I campanili, in tutte le epoche ed in tutte le culture, sono testimonianze vive di una comunità, di una terra, di un approdo. Il Campanile di Durazzo, che sorge isolato nella campagna molinellese, non fa eccezione a questa "regola".
Esso sorge dove un tempo si trovava un antico borgo, antecedente alla stessa Molinella, molto celebre nel Medioevo in quanto florido economicamente ed importante commercialmente.
Durazzo era una comunità posta sulla strada che collegava Argenta, Cavalli, Mezzolara e San Martino in Argine. La sua prima chiesa, stando ad una relazione di Serafino Mazzetti, è documentata nel 1378 ed era intitolata a Santa Maria di Durazzo. Questa chiesa rimase per molto tempo abbandonata a se stessa finché fu sommersa e poi distrutta dalle successive inondazioni dell'Idice. Poi ne viene citata un'altra, risalente al Cinquecento, dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, che sempre a causa delle alluvioni rovinò verso il 1600.
Nel 1620 i nobili fratelli Conte Rizzardo e Marchese Ugo Pepoli fecero costruire una nuova chiesa con campanile, sempre dedicata agli stessi santi, ma a nord-est del vecchio tempio ed in posizione più elevata.
La chiesa era lunga 18 piedi (più di 5 metri), larga 13 (quasi 4 metri) e alta 23 (poco più di 7 metri), aveva sette cappelle, la maggiore dedicata ai santi patroni, cinque dedicate rispettivamente al Santissimo Crocifisso, a San Vincenzo de' Paoli, a Sant'Antonio da Padova, alla Beata Vergine del Carmine ed a Sant'Antonio Abate e l'ultima nella quale si trovava il Battistero, concesso col consenso del Plebano nel 1774. Niente male per un tempio eretto in un borgo rurale.
Per l'opera che avevano compiuto in loco, il giuspatronato di questa chiesa venne accordato ai fondatori e loro eredi che agli inizi dell'800 erano i fratelli Conti Cesare e Ferdinando, figli di Ugo Pepoli, e Guido Taddeo, figlio di Francesco Pepoli. Nel 1807 essi nominarono Don Francesco Wai quale sacerdote della Parrocchia. Costui fu protagonista, insieme ai residenti della località, dell'inondazione che avrebbe causato nel 1823 la scomparsa del borgo.
Andrea Martelli scrisse un bellissimo racconto che narra l'evolversi di quell'evento, mescolando leggenda e realtà. Ci tengo a trarne spunto per narrare quanto successe in quell'anno.
Pioveva da giorni e sembrava non dovesse più smettere. Laggiù, verso la Boscosa, gli alberi gemevano, sferzati dal vento. Durazzo si preparava ad una notte insonne e di paura. Nel buio delle loro case, se ne stavano tutti in silenzio ad ascoltare la pioggia che batteva contro i vetri delle finestre, pronti a cogliere ogni minimo rumore che veniva da fuori.
Ad una certa ora della notte si sentì il guardiano notturno gridare: "Fora tott, arìva l’àqua! Tutti fuori, arriva l’acqua!".
Subito dopo la campana della chiesa suonò a martello: sette tocchi ravvicinati, poi una pausa, e poi di nuovo altri sette tocchi, che nel linguaggio campanario della Bassa volevano dire "pericolo ". Proprio di fronte alla chiesa, l’Idice si era portato via l’argine sinistro per un tratto di circa quaranta pertiche e da quello squarcio l'acqua si era rovesciata sul paese. Gli abitanti di Durazzo corsero a liberare il bestiame, si rifugiarono sui tetti, ma l'acqua continuava a salire, la pioggia a cadere, ed anche se il giorno dopo la buriana si placò, quello squarcio aperto nell'argine continuava a buttare acqua e continuò così per giorni. Quando si capì che non c'era più rimedio, il parroco convocò in chiesa tutti i capifamiglia e gli disse che entro il mezzogiorno del giorno successivo tutti avrebbero dovuto abbandonare le loro case con tutto ciò che era stato risparmiato dalla furia dell'acqua.
La leggenda racconta che i Santi Pescatori Filippo e Giacomo scesero tra le persone dalle loro nicchie ad ascoltare il discorso di Don Francesco Wai e che assistetteto insieme al parroco, dall'alto del campanile, all'abbandono del borgo da parte della sua gente.
Il Parroco fu l'ultimo ad abbandonare il luogo invaso dalle acque. Rimasero solo i Santi Pescatori a vegliare sulle case dall'alto del campanile, in attesa che la gente tornasse un giorno ad abitare le proprie case.
Ma i Santi Pescatori aspettarono invano. Con il passare del tempo, tutta la zona divenne un immenso acquitrino. Le case, invase dalle acque, sparirono sommerse dal fango.
Nella chiesa, per quanto costruita in posizione sopraelevata, divenne impossibile celebrare la messa. Venne ufficialmente ritenuta inadatta ai riti il 19 agosto 1828 e successivamente abbandonata al suo destino. Durazzo venne assorbita dalla parrocchia di San Martino in Argine.
Nella seconda metà dell'800 il tempio crollò e non venne mai più ricostruito. Solo il campanile rimase in piedi, gradualmente sepolto sotto tre metri di detriti alluvionali. Si dice che fu solo grazie alla presenza dei Santi Pescatori su di esso che non crollò mai.
Nel 1992, allo scopo di preservare la memoria dell'antico borgo che qui sorgeva, il campanile è stato restaurato con il contributo di enti e di cittadini, della località omonima e di Molinella, per iniziativa del Circolo Amici dei Monumenti di Molinella.
Di recente sono stati inoltre apposti alcuni cartelli storico-informativi, fortemente voluti dai residenti della zona.
I confini reali del borgo di Durazzo rimarranno per sempre ignoti: ogni traccia è stata spazzata via dalle continue alluvioni e dal passare del tempo.
Tuttavia, Giuseppe Landi, Parroco di Quaderna, nell'ultimo passo delle sue memorie su Durazzo scritte nel 1851 (cioè, quando la chiesa era ancora in piedi), credette opportuno descriverne la distanza da Bologna, il numero degli abitanti, le località limitrofe di Selva Malvezzi, S. Antonio della Quaderna, Marmorta, Molinella, S. Martino in Argine.
E lo fece per una ragione che oggi, osservando il campanile solitario in questa valle, non posso che condividere: "...perché forse verrà un dì in cui si dovrà dire: qui era Durazzo".
Bibliografia, links ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- "Le chiese parrocchiali delle diocesi di Bologna ritratte e descritte"- Tomo IV (1851) – Scheda n. 64 (Santi Filippo e Giacomo di Durazzo) con litografia di Enrico Corty.
- "La leggenda dei Santi Pescatori e il Campanile di Durazzo" - racconto di Andrea Martelli, tratto dal libro “Fiabe e leggende della Molinella”, pubblicato sul sito duecaffe.it.
- Durazzo (Molinella) su Wikipedia.
- "Rivive la storia di Durazzo Ecco i cartelli della località" di Matteo Radogna – Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino (29 gennaio 2021).
- "Durazzo, un restauro intelligente. Il campanile risorge dai campi in cui sprofondava per metri" – Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino (19 gennaio 1993) tratto da "Album fotografico di un bolognese" di Filippo D'Ajutolo – Ed. Pendragon, 2002 (Pag. 119).