Borgate ed altri itinerari

Tra la via Boschi di Malalbergo e la via Savena Abbandonata di Baricella

Il pomeriggio promette bene: mi trovo a Malalbergo e dalla via Rivabella volto per via Boschi. Ho una lunghissima strada da percorrere e diverse tappe presso le quali sostare che mi porteranno fino al territorio di Baricella. Questo percorso è infatti ricco di emergenze storiche, architettoniche e religiose che testimoniano la storia di questi comuni e si trova in una zona molto piacevole da visitare in bicicletta o a piedi, con gli amici o con la famiglia.

 

Borgo di Uberseto, MalalbergoLa prima tappa del mio percorso è un pilastrino dedicato alla Madonna assai curioso. Questo pregevole manufatto che si trova all'incrocio tra la via Boschi e la via Vecchia, nella parrocchia di Altedo, conserva un'immagine in terracotta della Madonna e fu eretto negli anni Venti del Novecento per ospitare la “Madonna delle Roveri”, un'immagine policroma ottocentesca, scomparsa nel 1991. Il nome dato a questa Madonna deriva dai grandi filari di queste piante che un tempo affiancavano via Vecchia e non è escluso, io credo, che l'immagine sacra anticamente fosse affissa su una di queste querce. Il pilastrino è meglio noto come “Pilastrino degli innamorati”, poiché a questa immagine, in passato, i giovani altedesi si rivolgevano per chiedere grazie legate ai loro “sentimenti amorosi”.
Pilastrino degli Innamorati, Altedo di MalalbergoSorrido, perché lo trovo molto romantico: sono certa che molti dei residenti più anziani del territorio ringrazino ancora la Beata Vergine, non solo per le grazie d'amore ricevute, ma anche per avere ascoltato e custodito i desideri più segreti della loro anima, confortandoli, se necessario, nei momenti più difficili ed incerti di una storia d'amore. Perché questo, se ci pensiamo, è quello che si chiede ad una madre amorevole.

 

Torre Gnudi, Altedo di MalalbergoCon questo bel pensiero, proseguo il mio percorso fino alla Torre Gnudi. Questo edificio, che gli altedesi chiamo affettuosamente “al pipulot” è alto circa sei metri con una base che non supera i quattro metri e mezzo. Non è semplice datarla, sia per la mancanza di documenti che ne testimonino la fondazione, sia per i numerosi rimaneggiamenti ai quali è stata sottoposta nel corso dei secoli. Si sospetta tuttavia che sia molto antica e che la sua funzione originaria fosse quella di vigilare sul territorio, al pari delle altre torri sorte in zona nel XIII secolo, come quella di Galliera e dell'Uccellino. Si pensa inoltre che nel XVII e XVIII questo manufatto facesse da supporto alle battute di caccia organizzate dai proprietari. Quello che è certo, però, è che la torre, con i vasti terreni e gli edifici circostanti, apparteneva ai marchesi Gnudi ai primi dell'Ottocento. Essi adibirono la parte inferiore della torre a ghiacciaia (una delle prime “conserve” della zona) e la parte superiore a colombaia. A testimonianza di questa singolare trasformazione, rimane il riporto in terra tuttora visibile. Sul finire dello stesso secolo fu poi ricavata in essa una piccola abitazione che fu abbandonata solo verso la fine degli anni Settanta. Sono tutt'oggi visibili infatti quattro finestre e nella parte inferiore una porta d'entrata con, all'esterno, una scalinata d'accesso.

Uberseto, nicchia S. Antonio da PadovaLa torre sorge nel borgo omonimo, che però da tutti è conosciuto con il nome di “Uberseto”, un gruppo di casette situate sulla sponda destra del Savena. Su una di queste case, si nota una bellissima nicchia votiva in terracotta a forma di tempietto entro la quale si trova la statuetta di S. Antonio da Padova. Da quanto rimane della tinta, ipotizzo che la nicchia fosse quasi tutta colorata di blu e che la parete dietro la statuina fosse in qualche modo dipinta con motivi decorativi.

Di notte la nicchia è illuminata da un piccolo lume: una protezione per chi sosta, ma anche per quanti transitano, sul calar della sera, in questi luoghi un po' isolati e bui.

 

Oratorio Beata Vergine della Mercede, MalalbergoSaluto Uberseto per dirigermi alla prossima destinazione. Ma prima di raggiungerla la mia attenzione viene attirata da una strada che si chiama via Consol da Maroco. Non ho trovato informazioni riguardo all'origine del toponimo, né evidenze sul territorio che richiamino alla ragione di una nomenclatura così curiosa per questa via, la cui traduzione dal francese rimanda a “Console del Marocco”. Si tratta forse della commemorazione di un antico evento accaduto in questa zona?

Lascio l'interrogativo aperto, mentre mi dirigo verso l'Oratorio della Beata Vergine della Mercede. L'edificio di culto fu eretto nel 1772 per volere della nobile famiglia Scarani ed è collocato appunto nella località che prende anch'essa il nome di questa famiglia bolognese.

Oratorio Beata Vergine della Mercede, MalalbergoLe foto e le testimonianze che ho letto non lo vedono così in degrado come oggi, con l'edera che ricopre finanche la grande croce in legno affissa sulla facciata e le profonde crepe alle pareti dell'edificio probabilmente peggiorate dal terremoto del 2012.

L'oratorio è di proprietà dell'Istituto Pia Propaganda Fide e le testimonianze ci informano che al suo interno, sull'altare, è conservato un riquadro raffigurante la “Madonna della Seggiola”, copia del famoso dipinto di Raffaello che si trova a Firenze presso Palazzo Pitti.

Tuttavia, non sono sicura che tale dipinto sia ancora conservato all'interno dell'oratorio, date le sue attuali condizioni. L'oratorio sorge direttamente sulla strada e anticamente doveva essere luogo di ristoro e preghiera sia per quanti vivevano e lavoravano in zona, sia per quanti transitavano sul percorso. Le testimonianze ci raccontano anche della presenza di una campana molto piccola che almeno fino al 2014 era ospitata nella vela campanaria, una struttura metallica utile a sostenerla in assenza di campanile, anche se purtroppo non ho avuto modo di riscontrarne la presenza né nel corso del mio sopralluogo, né dalle foto osservate.
E' un vero peccato che una simile testimonianza storico/religiosa sia destinata al degrado ed all'abbandono, anche per il valore ed il significato che sicuramente ha assunto per la zona nel corso dei secoli. Ma purtroppo il potere di riqualificazione non è nelle mani della comunità e non resta che sperare che la proprietà riconosca l'importanza di questo piccolo gioiello immerso nella campagna.

 

Chiesa di Santa Maria Lauretana, Boschi di BaricellaProseguo il mio percorso lungo la via Boschi. Questa strada è lunghissima e ne approfitto per osservare la vasta campagna circostante, con la sua vegetazione, i maceri, le abitazioni e le aziende agricole che sorgono sul lato destro del Vecchio Savena.

Santa Maria Lauretana di Boschi, BaricellaNel frattempo arrivo a Boschi, piccolo paesino del Comune di Baricella. Il suo nome evidentemente deriva dalle caratteristiche della zona in cui sorge, che in origine doveva essere selvosa, sul limite delle valli, e che poi fu bonificata. L'abitato è diviso a metà dall'antico corso del Savena: sulla riva sinistra sorge il paese, su quella destra si trovano la scuola e la Chiesa di Santa Maria Lauretana, il monumento più importante della zona. Ed in effetti, il titolo è assolutamente ben meritato.

Questa chiesa fu fatta edificare nel 1619 dal senatore Cesare Bianchetti che voleva veder sorgere qui un luogo di devozione dedicato alla Beata Vergine Maria.
Il fatto singolare, però, come l'intitolazione stessa della chiesa suggerisce, è che si procedette ad edificare prima una cappella della forma e della grandezza della Santa Casa di Loreto, per poi erigere in seguito, precisamente nel 1718, un'altra chiesa che contenesse in sé la prima cappella, ad imitazione, appunto, del tempio di Loreto.
Santa Maria Lauretana di Boschi, litografia Enrico CortyLa cappella maggiore fu ultimata dagli eredi del Senatore Cesare Bianchetti. Nel 1769, la chiesa divenne proprietà degli Hercolani, che nel 1844 la restaurarono. Nello stesso anno qui si eresse canonicamente la Compagnia del Santissimo Sacramento e vi si innalzò il Battistero, aspetto molto importante per chi viveva a Boschi, in quanto fino a quel momento i battezzandi dovevano recarsi o a Baricella o a Malalbergo.

Una bellissima litografia di Enrico Corty ci mostra la chiesa come appariva nel 1847. Viene descritta come internamente spaziosa e dotata di due altari oltre a quello contenuto nella cappella più piccola.

Interno Chiesa Santa Maria Lauretana, BoschiDate le addizioni avvenute nel corso dei secoli ed osservando una foto dell'interno, ho il timore che la cappella originaria sia purtroppo ormai scomparsa. Ma all'interno della chiesa si trova ancora una bellissima Madonna lignea vestita di abiti in tessuto, risalente all’epoca della prima costruzione seicentesca.

 

Oratorio S.mo Crocefisso, BaricellaMi allontano da Boschi per dirigermi verso l'ultima tappa del mio percorso: l'Oratorio del Santissimo Crocefisso, noto anche come Oratorio del Fondo Rosa, si trova al termine della via Savena Abbandonata, in mezzo ai campi coltivati. Per forme e dimensioni, si distacca nettamente da tutti gli altri della zona e dovrebbe risalire al XVII secolo.
Oratorio Santissimo Crocefisso, BaricellaCuriosamente, le informazioni storiche sono scarsissime, ma si può presumere che come altri edifici di culto della zona sia sorto per volere di un facoltoso benefattore probabilmente legato alle attività delle numerose confraternite attive nella zona fino al periodo napoleonico.

Di recente, la zona attorno all'oratorio è stata transennata per impedire sia l'avvicinamento che l'accesso ad estranei, anche se la folta vegetazione che ne ricopre la facciata basta da sola a rendere complessa l'entrata.

Oratorio del Fondo Rosa, BaricellaHo avuto comunque la fortuna di trovare in rete alcune foto scattate sotto al portico che precede l'ingresso all'oratorio, che mostrano due bellissimi dipinti incorniciati ai due lati del portico: uno ritrae il Cristo in preghiera, l'altro una figura femminile, forse la Vergine Maria.
Sopra la porta d'ingresso, è dipinto il Santissimo Sacramento ed all'interno, lo si vede da un'altra foto, affisso sulla parete, si trova un grande crocifisso in legno dipinto con l'immagine del Cristo.

L'oratorio appartiene alla Cooperativa Giovani Coltivatori “Andrea Costa”, che evidentemente non ha trovato soluzioni per la riqualificazione del bene.

 

Oratorio del Santissimo Crocefisso, BaricellaPer tornare a casa, ripercorro questa lunga strada a ritroso, rivisitando con lo sguardo ed il pensiero tutti i luoghi che ho descritto e forse cercando di cogliere qualcosa che mi è sfuggito.
In tutti i miei viaggi nella nostra pianura, ho imparato che c'è sempre un mistero che si nasconde dietro un angolo, una via, una casa. Il bello però non sta nel tentare di svelarlo, ma nella ricerca che porta ad intuirne la presenza.

 



Bibliografia, link ed altri documenti utili alla scrittura dell'articolo: