Nel febbraio del 1849, mentre l'Europa tremava sotto i colpi delle rivoluzioni, anche la piccola Imola si ritrovò al centro di eventi che avrebbero segnato per sempre la sua storia. Quando Papa Pio IX fuggì a Gaeta il 24 novembre 1848, spaventato dagli eventi romani, Giuseppe Mazzini non perse tempo: il 9 febbraio 1849 proclamò la Repubblica Romana, e cinque giorni dopo, il 14 febbraio, anche Imola celebrava nelle piazze la nascita del nuovo ordine repubblicano.
La città, racchiusa nelle sue antiche mura medievali con i suoi diecimila abitanti, aveva già vissuto le trasformazioni napoleoniche e poi la dura Restaurazione del 1815. Dopo aver assaporato le riforme del Regno Italico, il ritorno del governo pontificio aveva lasciato un sapore amaro nella borghesia cittadina. Le società segrete come la Carboneria avevano trovato terreno fertile tra artigiani e mercanti, alimentando quel fermento rivoluzionario che esplose con i moti del 1831 e del 1843.
Ma la Repubblica Romana del 1849 portò con sé non solo speranze di libertà, ma anche ombre inquietanti. Nelle cronache della nobilissima famiglia Sassatelli, conservate nella Biblioteca Comunale e trascritte probabilmente dallo storico Romeo Galli, compare per la prima volta un termine destinato a diventare sinonimo di terrore: la "Squadrazza". Non era un semplice gruppo di patrioti, ma una vera e propria setta politica che seminava il panico nelle strade di Imola con una serie di delitti che mettevano in discussione la capacità del nuovo governo repubblicano di mantenere l'ordine pubblico.
Il governo provvisorio si trovò di fronte a un dilemma lacerante: come conciliare gli ideali repubblicani con la necessità di fermare quella spirale di violenza? La risposta arrivò dal conte Francesco Laderchi di Faenza, prefetto di Ravenna, che decise di agire con pugno di ferro. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1849, in gran segreto, guardie e carabinieri di Ravenna piombarono su Imola arrestando diciassette membri della Squadrazza.
L'elenco degli arrestati racconta una storia di disperazione sociale: tintori, arrotini, caffettieri, calzolai, conciapelli, macellai, osti. Gente comune trasformata in rivoluzionari sanguinari, con solo un possidente, Ercole Conti, a rappresentare un ceto sociale più elevato. Molti erano addirittura minorenni, come Sante Braghini, Mario Carletti o Luigi Zaccherini, giovani vite trascinate in una spirale di violenza che li avrebbe portati alla morte.
La magistratura imolese, guidata dal gonfaloniere Prospero Dalla Volpe, tentò disperatamente di salvare i propri concittadini, correndo a Ravenna per chiederne la liberazione. Solo Ercole Conti ottenne la grazia, mentre gli altri furono trasferiti nelle carceri di San Leo. Nemmeno l'intervento di Aurelio Saffi, membro della Repubblica Romana, riuscì a piegare la determinazione del Laderchi.
Il destino della Squadrazza si compì un anno dopo, quando la Repubblica Romana era ormai solo un ricordo. Il 3 luglio 1849 i francesi di Napoleone III avevano espugnato Roma, mentre gli austriaci erano tornati a dominare le Legazioni pontificie. Il 18 maggio 1849 erano entrati a Imola, instaurando un governo civile-militare che non conosceva pietà: il giudizio statario non prevedeva altra pena che la morte.
Il 17 settembre 1850 si consumò la tragedia finale. Nove membri della Squadrazza furono fucilati in tre diverse località: Domenico Michinelli e Zaccherini al Foro Boario di Ravenna, Mancini, Bianconcini, Mirri e Pianori alla Rocca di Imola, Berti, Michinelli e i due Trombetti al Foro Boario di Faenza. Ercole Conti, che aveva creduto di essere salvo, fu giustiziato il 9 agosto 1850 nella sua Imola.
Sui muri della città apparvero scritte di rabbia e dolore, testimonianza di una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata. La ricerca dello storico Pietro Zama ha poi rivelato che la Squadrazza contava in realtà solo trentatré membri. Quanti riuscirono a sfuggire alla retata del Laderchi, furono catturati successivamente e finirono fucilati o condannati all'ergastolo.
La storia della Squadrazza di Imola rappresenta una delle pagine più controverse del Risorgimento locale, dove l'ideale repubblicano si scontrò con la realtà della violenza politica. Quegli uomini, spinti dalla disperazione sociale e dall'estremismo rivoluzionario, pagarono con la vita il loro tentativo di cambiare il mondo con la forza delle armi, lasciando un monito eterno sui pericoli di ogni estremismo.
Documentazione utile alla scrittura dell'articolo:
Imola nel Risorgimento. La Squadrazza durante la Repubblica Romana 1849 - Presentazione a cura di Gianluigi Tozzoli presso la sede di Coop. Andrea Costa La Lotta - Imola, 21 febbraio 2024








