Percorro una lunga stradina ghiaiosa che fiancheggia uno sconfinato campo di colza. Villa Gozzadini di Villanova di Castenaso è oltre il limite dell'allegro colore giallo dei fiori.
E' triste vederla così abbandonata ed in degrado mentre l'immenso parco che la circonda si è già risvegliato dall'inverno. Ma fermarsi all'aspetto esteriore andrebbe a discapito della sua lunga storia e delle vicende ad essa correlate, che meritano di essere raccontate.
Le origini della villa risalgono infatti alla metà del XVI secolo – a dimostrarlo è un disegno di Egnazio Danti del 1578 - e furono i Gozzadini a farla costruire. Questa famiglia, che compare nei documenti bolognesi già a partire dall'anno Mille, è nota per avere sempre ricoperto posizioni di prestigio nelle vicende della città. Furono infatti tra i primi a ricoprire un seggio nel Senato cittadino nel 1466 e lo conservarono quasi ininterrottamente fino alla soppressione napoleonica.
Le proprietà dei Gozzadini a Bologna e nel contado bolognese erano numerose e la Villa Nova dei Gozzadini era una tra le più rinomate.
Si tratta di un notevole esempio di insediamento suburbano di origine cinquecentesca, organizzato secondo i criteri compositivi tipici del "giardino-campagna", impostato su due assi ortogonali al cui incrocio si situa la villa padronale, circondata dal parco e dai fabbricati rurali di pertinenza.
I quattro semiassi convergenti verso la villa sono tuttora individuabili nel viale alberato con doppio filare di pini che collega verso ovest la villa alla strada comunale, nel percorso rettilineo che si sviluppa verso nord, nel doppio filare di platani e aceri che si articola verso sud e, in continuità, dal filare di gelsi e viti che prosegue fino alla fascia arborea costeggiante il Torrente Samoggia.
Nell'area circostante la villa sono inoltre presenti numerosi esemplari secolari di Cedro del Libano, che costituivano parte del parco originario, mentre la parte restante del giardino-campagna è costituita dai tradizionali appoderamenti a seminativo.
L'aspetto della villa è sicuramente diverso da quello originario. Questo perché a partire dal XVIII secolo il palazzo fu ampliato sui fianchi ed alzato di un piano con eliminazione della torre colombaia cinquecentesca. I lavori furono intrapresi con molta probabilità da Ulisse Giuseppe Gozzadini, Vescovo di Imola, dal 1710.
Quello che vediamo oggi è un notevole edificio con un pianta molto articolata, costituito da un compatto corpo principale a tre livelli saldato a due corpi più bassi, a doppio livello, disposti stereometricamente ad est e ad ovest rispetto al nucleo centrale. Al corpo occidentale si articola ortogonalmente, verso nord, una lunga "manica" sviluppata su due livelli fuori terra.
La villa conserva allo stato attuale la configurazione settecentesca, caratterizzata dal notevole equilibrio compositivo della facciata meridionale aperta al centro da un elegante portale ad arco con pilastri aggettanti e mensoloni a sostegno del sovrastante balcone ottocentesco chiuso da parapetto metallico. Elementi architettonici che si ripetono nel prospetto settentrionale.
Del complesso architettonico-territoriale fanno inoltre parte un articolato fabbricato comprendente casa colonica, magazzini, stalla e fienile, realizzato probabilmente alla fine dell'800 ed un edificio di minor volume, adibito a stalla e fienile (casella), verosimilmente del primo Novecento.
Tuttavia, nonostante questi pregevoli elementi esterni, la vera meraviglia, a mio avviso, si cela all'interno: l'antico corpo centrale presenta la caratteristica loggia passante completamente affrescata con vedute archeologiche spartite da semicolonne ioniche e soffitti affrescati con paesaggi. In un'altra sala restano invece sei bellissime tempere con quadrature e sfondati architettonici di ispirazione bibienesca datate 1719.
Al piano terreno si conservano altri pregevoli ambienti, caratterizzati dagli originali pavimenti in cotto, dai camini e dalle cornici delle porte.
Il piano nobile, di maggiore altezza, è connotato dalla loggia centrale coperta da volta ribassata e dagli stessi elementi architettonici presenti al piano terra.
Mentre osservo gli affreschi affascinata mi sento trasportata per un attimo a tre secoli fa e immagino gli ospiti della villa attraversare la loggia ed ammirare le splendide decorazioni create sia per amore della bellezza e dell'arte, sia per accogliere e dare il benvenuto a chiunque avesse avuto modo di vederle.
Per continuare il mio percorso lungo la storia della villa, devo tornare all'esterno. Sulla parete del lato sud della villa è infatti affissa una lapide che dice:
"Questa casa di villeggiatura costruita in luogo abitato anticamente da gente pre-etrusca, appartenne, insieme ai circostanti poderi, a Giovanni Gozzadini, storico e archeologo insigne, che illustrò le origini ed il contenuto dei 193 sepolcri qui dissepolti e pervenne nel MDCCCIC (1899) allo Spedale Maggiore, erede della figlia Gozzadina, benefica fondatrice dello spedale pei bambini che ne perpetua il nome. L'Amm.ne Ospedali P.A. 1932 X.E.F."
Il Conte Giovanni Gozzadini, nato nel 1810, ultimo discendente maschio di questa antica e nobile famiglia, fu lo storico ed archeologo più illustre di Bologna. Divenne Senatore del Regno, presidente della Deputazione di Storia Patria e Direttore del Museo Civico di Bologna, perché a lui si devono importantissime ricerche storiche e scoperte archeologiche compiute in particolare tra il 1848 ed il 1881.
Ma questa lapide parla di una delle scoperte più importanti del secolo, quella della Civiltà Villanoviana, che avvenne grazie agli scavi effettuati, tra il 1853 ed il 1856, nel podere Camposanto di proprietà del Gozzadini, in località Caselle, tra Castenaso e San Lazzaro, che portarono al rinvenimento di una vasta necropoli ad incinerazione e a inumazione. E' interessante fare notare come il termine "villanoviano", ideato originariamente dal Gozzadini, non facesse riferimento ad una civiltà (visto che per altro il dibattito sull'appartenenza dei reperti alla civiltà etrusca, come riteneva inizialmente il Gozzadini, durò per anni), ma piuttosto alla zona nella quale il ritrovamento avvenne, cioè vicino a Villanova di Castenaso. In effetti, l'indicazione del Gozzadini fu intenzionalmente poco veritiera, poiché mantenendo l'ambiguità sull'ubicazione esatta della necropoli desiderava evitare possibili attività di depredazione dei contesti scavati.
Tuttavia, il priore di San Lazzaro, non appena ebbe notizia del ritrovamento di importanti "tesori", fece intervenire i gendarmi per impedire il trasporto dei reperti dal podere di Caselle alla villa di Villanova di Castenaso e denunciò il conte alle competenti autorità pontificie, rappresentate dalla Commissione Ausiliaria di Antichità e Belle Arti, perché non aveva chiesto l'autorizzazione agli scavi, come avrebbe dovuto in ottemperenza all'editto del Cardinale Pacca del 1820. Tuttavia, il presidente della Commissione Ausiliaria era il Marchese Virgilio Davia, caro amico e lontano parente del conte Gozzadini. Grazie al Davia, il Gozzadini ebbe così, in deroga alla legge, la possibilità di continuare le sue ricerche, con l'impegno di comunicare con comodo alle autorità i risultati delle sue scoperte attraverso una relazione.
Va detto poi che col Plebiscito del 1860, entrando in vigore la Legge Piemontese, quindi il Codice Civile Sabaudo, tutti gli oggetti ritrovati erano pienamente di proprietà del proprietario del terreno, quindi del conte Gozzadini.
D'altro canto, nessuno può negare che Giovanni Gozzadini e sua moglie, Maria Teresa Serego Alighieri, detta Nina, siano stati i degni custodi delle loro scoperte, attraverso la minuziosa opera documentaria e di preservazione dei reperti. Nina partecipò attivamente alle operazioni di scavo, disegnò alcune tombe, lavorò alla ricomposizione di quasi tutto il vasellame recuperato e discusse col marito dei problemi archeologici e storici che emergevano dalla documentazione recuperata.
Fu anche grazie a quest'opera che Villa Gozzadini, già molto frequentata, divenne un centro di vita culturale e sociale, che ospitava frequentemente personaggi quali Giosue Carducci, Marco Minghetti, Enrico Panzacchi, Alfonso Rubbiani.
Alla morte del conte, il 25 giugno 1887, tutto il patrimonio del Gozzadini passò alla figlia, Gozzadina Gozzadini Zucchini, l'ultima discendente di questa nobile stirpe, che decise di donare tutti i suoi averi, compresa la villa, all'Amministrazione degli Ospedali di Bologna, per la costruzione dell'ospedale per bambini che porta ancora il suo nome.
Era la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
Bologna, grazie alla generosità di Gozzadina, aveva ottenuto quello che sarebbe diventato uno dei migliori ospedali pediatrici che esistano in Italia. Ma lentamente, con il passare del tempo, il nome della famiglia ed il ricordo dell'opera compiuta da Giovanni Gozzadini vennero sempre più confinati nei libri di storia e destinati ad un pubblico accademico.
Così anche sulla villa dell'archeologo, intesa come patrimonio storico, scese il velo dell'oblìo. Del secolo scorso le informazioni rilevate non sono moltissime. Sappiamo che durante il secondo conflitto mondiale venne utilizzata come rifugio per gli sfollati e che fino alla fine del secolo scorso fu parzialmente abitata ed utilizzata probabilmente anche per scopi agricoli. Negli anni '80, il tetto fu ricostruito, nonostante il corpo centrale fosse già in evidente stato di abbandono e degrado, e la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Bologna, con un provvedimento, dichiarò l'immobile di interesse storico-artistico, vincolo che fu poi esteso nel 2004 ad altri mappali.
Nel corso degli ultimi anni sono state diverse le iniziative della comunità di Castenaso a favore della riqualificazione della villa. Si prefigurava anche una futura ristrutturazione con subentro di una beauty farm e contestuale creazione di sentieri ciclo-pedonali pubblici incastonati nel parco fluviale. Di nuovo nel 2021 si parlò di un progetto di recupero avviato dalla proprietà ma bloccato dalla Soprintendenza e poi di una possibile vendita, ma dallo stato attuale della villa è chiaro che nessuna di queste iniziative è andata a buon fine.
Mentre mi allontano da Villa Gozzadini, provo emozioni contrastanti: da una parte spero che la luce torni ad illuminare la grande loggia passante del palazzo rivelando le sue bellezze nascoste da tanti, troppi anni. Dall'altra, temo, come molti, che il tempo e l'incuria trasformeranno la villa come le vedute archeologiche raffigurate nei suoi affreschi: magnifiche e gloriose, ma ormai prossime alla rovina.
Un grande dilemma che sempre si pone con l'avvicendarsi delle epoche, i passaggi di proprietà, e a volte l'incapacità dell'essere umano di valorizzare quanto di più prezioso rimane sul territorio della nostra storia.
Bibliografia, documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- "Dissegni di alcune prospettive di Palazzi Ville e Chiese del Bolognese fatti nel tempo del Sig. Cardinale Paleotti Arcivescovo di Bologna, di Egnazio Danti, 1578" – Villa Nova dei Sig.ri Gozzadini – disegno n. 192
- Carte storiche in Emilia-Romagna dal 1580 al 1852 – applicazione del Geoportale della Regione Emilia Romagna – Carta di Andrea Chiesa del 1742 (immagine ottenuta cercando Via Villanova, Castenaso)
- Ville del Bolognese di Giampiero Cuppini e Annamaria Matteucci – Zanichelli, Bologna (1969) – Villa Gozzadini e Giovanni Gozzadini– pagg. 6/31/121/332/343/353
- Catalogo dei Beni Culturali
- "Verucchio e l'idea dei Villanoviani, da Pigorini ad oggi" – video a cura del Museo delle Civiltà e Museo Civico Archeologico di Verucchio - Intervento di Filippo M. Gambari (parte riguardante lo scavo "clandestino" della "necropoli di Villanova")
- "La scoperta di Villanova e il conte Giovanni Gozzadini" di Daniele Vitali – pubblicazione su academia.edu
- "Progetto di restauro, di consolidamento e utilizzo del processo BIM nel caso di studio di Villa Gozzadini in Castenaso (Bo)" – Tesi di Stanzani Andrea (2020), Università di Bologna, Corso di Studio in Ingegneria edile (documento scaricabile unicamente dagli studenti dell'Ateneo, quindi non è stato possibile consultarlo, ma è giusto segnalarlo)
- "Quel che rimane di Villa Gozzadini, la casa dell'archeologo più illustre di Bologna" – articolo a cura di Sonia Ricchetti pubblicato su BolognaToday (16/04/2018)
- La Famiglia Gozzadini a Bologna – a cura del sito "Guido Barbi, Passione Fotografica"
- "25 giugno 1887 – Muore Giovanni Gozzadini, padre dei villanoviani" – da Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi del sito bibliotecasalaborsa.it
- Villa Gozzadini, Villanova di Castenaso (BO) – video realizzato da London Drone Italy
- "Architetti per un giorno. Villa Gozzadini vista dai bambini" – iniziativa a cura del MUV, Museo della Civiltà Villanoviana in collaborazione con Arthea.lab e BCM Sport (ottobre 2021)
- Post su Facebook:
- "Un luogo del cuore nel territorio di Castenaso: la Villa Nova dei Gozzadini"- Pagina del MUV di Villanova di Castenaso (29/03/2012)
- "Sosteniamo l'iniziativa dei cittadini di Castenaso e facciamo girare il volantino allegato"- post di Carlo Giovannini (28/05/2016)
- "La nostra bella villa Gozzadini" - post di Marco Lanzoni (11/01/2021)
- "Villa Gozzadini ???" - Pagina Facebook di "Castenaso, si Cambia" (10/07/2021) - Articoli correlati su questo sito:
- Il MUV di Villanova di Castenaso (BO) e la Cultura Villanoviana - Galleria immagini su Facebook: "Urbex – Villa Gozzadini"