Il Bosco della Panfilia di Sant'Agostino e la potenza creatrice del Reno

Rimango immobile sul sentiero di accesso al bosco per un momento. Il Bosco della Panfilia di Sant'Agostino di Ferrara può essere percepito come un luogo selvaggio, soprattutto a chi non è abituato ad andar per boschi e considerando che si trova in pianura.

 

Bosco Panfilia Sant'Agostino di FerraraPerciò, mi sembra normale che mentre mi addentro in questa natura non addomesticata mi risuonino nella mente i versi di Dante: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita...

 

Ma poi mi accorgo che mentre avanzo al suo interno, il caos che imperversa all'esterno si allontana, permettendomi di concentrarmi sulla natura e sulla storia di questa enorme distesa verde, contesa fra la terra e l'acqua...

 

Il Bosco della Panfilia si distende su più di ottanta ettari in una vasta ansa golenale del Reno. È delimitato a ovest dal Cavo Napoleonico, a nord dall'abitato di Sant'Agostino, a est dalle campagne di Poggio Renatico e a sud dall'alveo del Reno che divide le province di Ferrara e Bologna e sorge in un territorio che nel corso della storia è stato caratterizzato da complesse vicissitudini idrauliche.

 

Bosco della Panfilia Sant'AgostinoSi è formato a seguito di una disastrosa piena del Reno avvenuta nel 1750, che venne denominata Rotta Panfilia poiché travolse anche il palazzo e le proprietà del marchese Panfilo Fachinetti, situate nei pressi del fiume. Da questa proprietà ormai scomparsa prende il nome anche il bosco, la cui vegetazione igrofila si insediò lentamente sul deposito alluvionale lasciato dalla piena.

 

La cosa particolare di questo bosco è che si allaga ad ogni piena del Reno, diventando un'immensa palude. Qualcuno potrebbe pensare che ciò sia dannoso per la flora e la fauna che vivono qui, ma la verità è che il bosco è nato dall'acqua e la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di specie che sono in grado di affrontare le periodiche piene, come il Pioppo Bianco, la Farnia, il Frassino ossifillo, il Salice Bianco, l'Olmo e l'Acero campestre, il Prugnolo, il Biancospino, etc.

Ed a giudicare dai suoni della natura che sento attorno a me lungo il percorso, questo bosco è anche l'habitat ideale di un gran numero di specie animali, di terra, aria ed acqua.

 

Ma agli amanti della buona tavola questo bosco planiziale riserva ancora una bella sorpresa. La Panfilia è infatti una delle aree tartufigene più rinomate della provincia ferrarese.

Osteria del Ferraglio Sant'AgostinoQui si trovano non solo il tartufo più pregiato, quello bianco, ma anche altre specie fra le quali il tartufo nero liscio. La presenza del raro “cibo degli dei” in queste terre era nota anche alla Corte Estense fin dal Rinascimento ed ha creato col tempo una solida tradizione di cercatori che, accompagnati dal cane (e in passato anche da maiali appositamente addestrati), si dedicano alla raccolta del nobile tubero, sia per il consumo personale che per rifornire i numerosi ristoranti di tutta la regione.

 

C'è un'immagine del 1906, conservata presso l'Archivio Fotografico delle Terre del Reno, che ritrae alcuni “tartufini” impegnati nel gioco delle bocce di fronte ad un'osteria che nell'Ottocento era conosciuta come “Osteria del Ferraglio”. Questa si trovava in fondo all’attuale Via Matteotti e vicina al Bosco Panfilia ed era il ritrovo dei cercatori di tartufo. Nella foto compaiono, per altro, Aristide Maccaferri, gestore dell'osteria intorno all'inizio del '900 e primo presidente della locale cooperativa tartufai e Gualandi Cesare, sorvegliante del Bosco Panfilia.

 

Bosco Panfilia - Pioppo biancoDopo avere superato alcuni pioppi bianchi purtroppo abbattuti da recenti temporali (comunque suggestivi, visto che formano una sorta di arco lungo il tragitto), la strada continua fino alla sponda del fiume Reno, dove è possibile ammirare quelle che alcuni chiamano le “Cascate del Reno”.

Si tratta di una zona caratterizzata da dislivelli che consentono all'acqua del fiume di scendere al livello più basso, creando un suggestivo effetto a cascata.

 

Non sono una persona particolarmente avventurosa, ma lungo il percorso ho avuto modo di constatare che l'escursionista più curioso (e con più senso dell'orientamento di me) potrebbe decidere di raggiungere l'argine del Catino, al limitare del bosco, percorrendolo in tutta la sua lunghezza e giungendo fino all'argine sinistro del fiume Reno, per poi rientrare nella foresta lungo lo stradone perpendicolare a quello principale e poi decidere se addentrarsi per altri sentieri meno battuti e più stretti o se tornare indietro fino all'uscita principale.

 

Bosco della Panfilia - sponda del fiume RenoQuesto terrazzo golenale appartiene al Demanio Regionale, ma la manutenzione del patrimonio forestale è affidata alla Provincia di Ferrara.
Tuttavia, siccome il Reno e le opere realizzate sia per limitare i danni causati dalle sue piene che per esigenze agricole interessano anche il territorio bolognese, nel 2002 è stata stipulata una convenzione tra le Province di Ferrara e Bologna, nonché tra i Comuni di Sant'Agostino, Galliera e Pieve di Cento, per la gestione congiunta del Bosco della Panfilia e dell'area La Bisana, situata in territorio bolognese, sulla opposta sponda del Reno.

Quindi, il Reno, che per tanti secoli ha creato divisioni fra due territori letteralmente rivali, oggi è motivo di unione e di interessi condivisi.

 

Sulla strada del ritorno, non sono più così intimorita da questa immensa distesa naturale creatasi, paradossalmente, dalla potenza distruttiva di un fiume in piena.

La sua storia e le specie che vivono qui la rendono unica, di ineguagliabile bellezza e certamente di grande valore ambientale.

 

E sicuramente, a questo proposito, aveva ragione la chimica e fisica polacca Marie Curie quando disse: “Nella vita non c'è nulla da temere, solo da capire”.

 

 

Documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:

 

  • Il Bosco della Panfilia” - intervista ad Elisabetta Mantovani, dirigente responsabile del Servizio Protezione Flora e Fauna della Provincia di Ferrara, realizzata da Vito De Santis della Rivista “Ferrara, voci di una città”.

  • Le schede dei tre itinerari nell'Alto Ferrarese” – documento disponibile sul sito ferraraterraeacqua.it - scheda Bosco Panfilia (pag. 90-91)

  • La fotografia storica pubblicata in questo articolo è disponibile sul sito dell'Archivio Fotografico delle Terre del Reno (Codice_A614), con il titolo “Osteria del Bosco” ed è di proprietà di Maccaferri Laura.

 

 

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