che aggiungendosi a quelle già esistenti cominciano a formare il nucleo abitato. La Malacappa di quel periodo richiama persone dalla campagna e dai paesi vicini. Viene persino costruito un teatro in legno nel cuore delle abitazioni popolari, per mettere in scena drammi e commedie dialettali. Mantenere però un'azienda così articolata dal punto di vista sociale e dall'equilibrio così delicato non fu possibile per sempre, tanto più che i Bersani spesero tutte le loro fortune e si trovarono costretti a vendere.Â
Fu Leandro Arpinati, nel 1932, ad acquisire la tenuta e a dare il via alla nuova stagione di vitalità di Malacappa. Romagnolo, ex podestà di Bologna e sottosegretario agli interni del governo Mussolini fino al 1933.
Era un uomo dalla volontà di ferro, molto intelligente, un instancabile lavoratore, ma soprattutto con una preparazione culturale e didattica di gran lunga superiore a quella dei normali proprietari terrieri. A differenza infatti di questi ultimi, che puntavano tutto sullo sfruttamento del lavoro bracciantile e sulla mezzadria, lui puntò tutto sull'innovazione e sulla funzionalità Aggiunse alla tenuta molte costruzioni - la pulcinaia, la gallinaia, la conigliera, la porcilaia, canili e pollai per il borgo, una casa per il fattore – e ne adattò alcune preesistenti ad abitazione o ad altre funzioni, come la fabbrica del tabacco, già in disuso da anni, che trasformò in parte in fienile. Sfruttando la presenza del fiume, introdusse e costruì un sistema di irrigazione che portava acqua dal fiume ai campi, così efficace che gli ortaggi di Malacappa erano conosciuti in tutta la provincia bolognese e modenese.
"L'allevamento dei conigli ed in particolare quelli d'angora occupò un buon numero di ragazze che li accudivano, pettinando ogni mattina i lunghi e morbidi peli che poi, in uno stanzone della vecchia fabbrica del tabacco, altrettante donne filavano" scrive Giancarla Cantamessa Arpinati (figlia di Leandro) nel 1968.
La porcilaia venne costruita con una innovativa vasca per il lavaggio periodico dei maiali. La tenuta modello accoglie e dà lavoro a centinaia di persone, tutte in regola (la famiglia conserva ancora i libretti di lavoro dei salariati). La villa, con l'ampio parco circostante ed il belvedere, diventò il fulcro di conversazioni e momenti di piacere con amici e parenti. Arpinati, oltre alle colture agricole, si dedicò con particolare amore alla cura del giardino: coltivava delle rose che vendeva a Romanò, uno dei fiorai più famosi di Bologna, ed inoltre si prese cura di tutte le specie arboree presenti nella tenuta, tra le quali anche querce secolari.
Negli anni della guerra sia la tenuta che Malacappa diventarono il rifugio sicuro, oltre che per tutta la famiglia, per amici e conoscenti, che arrivano da Bologna e dalla Romagna. Arpinati offrì a tutti protezione e sostentamento, specie da quando cominciarono i bombardamenti degli Alleati su Bologna. Con la sua morte il 22 aprile 1945, avvenuta per mano di sei membri di una brigata partigiana comunista, la sopravvivenza della tenuta venne messa a dura prova. La casa venne più volte depredata dei suoi averi, la biblioteca verrà svuotata di quasi tutto il sapere sul quale Arpinati aveva lavorato una vita. La famiglia venne isolata e umiliata da parte della comunità e della società del tempo.
L'orto, che negli anni precedenti aveva reso tanto e dato tanto lavoro alla gente della borgata ma anche a quella dei dintorni, a guerra finita fu danneggiato dagli scioperi. "Ricordo quel periodo di scioperi" scrive Giancarla nel 1968 "Ricordo la gente che stava intorno ai campi ed alla nostra casa, armata di forcali e di minacce, attenta che nessuno che non fosse della famiglia raccogliesse i prodotti o desse da mangiare e da bere alle bestie nelle stalle". Negli anni successivi, fu difficile portare avanti la tenuta senza ricorrere alla vendita di porzioni di terreno ed abitazioni. Nel 1953, le case dei salariati di Malacappa vennero vendute a chi le abitava. Negli anni '60 la fabbrica del tabacco venne concessa in uso gratuito ad un'azienda che produceva lettini, a patto che la manutenessero. "Le costruzioni crollano quando non vengono scaldate, occupate, utilizzate" mi ha detto Susanna rivolta all'immenso stabile. Oggi Susanna, nipote di Leandro Arpinati, che abita nella tenuta dal 1990, si sta adoperando per mantenere l'atmosfera d'altri tempi che i nonni hanno creato, consapevole del fatto che l'anima ed il cuore di Malacappa risiedono proprio nella sua tenuta.
Susanna, che come la madre ha da sempre un amore spassionato per gli animali, non punta sul loro sfruttamento per portare avanti la tenuta e questo limita le possibilità di guadagno, ma del resto una casa è di chi la abita e molto spesso guadagno e valori possono non coincidere. Saliamo sull'argine insieme: davanti a noi c'è un grande campo coltivato, dietro la cavedagna e la fabbrica del tabacco, illuminate dall'ultimo sole della giornata.
Penso alle innumerevoli storie conservate per sempre nel cuore della tenuta e di Malacappa ed ho il timore che tutto questo fra meno di un secolo rischi di sparire per sempre senza un'adeguata riqualificazione che tenga conto del valore storico e naturalistico di questo luogo. Confido che il tempo porti qui ancora una volta persone capaci, volenterose e determinate che ne comprendano l'unicità e si adoperino per valorizzare, tutelare e proteggere il grande patrimonio culturale, naturale e storico che qui a Malacappa, tra terra e acqua, vive e respira.
Bibliografia, testimonianze e documenti utili alla scrittura dell'articolo:
- Un ringraziamento a Susanna Cantamessa Arpinati per la disponibilità nel mostrarmi la tenuta, nel raccontarmene la storia ed i suoi ricordi.
- Tesi di laurea di Letizia Cremonini dal titolo "Malacappa, un antico borgo sul fiume Reno da riqualificare" – Università degli Atudi di Ferrara - Facoltà di Architettura – A.S. 2006-2007: "è il documento dal quale sono tratte la maggior parte delle informazioni riportate in questo articolo.
- "Le stagioni di Malacappa" – Articolo di Magda Barbieri su Il Resto del Carlino Bologna provincia di giovedì 23 aprile 1987 - "Arpinati mio padre" – Giancarla Cantamessa Arpinati – Casa editrice Il Sagittario, 1968
- Le immagini storiche sono tratte dalla pubblicazione "Malacappa: il borgo e la sua gente tra Ottocento e Novecento" (2002).
Quelle attuali sono state scattate da me durante le mie visite alla tenuta. La foto di presentazione dell'articolo è di Claudio Pedrazzi.