E' una serata particolarmente fredda nella campagna di San Giovanni in Triario di Minerbio. Da molto volevamo visitare l'Osteria del Melo e gustarne le specialità, pertanto non abbiamo creduto opportuno aspettare oltre.
L'Osteria si trova sulla via San Donato, laddove un tempo sorgeva il Santuario di S. Maria del Melo con annesso Convento Carmelitano. Esternamente, l'edificio è rimasto quasi intatto, ma all'interno vi sono state grandi trasformazioni nel corso del tempo. Nei primi decenni del Novecento era un grande spazio comune ad uso di tutti i residenti dello stabile, nel quale le donne tessevano con il telaio la tela domestica ed erano conservati gli attrezzi da bucato e altri strumenti per il lavoro bracciantile. Nel 1932, il “salone”, grande spazio interno riservato un tempo alla chiesa, fu preso in affitto da Augusto Bonora come ricovero delle sue macchine agricole: trebbiatrici, presse, scavezzatrici, gramolatrici per la canapa, locomotive a vapore. Fino al 1959 il salone era ancora intatto e presentava resti importanti di decorazioni e dipinti murali. Successivamente, le macchine del Bonora vennero trasferite a Maddalena di Cazzano e nei primi anni '60 il “salone” fu diviso orizzontalmente da un piano in cemento e lo spazio relativo incorporato nel condominio. Purtroppo nell'operazione fu tagliato dal nuovo soffitto il grande affresco ellittico raffigurante l'Incoronazione della Vergine.
Nell'area riservata alla sagrestia era stata ricavata l'officina per il fabbro della località e nel vano attiguo, come sempre accadeva in passato, lavorava il falegname. Questi due artigiani erano indispensabili per la fabbricazione di attrezzi ad uso agricolo, ma è possibile che l'edificio fungesse a quel tempo anche da stazione di posta.
Nel 1994, in occasione dei lavori di ristrutturazione degli spazi adibiti a bottega per far posto all'attuale osteria-ristorante, l'Architetto Stefano Campagna riscoprì e lodevolmente evidenziò alcuni elementi dell'originaria struttura: le colonne in mattoni a sezione circolare del porticato; la base del colonnato situata a 50 centimetri dal pavimento attuale, ancora visibile agli ospiti attraverso due pozzetti illuminati coperti da un vetro antisfondamento; le volte a crociera ripulite e consolidate, che conferiscono al luogo un aspetto di grande suggestione.
Su una parete del locale è dipinta la frase “Dio fece il cibo, ma certo il diavolo fece i cuochi”, più che emblematica della transizione del luogo da santuario e convento a ristorante.
Credo che questa descrizione basti da sola a motivare il mio interesse nel visitare il locale.
Per quanti, però, fossero interessati principalmente all'arte del mangiare, sottolineiamo che il menù è fedele alla migliore tradizione bolognese, ma con qualche proposta alternativa per chi è interessato ad esplorare nuovi sapori.Visto che noi eravamo curiosi, abbiamo scelto i triangoli di pasta fatti a mano ripieni di sugo e melanzane ed il brasato con purè
Il vino è servito in deliziose brocche di ceramica con il logo dell'osteria e la cantina del ristorante è molto ben fornita di vini rossi, rosati e bianchi con etichette italiane ed estere. Perciò, se siete indecisi, lasciate che il personale del locale vi consigli quello più adatto ad accompagnare al meglio il sapore dei vostri piatti.
Abbiamo gradito tutto, dal cibo alla cortesia del personale, ad eccezione di una cosa: l'acustica del luogo. A finestre e porte chiuse, infatti, probabilmente per via delle strutture che ci circondavano, qualsiasi suono all'interno dell'osteria viene amplificato “rimbalzando” contro le pareti senza riuscire a disperdersi:i piatti e i bicchieri, il chiacchiericcio degli ospiti, persino i nostri pensieri. La diretta conseguenza è il trovarsi a mangiare all'interno di un luogo molto rumoroso. Questa è la sola e unica ragione che, purtroppo, ci ha spinto a ritirarci prima del tempo.
Crediamo che l'osteria, con tutta la sua storia e con l'ottimo cibo, sia probabilmente più godibile in primavera ed estate, a finestre aperte, quando i suoni riescono ad uscire e quando nell'aria cominciano a diffondersi i dolci profumi della bella stagione.
Ma chiaramente questo è solo un punto di vista basato sull'esperienza e sulle preferenze personali... o forse una buona scusa per tornare a far visita all'osteria al più presto.
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