E' mattina presto e la campagna è silenziosa. Avanzo lentamente sulla lunga strada bianca che conduce alla tenuta, ammirando il grande frutteto alla mia destra. Palazzo Minelli non lo vedi subito: non si trova alla fine di un lungo viale alberato e non ti accoglie con ampi e curati giardini come nella maggior parte delle ville del suo tempo, ma proprio per questa struttura è particolarmente affascinante.

Palazzo Minelli a Bagno di PianoIl complesso è caratterizzato da una grande corte rettangolare, racchiusa da edifici perimetrali (di particolare interesse la torretta e la cappella) e da alte mura, da un doppio accesso mediante cancelli coperti collegati da una strada centrale.
Tutto attorno, si trovano vasti terreni, in parte utilizzati a prato, in parte a colture e poco più in là l'argine del fiume Reno.
Un'architettura rurale davvero insolita per le nostre campagne bolognesi, che custodisce e racchiude in sé una singolare storia.

L'aspetto attuale del Palazzo Minelli e della tenuta è il risultato di una evoluzione lunga quasi 300 anni. Le prime notizie si hanno nel XVI secolo, quando la nobile ed antica famiglia dei Bonfigli acquistò diversi terreni in Bagno di Piano. Un disegno di Egnazio Danti del 1578 ci mostra l'immagine più antica del palazzo, completamente diversa dall'attuale: un edificio di due piani, con copertura a due ampi spioventi ed un ingresso a portale architravato, sormontato da una torre colombaia. Una mappa del perito Azzoguidi del 1684 ci mostra invece il complesso costituito da vari edifici e già circondato da una cortina di mura, senza dimenticare di documentare ancora la presenza di un edificio con una "Colombara".

Oratorio di Palazzo MinelliLa perizia ci consente di vedere come si articolava il complesso circa tre secoli fa: a sud si trovava una bassa e lunga costruzione porticata abitata dai braccianti, a nord-est la residenza padronale su due piani e munita di loggia passante, a est erano collocati altri edifici di servizio, come le stalle. Le ragioni della struttura architettonica così particolare di Palazzo Minelli sono da ricercare nel testamento di Paolo Bonfigli.
Unico figlio maschio della famiglia, morto senza eredi, decise di lasciare, oltre ad altri beni, il "palazzo nobile e possessione" di Bagno di Piano alle Monache di S. Maria degli Angeli ove erano entrate da tempo le sorelle e la madre. Da quel momento, il complesso di Bagno di Piano divenne residenza estiva delle religiose bolognesi.

Veduta di Palazzo MinelliQuesto spiega il perché della costruzione di un'alta cinta muraria oltre alla trasformazione delle strutture preesistenti. E' interessante notare come, oltre all'amministrazione dei beni e degli interessi agricoli in zona, l'ordine religioso si occupasse anche della manutenzione dei canali di scolo. I numerosi fondi dovevano essere infatti riparati dal fiume Reno e dal condotto Dosolo. La ricchezza ed il benessere dell'istituzione monastica durarono fino al 1799, quando l'ordine fu soppresso a seguito delle leggi napoleoniche, le sue proprietà confiscate e rivendute intorno al 1820 ai Masetti e successivamente, per matrimonio di una discendente di questi, ai Minelli, attuali proprietari.

Come per altre tenute e possessioni nel territorio, la presenza del fiume Reno ha esercitato una notevole influenza sulla conduzione del complesso. Osservando infatti le vecchie cartografie del territorio, si nota che il complesso Minelli risulta collocato sul prolungamento di un antichissimo percorso che partendo dal territorio persicetano portava ad attraversare il fiume Reno nel punto in cui questo disegnava una grande ansa verso est. In questo punto, c'era il "Passo Suore" (poi "Minelli"), dove i barcaioli costituivano l'unico tramite tra una riva e l'altra del fiume.

Palazzo Minelli internoEcco perché tra il 1882 ed 1887 venne attuata quella che può essere definita una delle più importanti opere di ingegneria idraulica del secolo: il taglio della "volta", cioè il raddrizzamento del corso del fiume che per circa ottocento anni aveva diviso il territorio di Castel D'Argile da quello di Bagno di Piano. L'opera comportò diversi espropri, lo spostamento della "stazione" dei barcaioli, la costruzione di nuovi ponti e l'improvvisa nuova posizione del complesso Minelli e di buona parte del territorio di Bagno di Piano sulla destra del fiume Reno anziché sulla sinistra.

L'aspetto attuale di Palazzo Minelli rispecchia abbastanza fedelmente quello che aveva nel XVII secolo. La folta copertura di rampicanti che avvolge parte degli edifici della corte e la bella torre sormontata da una campanella per le comunicazioni con gli agricoltori della zona, conferiscono ancora oggi al complesso un tocco di nobiltà antica. Nel piccolo oratorio eretto nel 1774 e dedicato all'Assunzione di Maria Vergine, nel 1922 è stato realizzato un "mausoleo di famiglia", destinato ad accogliere i resti di Luigi Carlo Minelli, ufficiale di cavalleria morto nel Montello nel 1918.

Palazzo Minelli si è aperto al mondo esterno solo negli ultimi decenni. Nel 1975, qui fu girato un film di Pupi Avati. Ancora recentemente, il palazzo è stato meta di feste tradizionali, iniziative culturali, spettacoli teatrali, cene medievali, feste in costume ed anche oggi, come Agriturismo e Fattoria Didattica, sono molte le attività legate al territorio, a carattere sia pubblico che privato, organizzate presso questa struttura. Per questo è il luogo ideale nel quale ritrovarsi, lasciandosi conquistare dalla tranquillità e dalla semplicità della campagna circostante, ma anche dai sapori tipici del territorio.


Bibliografia, testimonianze e link utili alla scrittura dell'articolo:


- Ringrazio Alberto Minelli per l'intervista concessa sulla storia della tenuta.

- "Le dimore dei signori" di Pierangelo Pancaldi e Alberto Tampellini, a cura di Floriano Govoni – Vol. 2 – Editrice Marefosca, 2004

- www.palazzominelli.it

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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