L'ex Zuccherificio di Molinella e la sua lunga storia

"In un prato desolato, ove c'era sol gramigna, sorse come per incanto una fabbrica ferrigna". Così comincia la poesia che Fabio Golfera di Conselice (in arte Rafelgo) dedicò al giorno in cui si posò la prima pietra dello Zuccherificio di Molinella.

L'area in cui si trovava lo Zuccherificio di Molinella oggi è quasi deserta. Di questo colosso della lavorazione della barbabietola dalla storia lunghissima rimangono gli edifici della portineria, l'abitazione del direttore, la costruzione adibita a mensa e spogliatoio e l'altissima ciminiera che svetta quasi al centro dell'area dominando il territorio circostante.

Nell'osservare quanto rimasto, mi dico che gli elementi non sono moltissimi per comprendere la lunga storia che ha questo luogo.

 

Zuccherificio di MolinellaErano le 9.30 del 5 agosto 1924 quando il primo sbuffo di fumo uscì da quella ciminiera. Le macchine erano già in moto ed a breve tutto lo stabilimento sarebbe andato in pressione per cominciare a macinare.

Sembrava davvero impossibile che fossero passati solo 11 mesi dalla posa della prima pietra, il 9 settembre 1923.

Quel giorno erano presenti tutte le autorità: il prefetto Aphel in testa, il console generale Baccolini e l'onorevole Manaresi. La prima pietra, che fu benedetta dall'Arciprete Don Angelini, conteneva un cilindro metallico all'interno del quale era inserita una pergamena ricordo con due monete dell'ultimo conio. La pergamena, opera del pittore Gino Marzocchi, rappresentava simbolicamente l'Italia che raccoglie tra le sue braccia materne un balilla e recava in basso un'iscrizione che testimoniava la volontà di riscossa del popolo molinellese attraverso il lavoro, secondo i dettami del Duce. La prima cucchiaiata di calcina sul loculo in cui si trovava la pergamena la diede la moglie del dottor Gulinelli, uno dei più fervidi sostenitori dell'iniziativa, che non poté essere presente perché molto indisposto.

 

Max BondiSi deve al finanziere Max Bondi l'attuazione di questa impresa agro-industriale. Il Bondi aveva coinvolto nel progetto, con quote azionarie diverse, alcuni proprietari terrieri della zona, come Mazzotti, Pedrelli, Zucchini, Buscaroli, Gulinelli e altri, che insieme andarono a costituire la "Molinella-Società Agricola Industriale SpA".

 

La realizzazione dell'impianto venne affidata a diverse imprese: le opere in muratura alla Rossi di Molinella ed alla Pilati di San Pietro, la parte tecnologica a ditte cecoslovacche. Della cecoslovacca Skoda è anche il progetto del Villaggio, con le palazzine per tecnici e dirigenti, che esiste ancora oggi e che in breve venne soprannominato "il Paese dei Campanelli".

Ed il buon Rafelgo non perdette l'occasione per descriverlo: "E lì appresso a poco a poco, come tante pecorine, venner su per gli impiegati delle belle palazzine, che formarono da sole, come dicon questi e quelli, un paese d’operetta che si chiama ‘Campanelli’".

 

E così sorgeva una nuova città nella città ed al popolo molinellese se ne aggiungeva un altro che veniva da più lontano.

I primi due capifabbrica, Wrizeck e Zelinka, erano infatti cecoslovacchi ed insieme al direttore, il dottor Ugo di Gioacchino, che proveniva dallo stabilimento di Codigoro, misero in funzione lo stabilimento quel 5 agosto del 1924.

Allo Zuccherificio arrivarono inoltre in cerca di lavoro molte persone provenienti da ogni parte d'Italia, operai specializzati ma anche braccianti, spesso con le loro famiglie appresso.

 

Zuccherificio Molinella - prima campagna 1924La prima campagna saccarifera occupò 150 facchini ed oltre 300 addetti con diverse mansioni che lavoravano su turni e durò fino a Natale stabilendo un record assoluto in Italia: 1.027.607 quintali di bietole lavorate.

 

Dal 1926 Max Bondi si ritirò dall'impresa e la società venne rilevata dalla Società Saccarifera Lombarda, con sede a Milano. Il nuovo direttore era il ragionier Agostino Boero, al quale subentrerà nel 1940 l'ingegner Giovanni Doro.

Lo zuccherificio funzionò per decenni, senza cessare la sua produzione nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale.

Negli anni '70 la proprietà passò alla Società Eridania. In quel periodo, la produzione giornaliera superava i 9000 quintali di zucchero.

Eridania mantenne la proprietà dello stabilimento fino alla sua ultima campagna del 1991. Una chiusura, quella dello stabilimento di Molinella, che Eridania motivò come parte integrante di un programma di ristrutturazione in atto da anni ed in linea con il Piano Bieticolo Saccarifero Nazionale che prevedeva un'ulteriore concentrazione degli stabilimenti allo scopo di rafforzare il settore bieticolo italiano, che in tal modo avrebbe avuto più chances di produrre la quota zucchero assegnatagli e di competere con gli altri Paesi CEE.

 

Da allora, lo stabilimento cominciò a sprofondare nell'oblìo fino a che, dopo alterne vicende, venne definitivamente dismesso e demolito il 5 giugno 2007.

L'eplosione delle mine distrusse in un solo attimo un altro pezzo di quello che ancora oggi chiamiamo l'Impero Dolce. Una storia lunga ottant'anni, nella quale le vite ed i destini di centinaia di uomini e donne si erano incrociati.

 

Villaggio Zuccherificio MolinellaQuanto al destino di ciò che è rimasto dell'ex zuccherificio, stando ad alcuni documenti comunali, sembra che sin dal 2009 si stia pensando di assoggettare a riqualificazione l'area e che sulla stessa, nel corso del 2018, a seguito dell'adozione del Piano Urbanistico Attuativo (PUA1), sia stato apposto il vincolo preordinato all'esproprio per la realizzazione di un'opera pubblica che comprende spazi pedonali e ciclabili, parcheggi pubblici, aree a verde pubblico, ma anche aree produttive o edificabili.

Una convenzione, quella stabilita tra il Comune di Molinella e la proprietà dell'area, che dovrebbe trovare attuazione entro 10 anni dalla data di stipula e che stando ai progetti, consentirà alle costruzioni dello stabilimento scampate alla demolizione, di integrarsi nell'area riqualificata.

 

Passeggiando lungo la via Fiume Vecchio, ammiro le palazzine Liberty del "Paese dei Campanelli", che si sono salvate passando a privati e diventando un delizioso quartiere residenziale.


Forse, mi dico mentre mi allontano a piedi, c'è ancora una speranza di liberare l'area ex Zuccherificio dalla desolazione nella quale versa e, quello che più è importante, di
restituirle una valenza storico-urbana in grado di rievocare e valorizzare il legame intercorso ed ancora esistente con quanto la circonda.

Questo non solo per quanti abitano a Molinella, ma anche perché i visitatori forestieri che vengono da lontano possano prendere atto dell'importanza che questo luogo ha avuto nella storia.

 

 

Bibliografia, documenti e riferimenti utili alla scrittura dell'articolo:

 

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