Nei giorni scorsi leggevo un articolo dedicato alla baby-gang che sta tormentando i residenti di S. Giorgio di Piano con atti di vandalismo notturni. Sembra si tratti di ragazzi tutti minorenni, tra i 13 ed i 17 anni.


Le botteghe artigiane di una voltaQuando sento parlare di eventi che accadono nel presente, mi capita spesso di rifarmi al passato per fare alcune considerazioni che possano creare un ponte fra le due dimensioni.

A proposito dell'argomento che riguarda la perdita di controllo su dei ragazzi minorenni o la mancanza di rispetto delle autorità e delle cose altrui da parte loro, non sono la persona ideale per fare discorsi da psicologa o da genitore (non sono né l'una, né l'altra cosa). Vorrei piuttosto illustrare come questa problematica veniva affrontata ieri.

In tempi passati, c'erano più miseria, meno istruzione, più figli da controllare. Nei piccoli paesi di campagna come Argelato, ci si conosceva un po' tutti e vigevano delle regole non scritte di collaborazione reciproca, che rendevano più stabile la comunità e più civile la convivenza. In tutte le famiglie numerose, inoltre, in genere il fratello maggiore vegliava sul minore e c'era il preciso obbligo di contribuire tutti, in un modo o nell'altro, alla conduzione della casa o dell'attività famigliare.
Considerando questo quadro generale, come facevano quei genitori che dovevano andare a lavorare a tenere a bada i propri figli in estate, quando finivano le scuole, per evitare che finissero sulla strada a fare guai? Li mandavano in bottega, ad imparare un mestiere.

Altro che campo solare, canti di gruppo, origami o formine di carta da ritagliare!
I ragazzi imparavano a lavorare, sviluppare capacità, rispettare gli impegni, curare il loro aspetto ed il loro comportamento in funzione dell'ambiente di lavoro e non c'era modo migliore per educarli al dovere.
E potevano anche porre le basi per il loro avvenire lavorativo. Qualche esempio pratico? Sul finire degli anni '60, anche Argelato era invasa da ragazzi hippie e un po' "capelloni", che d'estate si "riversavano" nelle stradine del paese senza avere nulla da fare.

Il lattoniere Veronesi (Al Lantarnèr) spesso aveva necessità di maggiore aiuto in bottega e li avrebbe assunti, ma ad una sola condizione: che si tagliassero i capelli. Ma ai tempi, il barbiere costava e molte persone non potevano permetterselo. Francesco Veronesi aveva quindi fatto un "accordo solidale" con il barbiere del paese, che viveva in una casa di sua proprietà: gli avrebbe scontato dall'affitto il costo dei tagli che faceva ai ragazzi che lui gli mandava. L'accordo ebbe un esito così positivo, che tutti ne trassero grandi vantaggi.

Un altro esempio è la OZ srl, azienda specializzata nell'ambito della carpenteria meccanica, che negli anni '60 assumeva ragazzi durante il periodo estivo, avviandoli al mestiere, e che dopo la fine dei loro studi li assunse come dipendenti.

Se è vero che il passato qualcosa insegna, allora di può dire, con questi esempi, che forse nell'atteggiamento di questi ragazzi di oggi non c'è solo l'errore dei genitori o della famiglia, ma di un'intera comunità che non riesce più come in passato, per diversi motivi, ad avviare forme di educazione più globale e condivise, che abbiano lo scopo di diffondere benessere nella società.

Devo forse ipotizzare che un tempo ci fossero più valori e meno soldi e che oggi invece è il contrario?

Non saprei, ma spero che questo articolo rappresenti uno spunto sul quale riflettere.

Un ringraziamento a Vincenzo Veronesi e Dante Zaccarelli per i racconti che hanno ispirato parte di questo articolo.
L'immagine nell'articolo proviene dal sito lavocedeltrentino.it

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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