Chi arriva a Selva Malvezzi per la via Selva, da entrambe le direzioni, troverà solamente torri ad accoglierlo. Questo borgo si è conservato infatti quasi totalmente intatto ed ha ancora il fascino degli insediamenti di origine feudale, caratterizzati da edifici costruiti allo scopo di vigilare e, se necessario, difendere.
Selva (detta poi de' Malvezzi) deve il suo nome alla natura boscosa e selvaggia del suo territorio. Già nell'Alto Medioevo appariva come possedimento di Matilde di Canossa ed una leggenda racconta che essa venne donata ai cittadini di Budrio affinché la risanassero e la rendessero fertile (di qui le Partecipanze di Budrio), per poi essere annessa alle proprietà della Parrocchia di Budrio e divenire frazione molinellese solo nel XIX secolo.
Ma il periodo più fiorente per questa località è quello che sta nel mezzo. Nel XIV secolo, la zona era ancora ingombra di boschi e paludi e colma di malviventi, tanto da essere definita "Burione di Malavolta". Le Comunità di Medicina e Ganzanigo pensarono bene di donarla a Carlo Malvezzi, la cui ottima reputazione lo rendeva, agli occhi dell'opinione pubblica, l'unico in grado di bonificarla e risanarla. Il Malvezzi infatti non deluse le aspettative: nella metà del XV secolo fece insediare qui una colonia di lavoranti ben pagati, grazie ai quali nel 1450 si vide sorgere il primo insediamento abitativo. Il passo successivo fu quello di fare costruire una chiesa affinché gli abitanti fossero educati attraverso la religione. Questo gesto fece sì che la Selva venisse dichiarata parrocchia, oltretutto col privilegio del Sacro Fonte Battesimale, concesso nel 1454.L'impresa ebbe una eco così vasta che ne arrivò notizia al Pontefice Callisto III, il quale volle premiarne i meriti dichiarando Carlo Malvezzi Signore e Conte di Selva.
Dobbiamo dunque a questo nobil'uomo l'istituzione di un feudo molto ben governato ed organizzato, del quale ancora oggi possiamo intuire l'importanza, prima di tutto a partire dagli edifici che lo compongono.
Come dicevo, la prima chiesa intitolata alla S. Croce fu costruita nel 1450. Ma all'inizio dell'800, date le condizioni di inadeguatezza nella quale versava, venne ricostruita per volere del Conte Alfonso Malvezzi. La progettazione venne affidata all'architetto Angelo Venturoli. Stiamo quindi parlando della costruzione più recente del borgo, tuttavia le sue adiacenze si tramandano probabilmente dai tempi della chiesa originale: nell'Ottocento, oltre alla sagrestia costruita come un oratorio, vengono documentate la Casa Arcipretale e la vecchia Canonica detta volgarmente "la Fratina", forse in memoria dei diversi Frati che la abitarono ai primordi della cura delle anime di questo luogo. Adiacente all'edificio di culto sorgeva anche un cimitero, che viene descritto però guasto e disadorno. Il cimitero attuale, piccolo e molto curato, si trova invece fuori dell'abitato, circondato dal silenzio dei campi coltivati e ombreggiato da alti e frondosi pioppi.
Accanto alla chiesa, dietro un elegante cancello, si erge il Palazzo Comitale, la residenza dei conti fatta costruire da Carlo Malvezzi nel 1455. E' descritto come "costruito a foggia di fortino, con torre in mezzo, piccoli baluardi agli angoli, e ballestriere" ed al suo interno si trovavano anche le carceri, "onde potevano punire chi avesse delinquito entro il distretto giurisdizionale". Ciò che rende singolare il palazzo, però, è la diversità delle due facciate principali: quella rivolta ad ovest, che guarda verso la strada principale e la borgata, ha un aspetto molto severo e militaresco con una curiosa rampa elicoidale doppia (una per gli uomini, l'altra per gli animali) che porta al piano nobile; ad est, invece, il fronte presenta un loggiato più civile simile a quelli delle ville. Questo evidenzia l'importanza primaria che i signori del feudo davano alla difesa ed al governo del luogo.
Nel 1578, Egnazio Danti testimoniò coi suoi disegni come apparivano la chiesa ed il palazzo prima della ricostruzione operata nel 1618 dal Conte Gregorio Malvezzi, che gli avrebbe dato l'aspetto attuale. All'interno, il palazzo è ornato da mirabili dipinti e decorazioni, tra le quali ricordiamo la rosa dei venti, dipinta da un anonimo bolognese sul soffitto della loggia.
Di fronte al Palazzo Comitale ed alla Chiesa si apre una piazza, oltre la quale si erge il Palazzo del Governatore, un imponente complesso di edifici uniti da un portico ad archi tondi originariamente continuo, caratterizzato da un modello comune al portico di San Luca. E' adorno di una maestosa facciata con due gullie simmetriche al centro della quale si trova un orologio. Qui, al tempo del Principato, si trovavano le residenze del governatore, del cancelliere e di altri impiegati addetti al buon regime della contea. Il complesso fu eretto nella seconda metà del '600 ma non fu mai ultimato e questo è il motivo della sua pianta a "C".
Nell'ala sud si trovava l'ospedale voluto dal marchese Camillo Malvezzi Locatelli nel 1699 (il più antico della provincia di Bologna), con un Medico chirurgo, un Direttore spirituale e diversi infermieri, che continuò la sua attività fino al 1945. Vi erano poi la scuola per i ragazzi della Parrocchia e sotto al portico varie officine di artisti, botteghe commerciali e la farmacia, che riforniva di medicamenti l'ospedale anche di notte.
Nella piazza, un grande piano erboso con la funzione di mercato e di spazio per lo svago, ogni prima domenica di settembre si celebrava un'antichissima fiera di merci e bestiami.
Duole purtroppo constatare quanto alcune alterazioni e modifiche urbanistiche - come la muratura di parte delle arcate del complesso del Palazzo del Governatore e la piantumazione di alberi sia dinanzi al Palazzo Comitale che nella piazza - abbiano comportato la perdita della continuità reciproca originaria con la quale sono stati concepiti il palazzo padronale ed il borgo, impedendo nel contempo di apprezzare a pieno la solennità delle strutture.
Allontanandoci di circa mezzo chilometro dal borgo, sempre sulla via Selva, troviamo invece il Palazzaccio, una delle poche fortezze rinascimentali superstiti della pianura bolognese. Il castello fu fatto costruire da Matteo IV Malvezzi Campeggi poco dopo il 1491 per difendere il feudo in direzione di Budrio e Bologna. Il complesso fortificato è costituito da una grande torre affiancata da un imponente corpo basso e da alcuni baluardi che si stagliano agli angoli. Annesso a questo palazzo v'era un oratorio dedicato al Concepimento di Maria SS. e ai Santi Martiri Onofrio e Franceschino, che andò perduto in uno dei tanti crolli che seguirono all'abbandono del castello. Un radicale restauro venne eseguito nel 1680 ed altri lavori di ripristino, seguiti nel 1974 e nel 1985, sono rimasti incompiuti. Nel frattempo, la struttura è stata utilizzata dai contadini come magazzino e in parte come abitazione. Gradualmente essi hanno costruito ed addossato alla fortezza gli altri fabbricati rurali che tuttora possiamo vedere. Inutile dirlo, ma il castello è in pessime condizioni e senza un intervento di consolidamento i crolli continueranno fino a che, un giorno, di questo imponente castello rimarrà solo un lontanissimo ricordo.
Così vi ho descritto il periodo feudale della borgata, quella logica governativa che ha generato tutte le costruzioni sopra descritte con la loro organizzazione ben precisa.
Ma quando e come finì tutto questo? Ebbene, tutto (o quasi) terminò nel 1796, con l'arrivo dei francesi. Il feudo fu abolito per sempre ed il territorio fu incorporato nel Dipartimento del Reno. Alfonso fu il XIII e ultimo conte di Selva. Napoleone lo privò del feudo, lasciandogli però la proprietà del Palazzo e di vasti terreni intorno, concessione che diede modo ai Malvezzi di impiantare nel 1810 le prime risaie del Molinellese e di continuare, seppur indirettamente, ad amministrare questi territori.
I Malvezzi abbandonarono definitivamente Selva solo nel 1921, dopo averne avuto per 341 anni la signoria e per altri 125 la proprietà. Nel corso dei secoli si erano imparentati coi Bonfioli e coi Campeggi, marchesi di Dozza. Furono proprio gli eredi del marchese Pietro Malvezzi Campeggi gli ultimi a chiudersi dietro le spalle le porte del palazzo, che vendettero nel febbraio 1921 a Eugenio Bertagnoni, il quale a sua volta lo cedette nel 1924 alla famiglia Scagliarini.
Tra '800 e '900, parte degli abitanti di Selva hanno trovato casa nei palazzi del Capitano, del Governatore o adibiti ad uffici, le attività della borgata hanno continuato ad avvicendarsi ed evolversi coi tempi, ma la memoria dei Malvezzi è sempre rimasta viva. Oggi la vita a Selva continua a scorrere tranquilla, con i rintocchi dell'orologio a scandire le ore della giornata, i bambini che giocano nella piazza o nel campetto sportivo lì vicino e con il Palazzo Comitale, appartato nel suo riservato silenzio, ma probabilmente ancora vigile sulle vicissitudini della borgata.
Al rientro da questo affascinante borgo, mi sono sentita come di ritorno da un passato lontanissimo. Concordo pienamente con ciò che il Beseghi ne scrisse a proposito: “Ciò che uomini e tempo hanno fatto dopo non ha cancellato l'impronta originale di un paese tipicamente feudale".
Un'autenticità che ora più che mai è importante preservare per le nuove generazioni che attraverseranno il nostro territorio.
Bibliografia, links ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- "Le chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e descritte" con litografie di Enrico Corty – Tomo IV (1851) - Scheda n. 63.
- "Ville del Bolognese" di Giampiero Guccini e Annamaria Matteucci – Zanichelli Bologna (1969) – pagg. 21/25 – 281/285.
- "Tanti saluti dal secolo scorso. Diario molinellesse del '900" di Andrea Martelli – Paragrafo "I Malvezzi lasciano Selva" – pag. 94.
- "Dal Santerno al Panaro" – Vol III – Proposta Editrice (1987) – Selva Malvezzi a pag. 133.
- Dissegni di alcune prospettive di Palazzi Ville e Chiese del Bolognese – disegni di Egnazio Danti (1578) – dis. n. 141 (Chiesa di Santa Croce e Palazzo Comitale di Selva Malvezzi).
- "Bologna. Selva Malvezzi, un itinerario che non ti aspetti" a cura di Lautitudes Travel Magazine.
- "Selva Malvezzi: cosa vedere nel borgo bolognese" a cura del portale siviaggia.it (9 febbraio 2021)
- Selva Malvezzi su Wikipedia
- "Il mio paese", pagina informativa su Selva Malvezzi del blog di Sandro Pasini.
- "1810, Risaie a Molinella" dal sito di Biblioteca Sala Borsa di Bologna.