Fonderie Ferriani di Sant'Agostino: un secolo di storia industriale in abbandono
Tutte le volte che attraverso un confine che non dovrebbe essere oltrepassato, dico a me stessa che sarà l'ultima volta. Ma il fatto che oggi mi trovi dinanzi allo stabilimento abbandonato delle Fonderie Ferriani di Sant'Agostino è una prova del contrario.
Quindi sospiro, oltrepasso con un balzo il fosso ed avanzo lungo il fianco della fabbrica, mentre l'unico rumore che mi accompagna è lo scorrere delle acque del Canale Emiliano-Romagnolo vicino al quale sorge lo stabilimento.
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Sicuramente c'era un'atmosfera di grande fermento nel 1895, quando i due fratelli Olindo e Raffaele Ferriani decisero di avviare la loro attività di costruzione di macchine agricole. Col tempo, a questa affiancarono la carpenteria meccanica, nel 1912 la fonderia di ghisa e dal 1955 la costruzione di macchine per il settore saccarifero e la carpenteria pesante.
Nel 1979 l'azienda, nell'espandersi ulteriormente, si divise in due sedi: l'antica fabbrica di via Mazzini si dedicò completamente alla fonderia sotto la direzione di Renzo Ferriani ed il nuovo stabilimento per le lavorazioni meccaniche in via del Fantino, diretto dal fratello Ing. Franco e dalla moglie Grazia Nencioni, che verrà denominato Ferriani S.p.A.
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L'impresa avviata dai fratelli Ferriani ha costitutito per circa un secolo una delle principali fonti di lavoro per il territorio di Sant'Agostino, occupando sino a 200 dipendenti.
Osservando inoltre alcune fotografie storiche, ci si può rendere conto di quanto l'impresa tenesse in considerazione i propri dipendenti e le proprie maestranze, rendendoli partecipi dei conseguimenti ottenuti, di manifestazioni di settore o di gite aziendali, oltre a constatare il ruolo determinante della famiglia Ferriani nella vita amministrativa e comunitaria di Sant'Agostino.
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Ma probabilmente quel periodo di prosperità industriale non era destinato a durare. L'espansione dell'impresa non aveva tenuto conto del delicato periodo di ristrutturazione nel quale sarebbe entrato il settore saccarifero di lì a pochi anni e la Ferriani S.p.A. entrò in crisi. Alle sfortunate difficoltà interne di gestione, si aggiunse la morte dell'Ing. Franco Ferriani e l'azienda nel 1985 fu costretta a chiudere. Oggi in tale stabilimento ha sede la Petroncini Impianti.
La fonderia di via Mazzini continuò invece la sua attività , ma passando attraverso problematiche e gestioni diverse fino a venire rilevata dalla GFS (Gruppo Fusioni Stampati) che però seguì la stessa sorte della Ferriani sino alla definitiva chiusura avvenuta nel 1999.
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Camminando nel degrado degli stabilimenti di via Mazzini, nella penombra dei silenziosi uffici ancora pieni di vecchi documenti ed attrezzature, tra la ruggine che oramai corrode le strutture delle vecchie officine, provo un profondo senso di inquietudine: la ex Fonderie Ferriani, che per un secolo ha rappresentato la colonna portante dell'economia di questo territorio, si è trasformata in un cumulo di macerie e rifiuti ed il tempo che passa la sta lentamente cancellando.
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La riqualificazione sembra essere diventata una chimera, per svariate ragioni. L'intera proprietà è innanzitutto in mano al Tribunale del fallimento ed il Comune, a prescindere dal fatto che non ne è il possessore, non sarebbe in grado di sostenere l'ingente spesa necessaria a recuperare l'area adibendola, come è stato proposto da più parti (anche dalla proprietà stessa) a museo della fonderia, monumento storico-industriale o polo scolastico.
Inoltre, il terremoto del 2012, che ha colpito duramente queste zone, ha fatto crollare una parte dello stabilimento compromettendone ulteriormente la conservazione.
Oltre a questo, si parla da diversi anni di una bonifica non ancora ultimata, salvo quella dell'amianto, che è stato completamente rimosso nel 2014 grazie a fondi regionali per quasi 200.000 euro.
Il destino dello stabilimento sembra dunque segnato ed al momento non vi sono notizie o progetti concreti che possano confutare questa opinione.
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Oggi, in diversi musei della civiltà contadina, abbiamo la possibilità di vedere alcune storiche macchine della 'F.lli Ferriani" come trebbiatrici per il grano, presse per la paglia, scavezzatrici per la canapa ed ancora oggi questa impresa è ricordata come una delle più antiche aziende di costruzioni meccaniche del ferrarese.
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Mentre mi allontano dallo stabilimento camminando lungo il Canale Emiliano-Romagnolo penso a quanto sarebbe importante che almeno una parte del patrimonio storico-industriale di questa azienda tornasse nel luogo in cui è stato progettato e costruito, restituendo alla comunità di Sant'Agostino la sua storia e permettendo alla collettività di conoscere la Ferriani attraverso le sue opere industriali.
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Ma purtroppo la realtà attuale, caratterizzata da difficoltà economiche e problematiche considerate più stringenti della cultura, della storia e della memoria, non può certamente dare a questo pensiero il credito che meriterebbe. E decidere di oltrepassare un confine che non dovrei superare, serve a ricordarmelo.
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Documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
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- Le immagini storiche pubblicate in questo articolo sono state prelevate dall'Archivio fotografico delle Terre del Reno e dalla pagina facebook "Sant'Agostino come eravamo".
- "Salviamo la memoria della gloriosa Ferriani" – Articolo di Franco Bardasi "Voci Libere" Gruppo culturale Sant'Agostino pubblicato su La Nuova Ferrara (23/03/2004)
- "Via l'eternit dall'ex fonderia"- Articolo pubblicato su la Nuova Ferrara (15/02/2014)
- "Un’ex fonderia inquina il paese da 20 anni. Ma forse c’è una riqualificazione in vista" – Articolo pubblicato sul sito estense.com (03/01/2018)
- "A cielo aperto cosa c'è?" - Articolo pubblicato su "Più Tabloid Terre del Reno" (gennaio 2018).
Le fotografie scattate durante il sopralluogo allo stabilimento sono raccolte nell'album facebook "Urbex – Ex Fonderie Ferriani".
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