Urbex e Luoghi Abbandonati

L'Antica Cartiera del Maglio di Borgonuovo di Sasso Marconi

La nostra esplorazione presso l'Antica Cartiera del Maglio di Borgonuovo di Sasso Marconi (BO) è durata meno di venti minuti. La vigilanza ci ha scovati e condotti gentilmente all'uscita più vicina (un buco nella rete). Ma questo non era certo un buon motivo per rinunciare a raccontarne la lunga ed interessante storia.

 

Antica Cartiera del MaglioLa cartiera sorge in località "Maglio", una frazione sulle rive del Reno nella zona di Borgonuovo, nella quale esistevano fin dal XV secolo un molino e poi un maglio di rame azionati da una ruota ad acqua. Nella metà del XIX secolo gli opifici, condotti dalla ditta Luigi Pasquini di Bologna, erano due: una fonderia di rame con annesse case ad uso degli inservienti e una piccola fonderia di rame a poca distanza dalla principale. Essi si trovavano in una tenuta denominata "Pontecchio", di proprietà del Conte Carlo Marsili, che nel 1873, decise di vendere i diritti d'uso delle acque del canale, le vecchie case del maglio da rame ed i terreni circostanti alla Società Brisi e soci. I nuovi proprietari eressero in quest'area un opificio industriale per la fabbricazione della carta mediante un processo che utilizzava dapprima i residui della canapa e successivamente, dati i risultati totalmente insoddisfacenti ottenuti da questa, i cenci.

 

Antica Cartiera del MaglioNel 1876 Eugenio Brisi vendette l'opificio al socio Giuseppe Marconi, padre di Guglielmo, intitolandolo "Società per azioni Giuseppe Marconi e soci".

A questi subentrò Gaetano Dazzani, il quale, continuando l’azienda ad andar male, la mise all’asta nel 1877.

La cessione della cartiera avvenne soltanto il 24 novembre 1879, a seguito di un incendio scoppiato nel magazzino degli stracci la notte del 10 ottobre che causò gravissimi danni alla già tanto travagliata industria. L'acquirente fu il Conte Antonio Marescalchi, che, in base ad un progetto dell'ingegnere inglese Alfredo Edlmann, la·riedificò dalle fondamenta installando macchinari moderni (pile olandesi di tipo americano), portando la produzione ad alti livelli quantitativi e qualitativi (carta da scrivere, carte da registri e carte di lusso), nominando contemporaneamente Edlmann responsabile della conduzione e amministrazione dello stabilimento, che fu intestato alla Ditta A. Edlmann e Co.

Antica Cartiera del MaglioAlla fine del XIX secolo la cartiera passò a Cesare Ruggeri, che trasformò la fabbrica in una cartiera a macchine continue, azionate dalla forza motrice di opere idrauliche realizzate dallo stesso Ruggeri alla "presa del Maglio", destinandole esclusivamente alla fabbricazione delle veline, in particolare di sigarette, con la denominazione di Cartiera del Maglio, Cesare Ruggeri.

Agli inizi del '900, la Cartiera del Maglio venne unita a quella di Brodano (Vignola), nella Società Anonima Cartiere del Maglio e di Brodano, poi Cartiere del Maglio e di Brodano Società per Azioni, che aveva sede legale a Bologna e due stabilimenti, uno in località Borgonuovo di Sasso Marconi, l'altro nel comune di Vignola. Tra i principali azionisti c'era Ettore Modiano, artefice del grande sviluppo delle due cartiere nel periodo 1926-1956. Le carte da sigarette prodotte con il marchio Casa alleata Saul D. Modiano erano assai ricercate sia nel mercato italiano che in quello estero.

Antica Cartiera del MaglioNegli anni '80 la Cartiera di Brodano cessò l'attività, rimanendo attiva solo quella del Maglio (Cartiera del Maglio S.p.A.). Ma anche quest'ultima cominciò a mostrare i primi segni di crisi. Si mobilitarono all'unisono amministratori e sindacalisti che attivarono i rappresentanti politici. Grazie all'intervento di due parlamentari, uno del PCI e uno della DC, fu assicurata una commessa importante all'impresa che le consentì di sopravvivere altri due anni, il tempo necessario perché si presentasse un nuovo acquirente, il Dottor Barezzi, originario di Fabriano, che con capacità e grande entusiasmo ridiede respiro e mercato alla cartiera, nonostante la sensibile riduzione dei lavoratori impiegati già attuata negli anni precedenti. Fu sua l’idea della costituzione di un "museo della carta", nel quale esporre i macchinari storici e ormai superati della cartiera. La sua morte improvvisa e inattesa, però, soffocò il progetto, che non venne mai realizzato.
Dopo Barezzi il declino dell'impresa fu lento ma inesorabile. Alla fine del 2000 il debito era tale da indurre le banche a non concedere ulteriori crediti. Ne conseguì la chiusura definitiva il 31 maggio 2008, dopo 135 anni di attività, purtroppo nell'indifferenza quasi generale. Nell'autunno 2009 la società venne messa in liquidazione.

 

Allo stato attuale, lo stabilimento è in fase di smantellamento: tutti i macchinari sono già stati venduti o distrutti ed è probabile che presto vengano abbattute anche le strutture.

Antica Cartiera del MaglioSolo le due palazzine gemelle costruite nel 1922, poste all’ingresso originario dello stabilimento, che ospitavano i laboratori chimici, gli spogliatoi, lo spaccio aziendale e successivamente la portineria e la pesa ponte (ancora visibile nel corridoio del piano terra) sono state ristrutturate e adibite a sedi aziendali.

Ma non tutto è andato perduto. L'archivio dell'impresa, di cui rimangono 22 volumi e documenti vari raccolti in 5 cartelle di epoca compresa tra il 1917 ed il 1986, è stato acquistato e inventariato dalla Soprintendenza Archivistica per l'Emilia-Romagna, che ritenendolo di grande interesse storico lo ha reso disponibile alla visione di studiosi che ne facciano richiesta.
La storia della cartiera e l'eccellenza della sua produzione famosa in tutto il mondo sono state inoltre raccontate in mostre fotografiche, conferenze e numerose pubblicazioni.

La mancanza di progetti di riqualificazione per il grande stabilimento, però, è qualcosa che rattrista.

Con la sua struttura, la sua organizzazione idraulica e gli ampi spazi esso potrebbe rappresentare motivo di studio anche "fisico" dell'esperienza industriale dell'impresa e diventare parte integrante ed essenziale di un progetto culturale di ampio respiro.

Invece è diventato una discarica abbandonata e forse dobbiamo prendere atto del fatto che nessuno sappia più cosa farsene.

Ma forse non bisogna stupirsene. Il futuro della cartiera, se ci pensiamo bene, dipende prevalentemente da un'epoca, quella digitale, nella quale non si ha più bisogno di carta per scrivere qualcosa. E così tutte le parole spese per un qualsiasi progetto, potrebbero essere portate via dal vento.

 

 

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