E' una piovosa e variabile domenica di maggio. Alcuni direbbero che non è l'ideale per una passeggiata, ma non l'ho pensata allo stesso modo ed ho voluto percorrere una porzione di territorio compreso tra Gavaseto di San Pietro in Casale, Ponticelli e Pegola di Malalbergo, alla ricerca di storie e scorci interessanti.
Il mio tragitto comincia all'inizio di via Ponticelli, nel territorio di Gavaseto, frazione di San Pietro in Casale, precisamente dall'Oratorio della Santa Croce.
Si racconta che dopo la metà del 1700 gli oratori pubblici in zona erano solo due: Sant'Anna dei Monari e Santa Croce de' Ghisilieri. Il primo fu demolito nel 1841 ed al suo posto venne eretto un pilastro; il secondo, piccolo ed in grave stato di degrado, fu atterrato e ricostruito nel 1835 non lontano ma in diversa direzione, dove lo vediamo oggi, per volere del Dottor Girolamo Bianconi, Professore di Archeologia dell'Archiginnasio di Bologna. Di questo oratorio si ricorda la tela d'altare, rappresentante Sant'Elena che adora la Croce, opera eseguita dalla Marchesa Ippolita Angelelli, che viene ricordata come “un'esimia dipintrice”, allieva di Vincenzo Rasori.
Osservo la fitta edera che avvolge l'edificio e l'intricata pianta di rosa rossa che si arrampica su un lato della facciata. Nella simbologia cristiana, questo fiore rappresenta la grazia divina concessa all'uomo, pertanto la vedrete spesso attorno agli oratori, dove le persone ancora oggi usano recitare rosari e chiedere grazie.
Proseguendo lungo la via, arrivo a Ponticelli. Questo paesino, oggi dall'aspetto semi-disabitato, ha antiche origini agricole. All'incrocio di via Ca' Bianca e Via Tombe, sorgevano due edifici di interesse storico, il Palazzo delle Prove, antico attracco fluviale, e la Casa Rossa, adibita a deposito delle merci. Questi due palazzi vennero abbattuti anni fa perché non più recuperabili. Di quel piccolo nucleo ora resta solo il ponticello posto sul Canale Calcarata, detto ponte “Le Prove”. La recente messa in opera di un metanodotto nella pianura a Nord di Bologna ha permesso di scoprire i resti di una terramara databile, a un primo esame, a un periodo compreso tra il XIV e il XII sec. a.C.
Tornando al presente, mi soffermo a fotografare l'Oratorio dedicato a Sant'Antonio Abate, in via Ca' Bianca, anche se in questo momento è in fase di ristrutturazione. Il mio interesse non sfugge ad un abitante del luogo che passa di lì in bicicletta. Al riparo dalla pioggia che ricomincia a cadere, mi racconta alcune storie interessanti sul paese.
Fino a qualche anno fa lui era il custode dell'oratorio, lo teneva aperto e ci aveva messo dentro un quaderno per i visitatori. Dai commenti lasciati sul quaderno è emerso che l'oratorio si trova sulla rotta di una sorta di “Cammino di Sant'Antonio”, un percorso battuto da centinaia di pellegrini ogni anno. Sul quaderno sono presenti commenti, ad esempio, di persone arrivate dalla Danimarca, oppure dall'oltre ferrarese e dirette verso l'Eremo di Camaldoli e il Convento de La Verna, in Toscana. Da molti anni l'oratorio è stato sconsacrato e chiuso al culto: sembra sia stato il parroco di allora a volerlo perché sosteneva che a Ponticelli c'era il diavolo. E con “diavolo” intendeva i comunisti. La chiusura dell'oratorio al culto è una triste perdita e non si sa né cosa succederà dopo la ristrutturazione né la sua durata, visto che i lavori procedono a rilento.
Parlando invece dell'abitato, scopro dai racconti di questo signore che un tempo Ponticelli era un paese attivo e fiorente. C'erano la sartoria, il barbiere e la parrucchiera, il tabaccaio, un supermercato, il fabbro, il calzolaio (Ponticelli vantava i migliori orlatori di scarpe), la scuola, un'osteria, la macelleria e ben due pescherie, quella di Taddia in centro e quella di Maccagnani poco fuori dal paese, che erano parecchio in competizione. Entrambi si rifornivano infatti a Porto Garibaldi, ma i commercianti del luogo, prima di vendere a Maccagnani, aspettavano sempre Taddia che, anche se la partita di pesce poteva non essere la migliore, li pagava sempre 5 lire in più.
Il ristorante “Al Cantone”, oggi abbandonato, ha avuto ben 36 gestioni. Il primo proprietario lavorava bene, ma commise l'errore di mettere la tessera del fascio sul tavolo il 25 aprile di circa cinquanta o sessanta anni fa. Non si conoscono le ragioni del gesto, ma questo suscitò grandissimo sdegno da parte del paese, che aveva vissuto la tragedia della guerra, delle uccisioni civili, dell'occupazione tedesca. Nel giro di sei mesi, il locale chiuse e da lì cominciò una lunga catena di gestioni diverse che ebbero tutte poco successo, per inadeguatezza o sfortuna.
Di storie questo signore ne avrebbe ancora da raccontare, ma ha smesso di piovere e ognuno di noi deve continuare la propria strada. Lo ringrazio dei suoi racconti e lui mi risponde: “Di niente! Fa sempre piacere scambiare due chiacchiere!”.
Prima di ripartire, visito il Monumento alla Resistenza, opera in cemento realizzata nel 1981 da Nicola Zamboni. Si tratta di un grande libro aperto sul quale è riportata la frase “Questa è la pagina della nostra storia. Leggila, rifletti. E non dimenticarci”. Diverse sculture attorniano il grande libro, guardandosi attraverso un'apertura dello stesso: da una parte, uomini e donne del nostro tempo, dall'altra i partigiani. Il monumento è un invito alla memoria, a non chiudere le porte alla conoscenza di ciò che è stato.
Proseguo il mio percorso sulla via Ponticelli, fiancheggiando il Navile. La stradina è piuttosto stretta, attraversa campi coltivati visibilmente più bassi rispetto alla strada, un tempo adibiti a risaie. Sono già nella località di Pegola di Malalbergo e gradualmente mi avvicino alla vecchia ed abbandonata Chiesa dei Santi Cosma e Damiano. La chiamano “la chiesa col campanile spezzato” perché la punta della guglia è crollata anni fa. Questo luogo fino agli anni cinquanta era considerato il centro della parrocchia, dal momento che l'abitato si sviluppava lungo l'asta fluviale del Navile. La chiesa risale al 1892 ma risulta costruita sulle fondamenta della precedente, nominata già dal 1300. L'edificio è stato chiuso al culto negli anni settanta poiché ormai fuori dal contesto urbano. Gli arredi più importanti furono trasferiti in un locale posto nella “nuova Pegola” distante circa un chilometro dal vecchio nucleo abitativo. Tra questi ricordiamo le due statue dei santi protettori, la statua di S. Antonio da Padova ed una tela di pregio con i Santi Cosma e Damiano attribuita al pittore Bartolomeo Ramenghi detto il “Bagnacavallo”. Oggi tutto quello che è stato è solo un vago ricordo, poiché con il decadere dell'importanza del Canale Navile, anche le costruzioni posizionate sulle sue rive hanno seguito le stesse sorti.
Sospirando, mi allontano dalla silenziosa chiesa e mi dirigo verso il Borgo di Bastia, che sorge tra Pegola e Malalbergo. Palazzo Scarselli venne fatto edificare nel 1874 dal conte Cesare Scarselli come residenza di campagna e come centro amministrativo dei suoi possedimenti terrieri. Nei primi anni del Novecento, Palazzo Scarselli e l'omonima azienda agricola furono acquistati dal signor Brenno Venturi che utilizzò una piccola parte dell'edificio per uso abitativo, mentre la maggior parte dei vani furono adibiti a magazzino per lo stivaggio del riso e come ricovero di attrezzi agricoli.
Qui sorge anche un piccolo oratorio originariamente dedicato a “Santa Maria della Valle”, fatto edificare dalla nobile famiglia Guastavillani prima della vendita alla famiglia Scarselli. Nei primi anni del Novecento, l'oratorio fu dedicato alla “Madonna del Rosario”. Oggi, purtroppo, è in totale abbandono come l'intero borgo Bastia e la zona è coperta da una fitta vegetazione invalicabile. Sono diversi anni che se ne tenta la vendita, ma senza successo. Il Borgo di Bastia ed il suo palazzo padronale rimangono in balìa di un destino che non si è ancora compiuto.
Continuo il mio percorso verso il centro di Pegola, fermandomi alla nuova chiesa di Pegola. Si tratta dell'edificio di culto che andò a sostituire la vecchia chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano e oggi abbandonata di cui parlavo poco sopra.
E' molto particolare in quanto costruita con elementi prefabbricati in cemento armato, un lavoro realizzato nel 2008 dalla ditta Co.pre di Rubiera (RE). Pur essendo un edificio ad uso liturgico, gli espedienti di natura estetica sono ridotti al minimo indispensabile. La facciata è caratterizzata da un avancorpo centrale più alto dei laterali, con funzione di vestibolo coperto, un accesso cancellato e una croce in asse in vetrocemento. Le ali laterali presentano due finestroni ed anche i fianchi della chiesa sono fenestrati mediante quattro aperture per parte. La chiesa è circondata da un ampio piazzale pluriuso e su un fianco, montate su un apposita incastellatura in ferro, si trovano le 4 campane che furono spostate dal campanile della vecchia chiesa.
Anche l'interno è sobrio ed essenziale: la pianta è ad aula con avancorpo sporgente in facciata e presbiterio inglobato nel volume. Sopra il portone ligneo d'ingresso si trova la cantoria, caratterizzata da una balconata con ringhiera in ferro e scala metallica a chiocciola. E’ lasciata a vista l’articolazione tipica di un capannone industriale, alla cui tipologia la costruzione appartiene. Non sono presenti cappelle laterali ma solo un presbiterio sopraelevato su due gradini, nel quale si trovano un altare post conciliare mobile, un tabernacolo a muro, un ambone ligneo a leggio e la sede in foggia di tre poltrone in legno e cuoio, per il celebrante e per i concelebranti o assistenti.
L’assemblea è ordinata in panche a battaglione. A sinistra dell'ingresso, in uno spazio delimitato da una cancellata in ferro, si trova il fonte battesimale in marmo e legno.
La tela intitolata “SS. Cosma e Damiano e il miracolo della gamba trapiantata”, proveniente dalla vecchia chiesa, è ora posta quale Pala dell'Altare.
Mentre la giornata volge al termine, osservo in controluce la grande Croce sul pilastro al centro del piazzale rivolta verso la facciata della chiesa, con la quale sembra comunicare ed essere in continuità. Mi allontano dalla nuova chiesa di Pegola mentre sta spiovendo, circondata dal silenzio e da un senso di pace.
Rientriando per la via Altedo, osservo sulla destra l'abbandonata Villa Torlonia, residenza agricola appartenuta ai Principi Torlonia di Roma, nascosta dalla vegetazione del suo grande parco. I tempi di splendore della villa sono ormai passati da tempo, ma non per questo bisogna dimenticare che nel 1925 la villa ospitò niente meno che il Re Vittorio Emanuele III. Si è parlato molto di riqualificazione, ma a quanto pare le parole si sono perse nel vento e Villa Torlonia rimane nascosta nell'ombra come il passato al quale appartiene.
Alla fine di questo percorso, torno a casa con ben più di qualche foto interessante. Come una “pellegrina della pianura”, porto con me le storie raccolte lungo la strada, legate così tenacemente le une alle altre da offrire a chiunque sia interessato un'ampia e preziosa visione di questa parte della nostra immensa pianura.
Documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- Per l'Oratorio della Santa Croce:
- “Le chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e descritte” 1844 – S. Giacomo di Gavaseto (Tomo I - scheda 11)
- Bologna - Gavaseto (BO): “Oratorio di Santa Croce dei Ghisilieri” - acquaforte realizzata da Maurizio Boiani (2006) sulla Raccolta delle Stampe Adalberto Sapori
- Oratorio della S. Croce – scheda completa tratta dal Catalogo dei Beni Culturali - Per Ponticelli di Malalbergo:
- Ponticelli di Malalbergo (BO), Piazza della Fontana – cartolina postale del Fondo Antonio Brighetti della collezione Genus Bononiae (Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna)
- Malalbergo (BO) – La terramara di Ponticelli (scavi 2015-2016) – Pagina informativa sul sito del Ministero della Cultura, settore Archeologia, Belle Arti e Ufficio Esportazione
- Il Cammino di Sant'Antonio – descrizione del percorso che va da Padova al Santuario della Verna a cura del sito ufficiale dei Frati Minori Conventuali della Provincia Patavina di S. Antonio
- 1981 Monumento alla Resistenza, cemento, Ponticelli Malalabergo (Bologna) di Nicola Zamboni
- Un ringraziamento al signore del luogo che ha voluto condividere con me alcune delle storie di Ponticelli - Per la Chiesa abbandonata dei Santi Cosma e Damiano di Pegola di Malalbergo:
- La Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Pegola: il campanile spezzato – articolo su storiedipianura.it
- Pegola e la vecchia chiesa col campanile spezzato – post sulla Pagina Facebook “Storie di Pianura e dintorni” - Per il Borgo di Bastia e Palazzo Scarselli:
- Galleria immagini sulla Pagina Facebook “Storie di Pianura e dintorni” - le foto sono gentilmente concesse da Marco Pancotti
- Il Borgo di Bastia e Palazzo Scarselli a Pegola di Malalbergo - articolo su storiedipianura.it - Per la nuova chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Pegola:
- Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Pegola, Malalbergo – tratto da Le Chiese delle Diocesi Italiane
- Le campane di Pegola (BO) – video Youtube sul profilo di Tommaso Sorrenti - Per Villa Torlonia di San Pietro in Casale:
- Villa Torlonia di San Pietro in Casale: una storia dimenticata – articolo su storiedi pianura.it
- Altre notizie interessanti possono essere rilevate dalla pubblicazione “Immediati dintorni, guida ad un territorio di Pianura” (1989) – Malalbergo (pagg. 87/96).