C'è un confine pressoché invalicabile fra noi, il Borgo di Bastia e Palazzo Scarselli di Pegola di Malalbergo: si tratta di una vegetazione fitta, in grado di oscurare sia il luogo che il suo passato.
Gli edifici del borgo ed il palazzo signorile hanno un'origine che definirei piuttosto “recente”, in relazione a quanto scoperto sullo sviluppo del territorio nel corso dei secoli attraverso mappe e diversi altri documenti.
L'area entro la quale sorgono il Borgo di Bastia e il Palazzo Scarselli è nota fin dal Medioevo. Questa notorietà la dobbiamo principalmente alla presenza del Canale Navile, che nel 1287 venne ulteriormente allungato verso Ferrara, sino a Malalbergo lambendo Castel Maggiore e Pegola, che allora si estendeva dalla vecchia chiesa di SS. Cosma e Damiano al Borgo di Bastia.
Il Navile, che attraversava un'area palustre sconvolta a più riprese dalle esondazioni del Reno, doveva raccordarsi al cosiddetto Canale della Fossa che sboccava a nord sulla riva destra del Po di Primaro a circa tre miglia da Ferrara, assicurando in tal modo il collegamento con il principale crocevia dell'area basso-padana
Nel 1371, Pegola venne annoverata tra i siti della Descriptio civitatis Bononie eiusque comitatus
del cardinale Anglico nell'ambito territoriale «De Vicariato Galerie»: «Comune terre Peole habet inter fumantes et habitatores focularia XLVIIII». Cioè, una terra popolata da fumanti (gli abitanti della campagna tenuti a pagare un'imposta personale) con 48 abitazioni.
Tra il 1378 ed il 1392, il Comune di Bologna, con l'obiettivo di consolidare ed estendere il proprio controllo politico, militare, economico e demografico sul territorio del contado, decise di promuovere il ripopolamento delle campagne così da sostenere le produzioni agricole destinate a soddisfare le necessità annonarie della città. L'espressione più tangibile di questi propositi egemonici fu la risistemazione della rete di fortificazioni posta a tutela del contado, la costruzione ex-novo di fortezze e la fondazione di nuovi castra di popolamento.
A Pegola, nel 1387, come attestano alcuni mandati dei mesi di novembre e dicembre, «Anthonio Martini muratori» e «Guidonis Cavacini Magistro Lingnaminis» vennero qui impiegati per la costruzione di un fortilizio, definito “bastia di Pegola”.
Vengono inoltre documentati diversi interventi nel corso degli anni successivi volti a riparare le rive del canale navigabile. Direi che ci sono gli elementi necessari a supporre che l'area nella qualesi trovano borgo e palazzo signorile abbia tratto il toponimo dall'antica fortificazione che sorgeva in quella zona.
Le notizie successive riguardo all'area di Pegola che ci interessa, risalgono al XVI secolo, cioè al periodo nel quale qui si insediarono i GuastavillaniFilippo Guastavillani (Bologna, 1541 – Roma, 1587) era membro di una famiglia che sin dal XIII secolo si era distinta nelle professioni giuridiche e negli incarichi di governo a Bologna e che agli inizi del Cinquecento era entrata a pieno titolo nell'aristocrazia della città, impegnandosi in un'oculata conduzione delle proprietà terriere e nell'attività imprenditoriale tessile, soprattutto la lavorazione e commercializzazione della canapa e della seta. Il Guastavillani era diventato senatore nel 1572, carica probabilmente assegnatagli per influenza del cardinale Ugo Boncompagni, fratello della madre, che poco dopo fu eletto Papa con il nome di Gregorio XIII. Dal 1574, in qualità di cardinale, ebbe incarichi di soprintendenza generale sull'amministrazione dei domini pontifici e si preoccupava dei rapporti tra Roma e il Senato di Bologna, all'interno del quale era subentrato nel marzo 1576 il fratello Girolamo.
Nel 1579 fu incaricato di fare pressioni sul duca di Mantova a tutela dei produttori di sale della Romagna e di intervenire presso il duca di Ferrara per accelerare la soluzione della controversia estense-pontificia sull'utilizzazione delle acque del Reno, al confine con il Ducato di Ferrara. Nella vicenda, del resto, egli si era già più volte impegnato personalmente, compiendo nel 1577 per ordine del papa un sopralluogo sulle aree interessate.
Guastavillani era interessato alla questione anche perché, insieme con il fratello, possedeva terreni in quelle zone. Fra questi vi era la tenuta della Pegola, che costituiva fonte di cospicui redditi ed era particolarmente curata attraverso bonifiche, migliorie ai sistemi di irrigazione, ristrutturazioni di mulini e fabbricati, rifacimenti di strade. Gregorio XIII intervenne per assegnarne in via definitiva il possesso al Guastavillani e al fratello Girolamo, con una bolla del 6 ottobre 1580.
Per approfondire la conoscenza del territorio, dobbiamo spostarci avanti di circa 200 anni. La carta di Andrea Chiesa del 1742 ci mostra l'area come ancora appartenente ai Senatori Guastavillani. Qui si trovano alcune case e la Chiesa di Bastia. Accanto si estende la Valle di Pegola, che in alcuni documenti è nominata anche Valle di Bastia. Appare chiaro come qui si concentrassero, ancora dopo secoli, gli interessi economici e produttivi dei Guastavillani.
Nella seconda metà dell'Ottocento, non è certo dopo quanti passaggi dai Guastavillani, queste proprietà passarono a Cesare Scarselli, che nel 1874, su disegno di Francesco Sarti, fece costruire un imponente palazzo padronale, come residenza di campagna e centro delle attività amministrative dei suoi possedimenti terrieri, ed il borgo, quale luogo di attività agricole e, probabilmente, anche artigiane.
Nei primi anni del Novecento, Palazzo Scarselli e l'omonima azienda agricola furono acquistati dal signor Brenno Venturi che utilizzò una piccola parte dell'edificio per uso abitativo, mentre la maggior parte dei vani furono adibiti a magazzino per lo stivaggio del riso e come ricovero di attrezzi agricoli.
Nello stesso luogo, ritroviamo ancora il piccolo oratorio settecentesco originariamente dedicato a “Santa Maria della Valle”, fatto edificare dai Guastavillani, che nei primi anni del Novecento fu dedicato alla “Madonna del Rosario”.
Verso la fine dell'Ottocento, l'importanza del Navile decadde ed il canale cadde in disuso. Ma il 19 maggio 1891 fu aperta la linea Bologna – Malalbergo della Tranvia Bologna-Pieve di Cento - Malalbergo, che misurava 38 km. Pegola era il solo paese ad avere tre fermate: Pegola/Boschi, Pegola/Ponticelli e Pegola/Azienda Venturi. La tranvia era intensamente utilizzata sia per il traffico pendolare fra la campagna e gli opifici cittadini che per il trasporto di barbabietole da zucchero, patate e cipolle e l'azienda agricola di Venturi doveva essere uno dei principali centri di raccolta se la tranvia si fermava proprio di fianco al palazzo padronale.
Nell'immediato dopoguerra, nei magazzini che danno sul lato dei campi, i braccianti ricavarono un asilo per i bambini.
Non è certa la data di abbandono definitivo del luogo, ma alcune foto scattate negli anni '80 del '900 mostrano già il borgo in stato di degrado. Si è tentata a lungo la vendita della proprietà, ma senza successo.
Gli edifici agricoli ed il grande palazzo, che presenta ancora lo stemma degli Scarselli sulla facciata, sono chiusi in un silenzio così profondo da sembrare alienati dalla realtà circostante: un mondo che è cambiato, andando avanti.
Vorrei che questo articolo fosse un contributo utile a spezzare quella tacita ed indolente indifferenza verso il luogo, la sua storia e quella del territorio. Perché più il silenzio avanza, meno ci sarà possibile comprenderne l'importanza, leggerne la storia e trasmetterla a chi verrà.
Bibliografia, link ed altri documenti utili alla scrittura dell'articolo:
- Giovanni da Siena (1360?-1438), un “chonponitore e ingeniero” tra Bologna, Ferrara e la Romagna – Tesi di Laurea a cura di Davide Mangolini della Facoltà di Architettura dell'Università di Bologna (2017)
- GUASTAVILLANI, Filippo in "Dizionario Biografico" – Treccani
- Palazzo Venturi – Ex Palazzo Scarselli – tratto dal sito del Comune di Malalbergo
- Palazzo Scarselli – tratto dal sito dell'Associazione Amici delle Vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna
- Immediati dintorni. Guida ad un territorio di pianura (1989) – Malalbergo, Palazzo Scarselli, pag. 95
- Dal Santerno al Panaro – Vol. III – Proposta Edizioni Bologna (1987) – Pegola (Pag. 223)
- Il nostro immenso tram di Davide Damiani e Luigi Zucchini – Tipografia Bagnoli 1920 (2008) – Fermata di Pegola, Proprietà Venturi (pag. 103)
- Andrea Chiesa - Carta del bolognese per quanto esso si estende seguitamente dalle radici della collina sino al Modonese, Ferrarese, ed alla Romagna , 1732-1738
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