"Sulla riva sinistra della Trebbia, a dodici chilometri da Piacenza per via diretta, sorge su di un piccolo promontorio l'antico Castello di Rivalta. Situato a cavaliere del torrente, piacevole ad abitarsi per la posizione tra il piano e l'alpestre, per le fertili campagne che lo contorniano, per l'aria pura che vi spira, questo castello presenta nella sua forma un singolare contrasto tra il presente e il passato..."
Così Luigi Marzolini iniziava il suo romanzo ottocentesco "Bianchina Landi ossia la cacciata di Galeazzo Visconti da Piacenza", descrivendo un complesso che, insieme al borgo, affascina per l'interessante alternanza di testimonianze architettoniche di epoche diverse.
Il Castello è documentato nell'XI secolo, ma si pensa che un tempo a Ripa Alta (toponimo dal quale deriva l'attuale nome della località), fosse sorto già in epoca romana, lungo la strada militare che percorreva la Valle del Trebbia, una torre di guardia o un castrum, diventato poi dopo la caduta dell'Impero una arimannia longobarda e successivamente un caposaldo franco a difesa della posizione strategica allo sbocco della Val Trebbia, sulla via che portava a Genova attraversando l'Appennino.
Nel XII secolo l'insediamento appartenne ai Malaspina, nel XIII secolo ai Ripalta e nel XIV secolo ad Obizzo Landi di Cerreto.
I Landi, eccettuate brevi discontinuità e pur nelle diverse ramificazioni che si sarebbero susseguite nel corso dei secoli, sono rimasti proprietari del castello e del borgo di Rivalta fino ai nostri giorni.
Ad alcuni componenti della famiglia, come Manfredo IV, si dovranno nel XIV secolo alcuni importanti lavori di restauro ed abbellimento. Ad altri, come Corrado Landi, l'imprenditorialità di aver reso Rivalta una città di traffici mercantili col conseguente sviluppo del borgo. Ad altri ancora toccò la difesa della sontuosa residenza dai numerosi assedi tra il Quattrocento ed il Settecento e dal 1895, quando la proprietà del castello e del borgo passò ai Conti Zanardi Landi (attuali proprietari), il recupero ed i restauri di questi beni e la scelta di aprire la rocca alle visite.
L'Oratorio della Madonna del Ponte è la prima costruzione che incontriamo nel raggiungere il borgo. Esso è infatti situato, curiosamente, di fronte al castello, nella parte opposta della strada principale. Questo perché è ricavato da una torre medievale a pianta ottagonale che faceva parte del ponte levatoio, oggi scomparso, dal quale ha tratto il nome il luogo sacro.
All'ingresso del borgo, invece, la parte medievale è riconoscibile nella piccola torre semicircolare delle mura sud e nell'arco gotico che affianca l'imponente "dongione", la torre quadrata alta trentasei metri che fungeva da punto di avvistamento e da ultimo rifugio in caso di pericolo, già esistente nel 1048. Essa reca ancora i segni dei colpi d'artiglieria ricevuti nei diversi assedi che dovette affrontare.
Una volta sorpassato l'arco, possiamo raggiungere la Chiesa di San Martino, figura alla quale erano particolarmente devoti i Longobardi. La costruzione attuale è quattrocentesca, ma è stata edificata su di una preesistenza citata per la prima volta in documenti del 1025, ma che si ipotizza risalire al periodo in cui Rivalta era sede dell'arimanno di cui parlavo precedentemente.
Oltre il rigoglio della vegetazione di un parco settecentesco a pochi passi dalla chiesa, si staglia il solido impianto quadrilatero del castello schierato attorno alla corte d'onore centrale. La parte medievale, con la tipica merlatura e il giro di mura a volte doppio o triplo, appare ancora oggi come una struttura difensiva gradualmente adeguata alle nuove armi da fuoco. La torre circolare, costruita nella seconda metà del Quattrocento per fornire minor bersaglio e sopportare meglio i colpi delle artiglierie, ne è ulteriore testimonianza.
Nel Rinascimento, il castello era già sia fortezza che residenza nobiliare, ma i lavori di trasformazione si sarebbero susseguiti fino alla fine del XVIII secolo, cosa che rende particolarmente interessante la visita all'interno dell'antica dimora.
La facciata neoclassica che sovrasta l'ingresso alla corte d'onore, sulla quale campeggia il motto "Svevo Sanguine Laeta" (allietata dal sangue svevo), che allude all'antica parentela della famiglia Landi con la casa imperiale sveva già dal XIII secolo, è la prima importante "consapevolezza" che ci introduce al prestigio di questa importante casata.
Attraversando poi il salone degli stemmi blasonati, la sala da pranzo, la cucina, la cantina dei vini, le cinque prigioni, la Camera Verde, la Camera Rossa, la Sala delle Armi o della battaglia di Lepanto, la Galleria dei miti, la Sala del biliardo, il Museo del Costume Militare potremo renderci conto del grande patrimonio culturale che qui è conservato con estrema attenzione ai particolari, allo stile ed all'eleganza, rendendo il Castello di Rivalta un luogo di rilevanza storica non solo militare, ma anche artistico.
Dall'alto della torre circolare, osservo il fiume Trebbia scorrere tranquillo in mezzo alla verde pianura circostante. Non ho mai visto acque di un colore azzurro così cangiante, caratteristica che gli ha valso l'appellativo di "mare dei piacentini".
Guardando oggi questo incantevole panorama, gli innumerevoli assedi che il castello ha dovuto fronteggiare sembrano quasi impossibili da immaginare.
Per fortuna, mi dico sulla strada verso casa, la storia è scritta sulle mura e certi segni non possono essere cancellati.
Bibliografia, link ed altri documenti utili alla scrittura dell'articolo:
- www.castellodirivalta.it
- La visita presso il Castello di Rivalta è stata particolarmente utile ed istruttiva per comprendere la storia del castello. Ringrazio Davide, la nostra preparata e simpatica guida, per aver reso ancora più interessante questa esperienza.
- "Castelli del piacentino – Rivalta" – pubblicazione a cura di Alessandra Mordacci, con presentazione di Giorgio Fiori, in collaborazione con l'Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza – Grafiche Step Editrice (2011)
- "Bianchina Landi ovvero la cacciata di Galeazzo Visconti da Piacenza" – Racconto Storico del Secolo XIV di Luigi Marzolini (1872) – IV Ristampa a cura dei Conti Orazio e Nadia Zanardi Landi – Tipografia Tipocolor Parma (2009)
- Le fotografie scattate nel borgo ed all'esterno del castello, sono disponibili all'interno dell'album "Castello e Borgo di Rivalta".