Attraverso la verde campagna nel pomeriggio di una bellissima giornata di fine ottobre. Sono diretta al Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio, che sorge all'interno dello splendido complesso di Villa Smeraldi.
Questo è però il luogo di approdo finale del museo e della sua storia, che ha avuto origine da un evento accaduto nel 1963. Ivano Trigari si trovava a Castel D'Aiano a trascorrere un periodo di ferie ospite di un amico, coltivatore diretto del luogo. Un pomeriggio, trovò sotto una siepe, semisepolto da erbacce e foglie secche, uno stadurotto montanaro, un oggetto molto semplice e di poco valore monetario, ma che poteva avere un grande valore simbolico.
Da quell'oggetto, nacque una ricerca che avrebbe avuto un'eco impressionante. Ivano Trigari, una volta rientrato al lavoro presso la Cooperativa Agricola di Castel Maggiore, appese ad un chiodo lo stadurotto ritrovato, ricevuto in regalo dall'amico, e l'interesse per l'oggetto suscitato nei suoi clienti, lo spinse a lanciare una raccolta di stadure, ma nel contempo a raccogliere anche altri oggetti di vita contadina ormai inutilizzati.
Era il momento ideale: la meccanizzazione agricola era in fase di diffusione ma nello stesso tempo gli agricoltori non avevano ancora gettato le vecchie attrezzatture, molte delle quali di grande interesse storico, tenendole ancora confinate nei magazzini o nelle stalle.
L'esposizione delle stadure presso l'ufficio della cooperativa di Castel Maggiore fu di notevole interesse, soprattutto per gli anziani del paese, che stavano per ore ad osservarle raccontando storie di vita, di lavoro e di sacrifici. Trigari si rese conto della necessità di raccogliere non solo oggetti, ma anche le testimonianze ad essi legati e pensò di allestire una mostra con tutti gli oggetti raccolti dai contadini.
Qualcuno esordì anche con l'idea di "fare un museo", ma tutti a quel tempo sorrisero perché pareva un progetto troppo ardito.
Fu coinvolto l'allora sindaco di Castel Maggiore, Carlo Garulli, che per l'iniziativa mise a disposizione una costruzione disabitata in via Lirone, quasi al centro del paese.
Nel 1968 nacque, per l'esigenza delle persone che si erano associate all'iniziativa, il Gruppo della Stadura, nome che derivava dall'oggetto che aveva dato il via all'attività dell'associazione.
In poco tempo si raggiunsero i 400 soci, che nel 1985 erano intorno ai 1300.
Nel 1969 venne l'esigenza di trovare una sede stabile per esporre degnamente la collezione, ma nel frattempo le iniziative per la raccolta di altri oggetti andavano avanti. Ivano Trigari ed i suoi amici approfittarono delle feste locali per dare evidenza alla loro ricerca.
L'interesse suscitato dalla loro idea spinse il Consiglio Comunale di Castel Maggiore a riunirsi per affrontare il problema della sede del futuro museo. Fu proposta una vecchia casa colonica in via Frabaccia, la Casa-Torre Colombari, ma questa soluzione non andò a buon fine e le ricerche andarono avanti ancora a lungo.
Ma finalmente, dopo tanto peregrinare, verso la fine di giugno del 1970 Aldo D'Alfonso, Assessore alla cultura della Provincia di Bologna, comunicò a Trigari che la Provincia di Bologna aveva acquistato Villa Smeraldi di Bentivoglio che avrebbe potuto essere la sede della raccolta del Gruppo della Stadura.
Era un'offerta molto allettante, anche se i collaboratori più anziani, dotati di carattere spiccatamente campanilistico, non mancarono di manifestare la loro disapprovazione.
Ma Villa Smeraldi, collocata al centro di un grande parco con laghetto, famosa per il suo passato di villa padronale, con un punto di ristoro ed un centro di pesca sportiva, non poté che dimostrarsi il luogo ideale per l'allestimento di un museo. L'accordo si fece, non senza un'attività molto frenetica di organizzazione associativa e di ritiro e trasposto nella nuova sede di grandi macchine che prima erano state impegnate con riserva presso diversi donatori. Quest'ultimo fu un lavoro immane, che riuscì grazie alla collaborazione dei contadini che misero a disposizione gratuitamente i loro trattori ed il loro tempo, consapevoli di contribuire alla nascita di un museo che avrebbe raccontato alle nuove generazioni la storia del lavoro, della vita e della fatica contadina.
Mentre la Provincia si occupava del restauro della stalla, il Gruppo della Stadura si dedicò maggiormente alla pulizia ed al restauro del materiale raccolto. Furono contattati il grande esperto del restauro del legno, Prof. Caprara ed il Prof. Morigi, esperto nella cura dei materiali metallici, che fornirono suggerimenti utili a restaurare oggetti ed attrezzature che ancora oggi possiamo ritrovare nell'esposizione.
Tra questi ricordiamo la scavzadaura (scavezzatrice da canapa a trazione animale), la grande pala da mulino recuperata nel canale delle Moline in via Capodilucca a Bologna, il locomobile a vapore donato dallo Zuccherificio di Argelato, che nel volgere di una decina di giorni fu rimesso in funzione.
Grande considerazione meritano anche le centinaia di donatori, che preferirono donare i loro vecchi oggetti contadini al museo piuttosto che venderli al miglior offerente. Questo la dice lunga sul valore che le persone diedero all'iniziativa.
Il Museo inaugurò il 26 giugno 1973 e la prima esposizione si chiamò "Materiali per un Museo" per sottolineare il carattere provvisorio dell'esposizione. Nel 1976, in occasione dell'annuale festa estiva della Stadura, venne inaugurata la prima esposizione permanente che venne denominata, per prima in Italia, Museo della Civiltà Contadina. L'esposizione è diventata così un modello ed un importante punto di riferimento per la museografia rurale.
Dal 1998, villa, parco e museo sono gestiti dall'Istituzione Villa Smeraldi-Museo della Civiltà contadina della Provincia di Bologna, che ne sostiene l'attività insieme ai Comuni di Bentivoglio, Castel Maggiore e Bologna, con il contributo di sponsor privati e la collaborazione dell'Associazione Gruppo La Stadura.
Il Museo è articolato in diverse sezioni: il territorio, la bonifica, la mezzadria, il podere, la famiglia colonica, la vita domestica, i cicli del frumento, del mais, della canapa. La raccolta ammonta ad oltre cinquemila oggetti. Il percorso espositivo si è poi arricchito nel tempo di nuove sezioni che documentano lo svolgimento delle attività produttive e il piccolo artigianato legato alle attività del mondo rurale. Esiste una biblioteca storica specializzata. Sono presenti stoffe, costumi, tappezzerie, stampe, incisioni e matrici ed anche un pomario storico.
Si organizzano inoltre moltissimi eventi e feste con numerose iniziative per grandi e piccini, che hanno lo scopo di avvicinare il pubblico all'atmosfera ed alle vicende del mondo agricolo tra Ottocento e Novecento.
La storia che ho raccontato, riserva ancora, a me personalmente, una bella sorpresa: sfogliando le pagine del libro "Dalla Stadura al Museo" ho trovato i nomi di mio nonno e di due miei zii nella lista di collaboratori, donatori e soci del museo. Non è stato ancora possibile risalire a quale oggetto mio nonno abbia donato, ma oggi so che nel museo è conservata, con mio grande orgoglio, anche parte della storia della mia famiglia, che ha coltivato le terre della nostra pianura per anni.
Le vicende di questo museo ci insegnano che un antico attrezzo non ha un valore solo oggettivo, ma è un legame con le nostre origini, la nostra famiglia, i nostri amici ed una testimonianza del loro operato nel nostro territorio.
Scatto una foto ad un momento della Festa della Semina dal pomario storico. Penso ad un vecchio proverbio contadino che dice "Bagnato o asciutto, per San Luca semina tutto" e so per certo che i nostri agricoltori lo hanno rispettato affinché le piantine siano pronte a riprendere il loro ciclo vegetativo con i primi tepori primaverili.
Questo rispetto per il territorio e per le sue tradizioni agricole è al centro di tutte le iniziative del Museo, che hanno lo scopo di valorizzare i ritmi della terra, il ciclo delle stagioni e della natura e di ricordare il secolare legame dell'uomo con essi.
Bibliografia, ringraziamenti e link utili alla scrittura dell'articolo:
- www.museociviltacontadina.bo.it
- "Dalla Stadura al Museo. Un'esperienza alla base della nuova museografia rurale" - Pubblicazione a cura del Gruppo della Stadura - Unigraphis Bologna (1985)
- Sulla mia pagina facebook, sono disponibili un video ed un album fotografico dedicati al Museo.
- Devo ringraziare Elisa Biondi dell'Istituzione Villa Smeraldi-Museo della Civiltà Contadina per l'attenzione sempre riservata alle mie attività e per la disponibilità con la quale da sempre risponde alle mie richieste.