Mi guardo attorno nella bottega. E' piena di attrezzi e strumenti del mestiere, manufatti in ferro pronti per la consegna, mensole con cassette piene di materiali. Nella bottega del fabbro Pesci, nella frazione S. Giacomo di Argelato, si respira ancora un'atmosfera d'altri tempi. Ma questo non deve trarci in inganno, poiché il mestiere artigiano del fabbro è uno di quelli che, nel corso dei secoli, è stato più sottoposto a cambiamenti.
Lo può ben dire il Pesci, che appartiene ad una dinastia di fabbri lunga 7 generazioni.
Possiamo dunque far risalire l'inizio dell'attività di famiglia al XVIII secolo. Prima a Casadio, poi nel borgo di Savignano ed infine nella borgata S. Giacomo, dove la bottega si trova ancora oggi. Circa 300 anni durante i quali questo mestiere è cambiato in un modo incredibile: da fabbro-maniscalco, a fabbro-carrozzaio, fabbro-ferraio ed infine, fino a qualche anno fa, riparatore di macchine agricole.
Questo mestiere è tradizionalmente collegato alla nos
tra economia agricola. Ai tempi, c'era un fabbro in ogni borgata della zona (ai Ronchi, a San Donnino, a Bagno di Piano, etc.). Ogni fabbro serviva una certa quantità di contadini, in genere 30 o 40, nello spazio di un chilometro.
I Pesci vengono ricordati come i fabbri del Savignano e si occupavano di svolgere diversi lavori: dalla ferratura di cavalli e ruote, alla costruzione di parti metalliche e rinforzi di carri, birocce, gioghi, fino alla fabbricazione e manutenzione di aratri, vanghe ed attrezzi utili alla lavorazione della canapa.
La maggior parte di questi lavori rivelano una stretta collaborazione con un'altra figura artigiana, sulla quale Giacomo Pesci si sofferma a lungo: il falegname. Al Savignano, il falegname con il quale i Pesci collaboravano era Bonzagni. Anche i Bonzagni erano una famiglia artigiana da generazioni: il suo capostipite (Giuseppe Bonzagni) era originario di Ferrara e Sidronio, suo figlio, arrivò al Savignano all'inizio dell'800. Dopo di lui, fu il figlio Talvanne a raccogliere l'eredità artigiana di famiglia. Talvanne Bonzagni, mi racconta Pesci, era un falegname di prim'ordine. Aveva 5 dipendenti, numero notevole ai tempi. Solo tre di loro sono rimasti, dopo le vicissitudini legate alla guerra. Negli anni '50 si trasferì a Corticella, alla ricerca di condizioni migliori di lavoro. Era un fervente socialista e fece qualcosa di davvero particolare: creò una falegnamenria cooperativa, nella quale i suoi dipendenti divennero i suoi soci. E sono andati avanti fino alla pensione. 
Fabbro e falegname erano inoltre due figure importanti anche a livello comunitario: allora, ci si rivolgeva all'artigiano come al prete ed il suo consiglio era prezioso. Si pensi inoltre che Luigi Pesci, il padre di Giacomo, nelle sere d'inverno suonava in un'orchestrina per intrattenere i contadini e aveva inventato una pompa per tirare l'acqua agevolmente dal pozzo.
Insomma, tante erano le capacità che l'artigiano metteva a disposizione degli abitanti del Savignano, nonostante i pagamenti non fossero quelli convenzionalmente conosciuti oggi. I contadini pagavano per lo più in natura, con uva, farina o altri generi alimentari. Ma l'artigiano non poteva vivere solo di quello.
Per fortuna, fabbro e falegname di Savignano compensavano con il lavoro che svolgevano per manutenere i numerosi fondi del padrone. Nei mesi invernali quasi tutto si quietava. Il fabbro impiegava il tempo a preparare il lavoro in prospettiva della primavera successiva, quando l'attività nei campi ricominciava.
Oggi il mestiere del fabbro è in costante evoluzione. O involuzione, a seconda del punto di vista. L'agricoltura non rende più come un tempo, la meccanizzazione del lavoro agricolo ha reso il mestiere non più necessario; la crisi econonomica ha messo a repentaglio le collaborazioni nel settore dell'edilizia.
La crescente industrializzazione, inoltre, ha reso il manufatto standardizzato, non sempre di buona qualità, ma competitivo a livello di costi. Per un artigiano con un retaggio familiare di 7 generazioni, il cambiamento del mondo moderno è duro da accettare, più che per le difficoltà commerciali, per la rapidità che toglie qualità al prodotto finito.
"Il mestiere dell'artigiano sta scomparendo. Per continuarlo, devi iniziarlo da bambino. Non puoi inventarlo in una settimana" mi ha detto Giacomo Pesci.
E' una dichiarazione che toglie ogni dubbio: per affrontare il cambiamento e modernizzarsi, qualcosa certamente andrà perduto. Toccherà alla generazione successiva interpretare la domanda dei tempi moderni per dare una risposta al futuro di questa attività. Ma indipendentemente dalla scelta che verrà fatta, una storia artigiana così ricca non potrà mai essere dimenticata.
Testimonianze e materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- Ringrazio Giacomo Pesci per l'intervista che mi ha concesso riguardo all'attività artigiana di famiglia.
- "Artigiani ad Argelato. Materiali fra tradizione e innovazione in un comune della pianura bolognese" – Autori vari - 1986
- Nell'album Facebook "Botteghe storiche - Il fabbro Pesci", ho pubblicato alcune delle foto scattate all'interno ed all'esterno della bottega.






