C'è un momento nella storia in cui un uomo solo, con tre bombe cariche di mercurio fulminante, riesce a far tremare un impero e a cambiare il destino di una nazione. Quell'uomo si chiamava Felice Orsini, e la sera del 14 gennaio 1858, davanti all'Opéra di Parigi, scrisse una pagina che ancora oggi divide gli storici: eroe del Risorgimento o precursore del terrorismo moderno?

Felice OrsiniFelice Orsini fu molte cose insieme: cospiratore e letterato, soldato e fuggiasco, idealista e uomo d'azione. Un carattere "pieno di contrasti", come lo definì il suo biografo Alessandro Luzio, capace di "impetuosa violenza" quanto di "squisita simulazione". Nato a Meldola il 18 dicembre 1819, respirò aria di rivoluzione fin dalla culla. Suo padre, ex ufficiale napoleonico carbonaro, pagò con l'arresto il prezzo delle sue idee. Il piccolo Felice venne affidato allo zio Orso, ricco commerciante imolese.

Ma il giovane non era fatto per la vita borghese. A dodici anni scappò per unirsi ai moti del 1831. A diciassette uccise un domestico dello zio: grazie al vescovo di Imola – futuro papa Pio IX – la pena fu commutata in otto giorni di esercizi spirituali.

Chi lo conobbe rimase colpito dalla sua personalità magnetica. Alessandro Herzen scrisse che "individualità come quella di Orsini sbocciano soltanto in Italia. Sono artisti e cospiratori, martiri e avventurieri". La scrittrice Malwida von Meysenbug lo descrisse come "il vero romano con naso aquilino, sguardo vivo, occhi scuri e fronte alta". Il giornalista Enrico Montazio notò che "l'eleganza dei modi e la nobiltà dei tratti lo avrebbero rivelato egualmente per quello che era: un perfetto gentleman". Persino Pellegrino Artusi lo ricordò in una trattoria bolognese, descrivendolo come "giovane simpatico, snello, occhi nerissimi, capelli crespi".

Papa Pio IX concede l'Amnistia nel 1846Nel 1839 si iscrisse a Legge a Bologna, dove si laureò nel 1843. Gli anni universitari lo segnarono particolarmente: conobbe Mazzini e aderì alla Giovane Italia, che predicava l'insurrezione repubblicana anche attraverso l'eliminazione fisica dei tiranni. Orsini abbracciò questa visione senza riserve.

Felice Orsini, fuga dalla fortezza di MantovaLa sua vita divenne un susseguirsi di cospirazioni e fughe. Nel 1844 venne condannato all'ergastolo. L'amnistia di Pio IX lo liberò nel 1846, ma lui tradì subito la promessa di "non disturbare l'ordine pubblico". Durante la Prima Guerra d'Indipendenza combatté come capitano. Nel 1849 venne eletto deputato alla Repubblica Romana, dove dimostrò durezza come Commissario ad Ancona.

Caduta la Repubblica, iniziò l'esilio. A Nizza aprì un commercio di canapa e studiò geografia militare. Ma l'azione lo chiamava: tentò insurrezioni in Toscana, Liguria, Valtellina. A Milano costituì la Compagnia della Morte per eliminare gli ufficiali austriaci di alto rango.

Sotto falso nome – il passaporto del poeta tedesco Herwegh, fornitogli dall'amica Emma – si recò in Ungheria per fomentare rivolte. Arrestato, finì nel carcere di Mantova in attesa della condanna a morte. Ma nella notte tra il 29 e il 30 marzo 1856 compì una fuga leggendaria, raccontata in un libro londinese che vendette migliaia di copie.

Felice Orsini mentre fabbrica le Bombe all'OrsiniA Londra tenne conferenze sulla causa italiana. Ma fu anche il periodo del doloroso distacco da Mazzini, causato dai continui fallimenti. Maturò allora una convinzione: solo un gesto clamoroso avrebbe cambiato il corso degli eventi. Quel gesto doveva colpire Napoleone III.

Le bombe che progettò – cariche di mercurio fulminante – sarebbero diventate tristemente famose come "bombe all'Orsini". Quella sera del 14 gennaio 1858, tre ordigni esplosero davanti all'Opera di Parigi. L'imperatore rimase illeso, ma otto persone morirono e 142 rimasero ferite.

Attentato a Napoleone III da parte di Felice Orsini, 1858Dal carcere non chiese grazia. Scrisse invece una lettera profetica: "Sino a che l'Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell'Europa e quella Vostra non saranno che una chimera. Liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque". Napoleone III, colpito, ne autorizzò la pubblicazione. Quelle parole lo convinsero ad appoggiare la causa italiana l'anno successivo.

Il 13 marzo 1858, Felice Orsini salì sul patibolo parigino insieme al suo complice Pieri. Aveva trentotto anni. La ghigliottina cadde su un uomo che incarnava tutte le contraddizioni del Risorgimento: l'idealismo e la violenza, il sacrificio e la crudeltà, il sogno repubblicano e il metodo terroristico. Il film "Noi credevamo" di Mario Martone gli dedica quaranta minuti dei suoi centottanta, riconoscendogli un ruolo centrale nella narrazione dei "perdenti e degli sconfitti" del nostro Risorgimento.

Esecuzione di Felice Orsini, 1858Oggi, a Imola, una lapide ricorda il suo sacrificio e una via porta il suo nome. A Meldola, il suo paese natale, una targa del 1909 ne commemora la nascita. Ma l'eredità di Orsini va oltre le lapidi e i monumenti. Il suo attentato fu il primo di una lunga serie che avrebbe insanguinato l'Europa, culminando con quello di Sarajevo del 28 giugno 1914, che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. Antoni Gaudí lo immortalò sulla facciata della Sagrada Familia come un demonio che porge una bomba a un anarchico – un giudizio severo, forse, ma che testimonia l'impatto duraturo della sua figura.

Antoni Gaudì, scultura sulla Sagrada FamiliaMartire o terrorista? La domanda resta aperta, perché Felice Orsini fu entrambe le cose e nessuna delle due completamente. Fu un uomo del suo tempo, quando l'ideale politico poteva giustificare la violenza, quando il confine tra patriottismo e fanatismo era sottile come la lama di una ghigliottina. Quello che è certo è che la sua vita "veramente avventurosa, generosa e tragica" – come recita il catalogo delle celebrazioni del 2008 – continua ad interrogarci sul prezzo della libertà e sui limiti dell'azione politica.

Nei suoi ultimi istanti, prima che la lama cadesse, Orsini rimase fedele a se stesso: indomito, coerente con le sue idee fino all'ultimo respiro, convinto che il suo sacrificio non sarebbe stato vano. E in un certo senso non lo fu: un anno dopo l'Italia iniziò davvero il cammino verso l'indipendenza. Ma a quale prezzo, e con quali ombre, resta una domanda che la storia non ha ancora finito di porci.

Fonti:

Felice Orsini: un martire del Risorgimento oppure un terrorista? - Presentazione a cura di Gianluigi Tozzoli presso la sede di Coop. Andrea Costa, Imola (23/04/2025)

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

Copyright e diritti d'autore

Sono l'autrice di tutti i contenuti presenti in questo blog, eccetto alcune immagini delle quali è citata la provenienza e/o l'autore.
Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione e l'utilizzo di testi e immagini presenti nel sito, salvo espressa autorizzazione da richiedersi attraverso il modulo Contatti.

Newsletter