La storia del Museo della Cattedrale di Ferrara affonda le proprie radici in un edificio che è esso stesso un testimone prezioso del passato medievale della città. L'ex chiesa di San Romano, attuale sede museale dal 2000, venne costruita nel X secolo e rappresenta uno degli esempi più significativi dell'architettura religiosa ferrarese. Nell'XI secolo l'edificio fu arricchito e ampliato con l'aggiunta dell'abside e del suggestivo chiostrino, mentre l'aspetto attuale risale al XIV secolo. Il convento annesso ospitò fin dal X secolo i monaci benedettini dell'abbazia di Fruttuaria, prima di passare ai canonici regolari di Sant'Agostino.
Particolarmente affascinante è il timpano del portale, dove è raffigurato San Romano in veste di cavaliere, opera del XIII secolo attribuita a Nicholaus, lo stesso maestro che realizzò il San Giorgio del portale maggiore della Cattedrale. L'abside conserva splendide decorazioni in cotto preromaniche, mentre il chiostro, con le sue colonnine sormontate da capitelli del X secolo e il pozzo centrale, crea un'atmosfera di raccoglimento che prepara il visitatore all'incontro con le straordinarie opere conservate all'interno. Dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e varie traversie che videro l'edificio trasformato persino in prigione e magazzino, San Romano ha trovato la sua vocazione definitiva come scrigno d'arte.
Il museo nacque nel 1929 dalla lungimirante collaborazione tra il Capitolo della Cattedrale e il Comune di Ferrara, per volontà congiunta dell'arcivescovo Ruggero Bovelli e del podestà Renzo Ravenna, con il determinante contributo di Giuseppe Agnelli, allora direttore della Biblioteca Ariostea. Inizialmente collocato nel salone sopra l'atrio della cattedrale, il museo rappresenta un caso unico nel panorama italiano per la sua gestione mista pubblico-privata, un modello esemplare di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico.
Il percorso espositivo si snoda attraverso tre sale che custodiscono testimonianze artistiche dall'Alto Medioevo all'Ottocento. La prima sala, situata al piano superiore, accoglie una preziosa collezione di codici miniati trecenteschi e quattrocenteschi, tra cui spiccano i ventidue corali atlantici rinascimentali realizzati per la cattedrale tra il 1477 e il 1535. Decorati da maestri come Guglielmo Giraldi, Martino da Modena, Jacopo Filippo Medici e Giovanni Vendramin, questi capolavori della miniatura testimoniano l'eccellenza raggiunta dalle botteghe ferraresi. Completano la sala materiali lapidei di grande interesse, tra cui un ambone dell'VIII secolo proveniente da Voghiera e un raffinato ritratto a bassorilievo del cardinale Giovanni Bessarione, realizzato dopo la sua presenza a Ferrara durante il Concilio del 1438.
L'aula dell'ex chiesa conserva i tesori più preziosi della collezione. Al centro dello spazio espositivo si impongono gli otto maestosi arazzi raffiguranti le Storie dei santi Giorgio e Maurelio, patroni di Ferrara. Realizzati tra il 1551 e il 1553 dalle manifatture ducali estensi, guidate dal fiammingo Johannes Karcher su disegno del Garofalo, di Camillo Filippi e Luca di Fiandra, questi arazzi venivano appesi tra le colonne della navata centrale della Cattedrale nelle grandi festività. La loro monumentalità e la ricchezza dei dettagli narrano episodi drammatici e commoventi: dall'uccisione del drago da parte di San Giorgio ai suoi supplizi fino alla decapitazione, e parallelamente le vicende di San Maurelio, dall'incoronazione del fratello al suo martirio. La qualità della tessitura e la vivacità cromatica rendono questi arazzi testimonianza eccezionale della magnificenza della corte estense.
Lungo le pareti dell'aula trovano collocazione le celebri formelle dei Mesi, realizzate dall'anonimo Maestro dei Mesi, attivo a Ferrara tra il 1225 e il 1230. Provenienti dalla Porta dei Pellegrini della Cattedrale, demolita tra il 1720 e il 1736, queste sculture in pietra di Verona rappresentano uno dei vertici della scultura medievale italiana. L'artista, attivo come anello di congiunzione tra Benedetto Antelami e Nicola Pisano, scolpì con straordinaria naturalezza le personificazioni dei mesi e le attività agricole correlate. La formella della Vendemmia, interpretata come settembre, colpisce per l'attenzione minuziosa ai dettagli: l'intreccio della cesta, le venature delle foglie di vite, la morbidezza delle braccia solcate da sottili vene. Il linguaggio scultoreo, vicino alla grande tradizione gotica francese dell'Île-de-France, manifesta una modernità sorprendente nel superamento delle rigidezze formali italiane dell'epoca.
Nell'abside si erge maestosa la Madonna della Melagrana di Jacopo della Quercia, commissionata nel 1403 per la cappella Silvestri e completata tre anni dopo. Quest'opera in marmo di Carrara è considerata uno dei massimi capolavori della scultura italiana del Quattrocento. La monumentalità delle forme e il solido volume della figura rivelano l'omaggio dell'artista senese alla cultura figurativa toscana, mentre l'eleganza del panneggio e la resa naturalistica dei dettagli testimoniano l'influenza della scultura gotica settentrionale. Particolarmente ammirevole è la capacità di Jacopo nel rappresentare la realtà: la mano della Vergine che regge delicatamente la melagrana, l'acconciatura dei capelli, il nodo della veste, la linea arcuata del corpo del Bambino. I ferraresi la chiamarono affettuosamente "Madonna bianca" o "Madonna del pane", riconoscendo nel rotolo della legge stretto nella manina del Bambino la caratteristica forma del tipico pane ferrarese.
Le quattro ante dell'antico organo della Cattedrale, dipinte da Cosmè Tura nel 1469, costituiscono il vertice assoluto della collezione. Questi sportelli in tempera grassa su tela chiudevano lo strumento realizzato dal celebre frate Giovanni da Mercatello. A sportelli aperti si ammiravano l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata, mentre a sportelli chiusi appariva la drammatica scena di San Giorgio che uccide il drago con la principessa. Nonostante l'inscurimento tipico della tecnica utilizzata, le opere conservano intatta la loro potenza espressiva. La principessa che fugge terrorizzata, adorna di preziosi monili che riecheggiano le arti decorative tanto amate dagli Estensi, e l'indimenticabile San Giorgio sul cavallo imbizzarrito dalla lucentezza quasi metallica, rappresentano l'apice della fantasia rappresentativa di Tura e uno dei momenti più alti della cosiddetta Officina ferrarese.
Il Museo della Cattedrale rappresenta dunque molto più di una semplice raccolta di opere d'arte: è la testimonianza vivente della centralità spirituale e culturale che la Cattedrale ebbe nella vita della Ferrara estense, capace ancora oggi di trasmettere ai visitatori la straordinaria ricchezza artistica che caratterizzò questa magnifica città rinascimentale.
Bibliografia, documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- Museo della Cattedrale di Ferrara – Catalogo generale – a cura di Berenice Giovannucci Vigi e Giovanni Sassu.
- Museo della Cattedrale di Ferrara – da museiferrara.it
- Museo della cattedrale (Ferrara) – Wikipedia
- Museo della Cattedrale – da museoferrara.it
- Museo della Cattedrale di Ferrara – damuseionline.info
- Ferrara: il Museo della Cattedrale – dal blog "I viaggi di Raffaella"
- Ferrara, San Maurelio Martire – pagina facebook Storie di Pianura e dintorni
- Ferrara, la Madonna della Melagrana e il pane ferrarese – video pagina facebook Storie di Pianura e dintorni






