Arriva un momento nella vita di ogni uomo di disporre, prima della sua morte, della sua sepoltura. Non fece diversamente il celebre ed illustre scienziato bolognese Marcello Malpighi quando, nel 1691, decise di essere tumulato nella Chiesa dei Santi Gregorio e Siro, in via Montegrappa 15 a Bologna. Tuttavia, la sepoltura del suo corpo fu oggetto di vicende legali e storiche che ancora oggi si potrebbero definire imbarazzanti.

Monumento funebre di Marcello Malpighi, Bologna
Riavvolgiamo per un attimo il tempo a molto prima della dipartita di Marcello Malpighi.

Tutto cominciò nel 1680, quando il Dott. Giacomo Danioli si rivolse ai Padri di S. Gregorio per l'acquisto di una sepoltura nella chiesa con l'intenzione di formalizzare legalmente l'acquisizione.

Danioli aveva tre parenti tra i Padri di S. Gregorio: suo fratello P. Giuseppe Danioli e i suoi due cugini Padre Tommaso e Marc'Antonio Danioli. Quest'ultimo, non appena seppe che Giacomo aveva fatto richiesta di un sepolcro, si affrettò a fare incidere sulla lapide della tomba desiderata dal cugino la scritta "1680 DE DANIOLIS" oltre a farla ristrutturare all'interno. Praticamente, gliela riservò prima che fossero convenuti ad accordi ufficiali, pertanto quando Padre Marc'Antonio informò il cugino in merito, quest'ultimo ribadì di voler acquisire il sepolcro con l'assenso capitolare e dietro l'esborso della consueta donazione.

Il caso però volle che il Dott. Giacomo Danioli, inviato a Piacenza dal fu Cardinale Girolamo Boncompagni, morisse nello stesso anno e, sembra, senza poter portare a termine l'acquisto della sepoltura né esservi sepolto, lasciandola così libera da vincoli.


Marcello MalpighiQuindi, i Padri di S. Gregorio, quando il Malpighi si rivolse a loro nel 1691 per l'acquisto di un sepolcro per sé, sua moglie Francesca Massari e i suoi eredi, non esitarono a concedergli quello stesso sepolcro che frettolosamente il Padre Marc'Antonio Danioli aveva marchiato con l'incisione "1680 DE DANIOLIS".

Il Malpighi ne fece regolare acquisto con rogito del 12 aprile 1691 e dispose mediante testamento che le sue spoglie mortali venissero trasferite da Roma (dove si era trasferito) a Bologna per essere seppellite nella Chiesa di S. Gregorio.

Lo scienziato morì il 29 novembre 1694, ma la sua salma fu traslata a Bologna solo ai primi dicembre dell'anno successivo (il corpo dello scienziato ebbe provvisoria sepoltura nella Chiesa di S.S. Vincenzo e Anastasio di Roma).

Ora, è incredibile constatare come gli eventi si incrociarono in modo tale da creare un pasticcio colossale. Infatti, mentre si attendeva la salma del Malpighi a Bologna, morì D. Giuseppe Danioli, figlio di Giacomo Danioli, e i parenti del defunto si rivolsero ai Padri di S. Gregorio chiedendo che la salma fosse inumata nel famoso sepolcro sulla cui lapide si leggeva la scritta "1680 DE DANIOLIS", che per altro non era mai stata sostituita dalle nuove lapidi che il Malpighi aveva previsto di apporre nell'atto di compera della tomba. I religiosi negarono il consenso, sostenendo che il diritto su tale sepolcro apparteneva a Marcello Malpighi in virtù dell'acquisto da lui fatto e che inoltre si stava attendendo la sua salma da Roma per esservi inumato.

 

Chiesa dei S.S. Gregorio e Siro, BolognaMa i Danioli non mollarono e si rivolsero al Foro Arcivescovile, ottenendo dal Vicario Generale della Diocesi il precetto, diretto ai Padri di S. Gregorio, di non dare sepoltura ad alcun cadavere nella tomba oggetto di contesa, in attesa di ulteriori decisioni.

 

Mentre gli atti legali seguivano il loro corso, la salma del Malpighi giunse a Bologna in una cassa di legno. Il 20 dicembre 1695 si celebrarono i solenni funerali (anche se Malpighi aveva disposto che "niuna pompa funebre" avvenisse), dopo i quali si sarebbe dovuto procedere alla tumulazione nella tomba che lo scienziato aveva acquistato quattro anni prima. Tuttavia, persistendo il precetto inibitorio del Vicario Generale, i religiosi si videro costretti ad attendere. Ma siccome gli atti legali andavano per le lunghe, il 10 febbraio 1696 si riunirono capitolarmente alla presenza di un notaio e decisero di riporlo comunque nella tomba contestata, spinti dalla necessità di dar sepoltura al cadavere di Malpighi che cominciava a maleodorare. I Padri si dichiararono tuttavia pronti a riesumare la salma per traslarla altrove qualora la lite coi Danioli avesse avuto esito sfavorevole per loro.

La lite tra i religiosi e la famiglia Danioli proseguiva tra sentenze e appelli, ma nel frattempo morì Bartolomeo Malpighi, fratello dello scienziato. Era il 17 agosto 1698 e il suo cadavere fu sepolto in una tomba appartenente ai religiosi "assignata pro interim familiae de Malpighiis ratione litis". Successivamente Giovanni Paolo, Giuseppe ed Alessandro, figli di Bartolomeo Malpighi e nipoti dello scienziato, stanchi di attendere l'esito della lite coi Danioli, richiesero ai Padri di S. Gregorio di regolarizzare la loro posizione, concedendo alla famiglia Malpighi un'altra tomba al posto di quella contestata e loro concedettero verbalmente ai richiedenti l'uso perpetuo di un'altra sepoltura, dal lato opposto rispetto alla tomba acquistata dallo scienziato.
I nipoti fecero trasportare nella loro nuova tomba i corpi dei rispettivi zio e padre e apposero due lapidi, una sul sepolcro con la scritta "MARCELLI MALPIGHI SORUMQUE TUMULUS MDCXCIV" e l'altra nel muro vicino, che citava: "D.O.M. /MARCELLUS MALPIGHIUS/PHILOSOPHUS ET MEDICUS BONON./COLLEGIATUS/IN PATRIA ET PISANA UNIVERSITATE/ORDINARIUS IN MESSANENSI VERO/PRIMARIUS MEDICINAE PROFESSOR/OPERIBUS EDITIS/CLARIORUM EUROPAE ACADEMIARUM/AESTIMATIONEM PROMERITUS/AB INNOCENTIO XII P.M./IN ARCHIATRUM ELECTUS/ AC INTER ROMANOS NOBILES/ET CUBICULARIOS INTIMOS/PARTICIPANTES ADSCRIPTUS/IN PROXIMO COENOTAPHIO QUOD SIBI/ET POSTERIS EXTRUI MANDAVERAT/REQUIESCIT/ANN. SALUT. 1694 AETATIS SUAE 67". Dopo di che chiesero ai Padri di S. Gregorio di ratificare nelle forme legali la concessione verbale della sepoltura, cosa che avvenne il 24 maggio 1710.

In pratica, gli eredi Malpighi avevano posto ufficiosamente fine alla diatriba coi Danioli, che non si sa esattamente come si concluse: dopo oltre vent'anni, infatti, gli atti legali si interruppero tanto da far ipotizzare l'archivio della pratica o la rinuncia da una delle due parti. Ma altri elementi inducono a pensare che l'ebbero vinta i Danioli perché i libri dei morti di S. Gregorio recano i nomi di membri di questa famiglia sepolti posteriormente all'epoca della lite "nel sepolcro a loro spettante in detta chiesa". Viene da pensare, dunque, che se effettivamente i Danioli ottennero la vittoria sulla lite, le loro ragioni dovevano essere sostenute da validi argomenti e che realmente, in buona fede o no, i religiosi avessero venduto al Malpighi un sepolcro già acquistato da altri.

 

Conte Luigi SalinaAd ogni modo, gli eredi Malpighi proseguirono in pace nel seppellire i defunti di famiglia nella loro nuova tomba, dove, dopo Marcello Malpighi e suo fratello Bartolomeo, fino al 1796 vennero seppellite altre quattordici salme.
Dopo tale data nessuno fu più sepolto nell'arca dei Malpighi e di lì a pochi anni si cessò definitivamente di inumare i defunti nelle chiese, secondo quando disposto dall'editto napoleonico di Saint-Cloud del 12 giugno 1804.

La tomba dei Malpighi rimase intatta fino al 1838, quando il conte Luigi Salina, che aveva il patronato della cappella dedicata a S. Camillo nella chiesa dei S.S. Gregorio e Siro, fece trasportare le ossa dello scienziato dalla tomba in un loculo posto nel pavimento della chiesa, dinanzi alla sua cappella, che ricoprì con la vecchia lapide apposta sul sepolcro dei Malpighi recante la scritta "MARCELLI MALPIGHI SORUMQUE TUMULUS MDCXCIV". L'altra lapide, quella collocata nel muro vicino alla tomba dei Malpighi, venne invece murata nella parete laterale sinistra della cappella.

Lapide Luigi Salina nella Cappella di San CamilloA lato destro della cappella appose un'iscrizione commemorativa della traslazione, che dice: "ALOISIUS SALINA/ ADU. COM. EQ. COR. FERR./ PATRONUS CELLAE/ CULTOR CAELITIS TUTELARIS/ OSSA/ MARCELLI MALPIGHI/ VIRI PER ORBEM CLARISSIMI/ CUM INSCRIPTO LAPIDE/ EX ABDITIS OBSCURES DOCIS/ VIRTUTES HONORANDAE CAUSSA/ INFERENDA CURAVIT/ A.M. DCCCXXXVIII".

 

Delle operazioni compiute dal Salina è rimasta memoria soltanto attraverso scritti contemporanei.

Solo nel XX secolo ci si tornò ad occupare delle spoglie mortali dello scienziato. Nel 1908, in occasione del rifacimento del pavimento della chiesa, si procedette al rinnovamento della tomba del grande anatomico. La cassa di quercia, sul coperchio della quale è incisa l'iscrizione OSSA MARCELLI MALPIGHI, venne foderata di una lamina di zinco, che nel mezzo lascia visibile attraverso un vetro la breve iscrizione. Dopodiché, a spese del Comune, tutta la cella interna venne rivestita in marmo. Il loculo fu poi chiuso con una nuova lastra di marmo su cui fu posta la semplice iscrizione "OSSA M. MALPIGHI". La lapide andava così a sostituire quella originaria con la scritta MARCELLUS MALPIGHI SUORUMQUE TUMULUS MDCXCIV, che il conte Salina aveva conservato.

Nel 1922, al termine del congresso tenuto a Bologna dalla "Società Italiana di storia delle scienze mediche e naturali", alcuni congressisti portarono una corona votiva alla tomba dello scienziato ed ottennero di vedere la piccola casseta-urna che raccoglieva le ossa di Malpighi dopo l'ultima traslazione.

Alcuni anni dopo, il 26 settembre 1928, Filippo Franchini, che da tempo svolgeva ricerche sul Malpighi, effettuò una ricognizione dei resti mortali dello scienziato, desideroso di vedere come, dopo tante traslazioni, si fossero conservati e di verificarne l'autenticità.
Vennero rinvenuti un cranio fragilissimo e sgretolato, che presentava diverse lesioni e quattro ossa lunghe che corrispondevano a ben quattro femori. Si notarono poi frammenti d'ossa del bacino e una mandibola con alcuni denti. Terminata la ricognizione e fotografato il cranio, la cassetta venne richiusa e ricollocata al suo posto.

La ricognizione fornì al Franchini la conferma dei suoi sospetti sull'autenticità di quelle ossa, che le evidenze dimostrarono non poter essere di Marcello Malpighi, specie il cranio, che non mostrava nessuna traccia della resezione della calotta cranica operata durante l'autopsia sul cadavere dai Dottori Giorgio Baglivi e Gian Maria Lancisi per determinare la causa della morte dello scienziato.

Dal momento che dopo il Malpighi furono sepolte nella tomba altre quindici persone, è ragionevole pensare che quando il Salina aprì l'arca dei Malpighi per cercarvi le spoglie dello scienziato si trovò davanti ad un ammasso confuso di feretri e di ossami e fu impossibile per lui identificare quali fossero i resti del grande anatomico. Il Salina non rinvenì nemmeno la lastra di piombo con la scritta "MARCELLUS MALPIGHIUS OBIIT ROMAE DIE XXIX NOVEMBRIS HIC CONDITUS DIE P. DECEMBRIS MDCXCIII" inchiodata sul coperchio della cassa entro cui il Malpighi fu seppellito nella tomba contestata dai Danioli e probabilmente eliminata dagli eredi durante la prima traslazione del corpo nel 1710 perché danneggiata.

Il fatto che dinanzi a questo problema, il conte Salina decise comunque di collocare nel loculo dinanzi alla sua cappella quelle ossa mescolate, fa quantomeno supporre che fosse animato dal desiderio di aumentare il lustro e il decoro della famiglia, ipotesi che potrebbe essere avvalorata anche dalla lapide che appose a memoria della traslazione da lui operata.

 

Monumento funebre Marcello Malpighi, Chiesa di S. Gregorio BolognaNel 1965 l'Università di Bologna ha eretto un nuovo monumento funebre al Malpighi nella chiesa dei S.S. Gregorio e Siro a poca distanza da quel "sepolcro della discordia" tra i Padri di S. Gregorio e la famiglia Danioli che lo scienziato aveva acquistato per sé e i suoi famigliari.
Il monumento, progettato dallo scultore Bruno Boari, è composto da un'arca di marmo nero sulla quale si innalza una stele con epigrafe, sormontata dal busto in bronzo del Malpighi, opera dello scultore Cesare Vincenzi. L'iscrizione appostavi dice: IN MEMORIAM / MARCELLO MALPIGHI/ PHYSICI IN ORBE TERRANUM CLARISSIMI /ARCHIATRI AB INNOCENTIO XII P.M. ADLECTI / QUI CREVACORII A. MDCXXVIII NATUS / ROMAE A. MDCXCIV OBIIT / ITALI PEREGRINI / MONUMENTUM VENERABUNDI INVISENTES / VIRI DE HOMINUM GENERE BENE MERENTISSIMI / SUMMUM INGENIUM / INTEGERRIMAM VITAM / FORTEM STRENUAMQUE MENTEM.

 

Marcello Malpighi, Teatro Anatomico BolognaUna "mente instancabile". Questo sarebbe bello ricordare di quello scienziato che ha rivoluzionato la medicina ed al quale tutti dobbiamo moltissimo.

Ma se gli uomini che hanno documentato questa storia, anche attraverso le iscrizioni sulle lapidi, per quanto in parte scomparse, avessero aderito alla massima del "queta non movere" alla quale l'Amministrazione Parrocchiale di S. Gregorio era sempre stata ligia (specie durante la ricognizione del Franchini), oggi avanzeremmo senza un frammento di consapevolezza storica.

 

Si può vivere (e morire) senza sapere? Può darsi, ma non credo siate arrivati fino alla fine di questo lungo articolo per mera curiosità.

 

 

Bibliografia, documenti, link ed altri materiali utili alla stesura dell'articolo:

 

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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