Quando oltrepassi il torrione d'ingresso della Delizia di Belriguardo, hai la sensazione di attraversare un portale temporale. Qui, a Voghiera, quindici chilometri a sud di Ferrara, la pianura ferrarese custodisce uno dei suoi segreti più preziosi: un luogo dove l'antica Voghenza romana, la magnificenza della corte estense e l'arte contemporanea si intrecciano in un dialogo straordinario.

Delizia Estense del BelriguardoIl Museo Civico di Belriguardo nasce da una storia affascinante, che affonda le radici nel gennaio 1979. Tutto iniziò con gli scavi della necropoli romana imperiale di Voghenza, quando un gruppo di volontari appassionati, riuniti nell'Associazione Cultura e Ambiente Voghiera, decise di dare dignità ai reperti emersi dalla terra. Quei primi oggetti – stele romane e frammenti di storia – trovarono casa nella sala parrocchiale di Voghenza, trasformata in un piccolo Antiquarium. Era solo l'inizio di un'avventura che avrebbe restituito alla comunità un patrimonio straordinario.

Sezione archeologica del Museo Civico del BelriguardoCol tempo la collezione crebbe come un organismo vivente, arricchendosi con i reperti delle sessantasette tombe scavate tra il 1976 e il 1983. Nel 1994 arrivò il trasferimento ambizioso negli ambienti restaurati del Castello Estense di Belriguardo, quella che un tempo era stata la sontuosa residenza estiva degli Este. Il 28 marzo 2001 nasceva ufficialmente il Museo Civico di Belriguardo, articolato in tre sezioni che raccontano duemila anni di storia. Nel marzo 2015, alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, la sezione archeologica venne ulteriormente arricchita.

Balsamario in SardoniceLa sezione archeologica è il cuore pulsante del museo. Qui sono esposti materiali provenienti dalla necropoli del municipio romano di Voghenza, datati tra il I e il III secolo d.C.: coppe in ceramica fine, anfore che hanno contenuto vino e olio, vetri dalle forme eleganti, balsamari profumati, monili in oro e ambra lavorata con maestria che rivaleggia con le migliori collezioni emiliano-romagnole, e stele funerarie che raccontano vite vissute secoli fa.

Ma c'è un pezzo che catalizza l'attenzione: il balsamario in sardonice. Risalente al II secolo d.C., questo contenitore per profumi è ricavato da un unico blocco di quarzo calcedonio striato con uno spessore sottilissimo, una varietà rarissima che probabilmente arrivava dalla lontana Lidia. Le venature multicolori della sardonice – create dall'intrusione di sali minerali durante la formazione geologica – rendono ogni pezzo unico, ma questo balsamario è qualcosa di più: è l'unico esemplare integro al mondo di questa tipologia.

Sarcofago di Claudia IanuariaCome è arrivato fin qui un oggetto così prezioso? Probabilmente attraverso le rotte commerciali del Mediterraneo, dopo uno scalo a Ravenna. Per i Romani la sardonice aveva proprietà magiche: assicurava salute, proteggeva dagli inganni, portava ricchezza. Trovare un oggetto del genere in una tomba non era comune. Il suo valore era così elevato che normalmente sarebbe stato tramandato come eredità. Eppure qualcuno scelse di seppellirlo insieme a una persona cara. Quanto doveva essere speciale quella creatura per meritare un dono tanto unico per l'eternità?

La sezione include anche materiale etrusco del IV-III secolo a.C., reperti dalla struttura imperiale di Fondo Tesoro, tra cui un diploma di honesta missio di interesse nazionale, e oggetti dalla necropoli bizantina (VI-VII secolo d.C.) con bellissimi pettini in osso e avorio e uno spillone d'argento con croce. Sotto il torrione riposa il sarcofago di Claudia Ianuaria, liberta della famiglia imperiale giulio-claudia del I secolo, con iscrizione da un verso di Virgilio.

Questi reperti documentano una comunità che coltivava la terra strappata alle acque, allevava pesci e bestiame. Tra quella gente c'erano commercianti, ex militari, pubblici funzionari, e qualcuno abbastanza influente da permettersi lussi riservati a pochi. La conservazione di questi reperti nel territorio in cui sono stati trovati è fondamentale: ogni oggetto parla della storia di questo preciso angolo di pianura. Esporli altrove significherebbe strappare le pagine di un libro che appartiene a questa terra.

Sala della Vigna - Museo di Belriguardo, VoghieraUna volta usciti dalla sezione archeologica, un'altra ala della delizia ci attende: la sezione rinascimentale. Essa si raggiunge varcando la soglia della Sala della Vigna, l'unico degli oltre cento saloni cinquecenteschi che decoravano la reggia rinascimentale. La sala prende il nome dalla decorazione originaria del soffitto che rappresentava un pergolato con grappoli d'uva bianca e nera.

Museo Civico del Belriguardo, Sezione rinascimentaleAlle pareti, affrescate nel 1537, gruppi di cariatidi dividono gli spazi su lussureggianti paesaggi, creando l'illusione di uno spazio esterno. È opera di maestri della scuola ferrarese: Girolamo da Carpi, Cosmè Tura, Benvenuto Tisi da Garofalo e i fratelli Battista e Dosso Dossi. Osservare queste figure è come spiare la vita di corte attraverso una finestra sul passato.

Nella sala è esposta una preziosa raccolta di ceramiche ferraresi dal XIV al XVII secolo, rinvenute nel primo cortile. Un grande plastico della reggia aiuta a immaginare lo splendore originario del complesso con i suoi giardini all'italiana.

Museo Civico di Belriguardo, mostra permanente di Giuseppe VirgiliLa sezione di arte moderna, nel torrione, ospita la Sala Giuseppe Virgili, dedicata allo scultore voghierese nato nel 1864. Insegnante per quarant'anni all'Istituto d'Arte Dosso Dossi, qui sono esposte opere in terracotta e gessi, tra cui la Ballerina – la cui versione in bronzo fu collocata all'Accademia Nazionale di Danza di Roma dopo che Virgili vinse nel 1950 un concorso ministeriale, battendo avversari come Fazzini, Greco e Minguzzi.

Al secondo piano si trova la Pinacoteca Ottorino Bacilieri, dedicata all'ex assessore alla cultura e vicesindaco, fautore del polo museale. Altri ambienti accolgono la mostra permanente delle Piccole metallurgie ferraresi: circa centocinquanta oggetti – lampade, lanterne, fanali, fornelli e caffettiere – realizzati tra fine Ottocento e metà Novecento da ditte ferraresi ricercate anche all'estero.

Ma parliamo del luogo che ospita tutto questo: la Delizia di Belriguardo, la "Versailles degli Estensi". Fu la prima residenza estiva signorile extraurbana d'Europa, costruita tre secoli prima della reggia francese. Nel 1435 il marchese Niccolò III d'Este pose la prima pietra. La tradizione attribuisce suggerimenti progettuali a Filippo Brunelleschi, sebbene le fonti indichino Giovanni da Siena come artefice. Il complesso si estendeva su almeno quaranta ettari tra palazzi, corti e giardini.

Belriguardo, finestre goticheLa Delizia era organizzata su due corti porticate, con accesso scenografico attraverso il torrione. Una peschiera alimentata dal fiume Sandalo si trovava in asse con la torre, dalla cui sommità gli Este osservavano spettacoli. Al solstizio d'estate, il sole sorgeva perfettamente in asse con l'arco della torre, aggiungendo una dimensione simbolica all'architettura.

Qui soggiornò frequentemente Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara dal 1502. Proprio a Belriguardo morì il 24 giugno 1519, a 39 anni, dieci giorni dopo il parto della figlia Isabella. Nella seconda metà del Cinquecento, Torquato Tasso scelse la delizia come luogo di ritiro.

Con la devoluzione del 1598 e la partenza degli Este verso Modena, iniziò il declino: le sale furono trasformate in stalle e granai. Eppure sono sopravvissuti la torre centrale, le finestre gotiche e la Sala della Vigna.

Delizia estense di Belriguardo, VoghieraCuriosità contemporanea: la Delizia di Belriguardo è stata scelta come una delle ambientazioni del videogioco Assassin's Creed, portando la reggia davanti agli occhi dei giocatori di tutto il mondo, alcuni dei quali sono venuti a Belriguardo proprio per vedere dal vivo il luogo delle loro sfide virtuali.

Il museo offre laboratori didattici basati sul "learning by doing": Il Mestiere dell'Archeologo, del Ceramista, laboratori su affresco, mosaico, I vestiti degli Estensi e Cartoline dal Museo. È dotato di un percorso tattile per non vedenti con schede Braille e audiocassette.

Durante l'estate rimane aperto gratuitamente fino a mezzanotte in occasione delle manifestazioni, la più importante delle quali è la Fiera dell'Aglio di Voghiera DOP in agosto.

Visitare Belriguardo significa cogliere tre piani di lettura diversi: la città romana di Voghenza, la magnificenza estense e l'identità novecentesca di Voghiera. Un'esperienza immersiva che unisce archeologia, arte rinascimentale e storia moderna in un'architettura principe delle delizie estensi.

Fonti:

 

 

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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