Villa Muggia di Imola: una breve stagione di splendore

Osserviamo il lungo viale alberato che conduce alla villa, oltre il cancello arrugginito. Attorno a noi c'è una verde quiete, un morbido silenzio che avvolge tutto il territorio circostante. Non è difficile immaginare perché lo chiamino "Bel Poggio".
Poco più in là c'è la palazzina che un tempo era del custode. Oggi è alienata dalla proprietà della villa, ma non se ne può trascurare l'indissolubile legame con quest'ultima, sia a livello funzionale che architettonico.
Ci addentriamo lentamente nella proprietà attraverso il viale, senza essere ben certi di cosa incontreremo una volta saliti fino in fondo.


Villa Muggia ImolaAd un certo punto la collina si apre rivelando i ruderi di due costruzioni oltremodo in conflitto in quanto ad architettura: a destra, si trova un piccolo oratorio in stile ottocentesco, a sinistra una struttura decisamente più cubica e squadrata.
Quale scegliere per prima? I ragazzi si concentrano prima sulla chiesina, mentre io rimango a fissare la villa.
Il conflitto di stili architettonici è comprensibile solo immergendosi nella storia di questo luogo.

Villa Muggia in una foto d'epocaA differenza di altri edifici in stile razionalista, che sono sorti in tutto il Bel Paese nel periodo fascista, Villa Muggia ingloba dentro di sé una preesistenza molto più antica.

Il territorio dove oggi sorgono i ruderi della villa e dell'oratorio era denominato nel Seicento "villa di Farneto" (dal latino medievale farnetum, cioè "terra piantata a farnia") poiché sin dall'antichità era conosciuto per la ricchezza di vegetazione circostante. Su questo terreno, nel  corso dei secoli, cominciarono a sorgere abitazioni sparse a uso rurale, talvolta con residenze padronali, la cui epoca di costruzione e i cui committenti rimangono a tutt'oggi incerti.

I primi cenni dell'esistenza in questo luogo di una residenza rusticale circondata da vasti appezzamenti di terreno risalgono al 1637. Ai tempi la proprietà risulta essere dei Calderini, che la conserveranno fino al 1650 circa. Nella vendita ai Marconi, la costruzione viene definita "casa e colombara" e tale rimase anche con il passaggio di proprietà dai Marconi ai Pighini nel 1695. I documenti descrivono in modo più dettagliato come si presentava ai tempi l'edificio: una casa coi piani superiori destinati al padrone, quelli inferiori ai contadini, in parte "ruinosa", dotata di ara, pozzo, forno, stalla, colombara, volgarmente detta "Colombara dell'Hoste".

Panoramica di Villa Muggia e suoi annessiSarà coi Pighini che questo edificio rovinoso rinascerà a nuova vita con un restauro degno del loro rango elevato. Da quel momento in poi, l'immobile prenderà il nome di "Casino Bel Poggio".

Non è possibile risalire con certezza all'epoca di realizzazione degli splendidi affreschi murari che decoravano la costruzione né ricostruire l'aspetto che la costruzione assunse dopo la ristrutturazione, ma si sa con certezza che già all'inizio dell'Ottocento quelle pitture, delle quali oggi resta solo quale fotografia novecentesca, erano in stato di degrado.

Villa Muggia e oratorio privatoI Dal Pozzo, infatti, come successivi proprietari nel 1798, acquisirono un immobile in evidente stato di rovina. Interessante notare come ancora non si parli di oratori o cappelle private, né esterne, né interne. Ma i Dal Pozzo, tra il 1826 ed il 1833, apportarono numerose migliorie alla proprietà tra le quali, lo attestano documenti del 1828, anche la creazione di una cappella privata all'interno della casino di campagna. Nel 1836, furono i Ginnasi Poggiolini ad acquistare il casino. Al di là delle vicende patrimoniali che interessarono la famiglia, una perizia del 1872 descrive l'immobile del Bel Poggio ed i terreni circostanti come luoghi sui quali non era stata apportata alcuna miglioria, ad eccezione della costruzione di un piccolo oratorio esterno, costruito intorno alla metà dell'Ottocento.

Villa Muggia di Piero BottoniNel 1935 fu il commendatore Umberto Muggia ad acquisire l'intera tenuta al Bel Poggio.
E' in questo momento che, a mio avviso, comincia la vera, breve ma autentica stagione di splendore della costruzione, quella che l'ha consacrata alla storia dell'arte italiana.

Umberto Muggia, nativo di Busseto ma domiciliato a Bologna, era titolare della ditta di famiglia che commerciava carburanti, olii e coloniali. Decise di dare un volto totalmente nuovo all'edificio e di trasformarlo in una comoda e funzionale residenza di campagna per la famiglia numerosa.
Si rivolse ad un giovane architetto milanese, allora trentenne,  che si stava facendo conoscere nel campo dell'arredamento di interni di case private e negozi per benestanti famiglie ebraiche in Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna: Piero Bottoni.
Bottoni si occupò sia della progettazione di alcuni edifici funzionali alla conduzione della tenuta sia della ristrutturazione della villa, in collaborazione con l'ingegnere Mario Pucci.

Villa Muggia abbandonata, internoBottoni dimostrò una grande sensibilità nell'adattare le istanze dell'architettura moderna al contesto locale oltre ad un grande rispetto verso l'edificio preesistente, optando per la salvaguardia di ciò che restava degli affreschi e della doppia scala presente nell'ampio salone barocco, ricostruendo gli ambienti retrostanti e ricavando numerose aree indipendenti per i membri della famiglia e per gli ospiti. Avvolse tutto il nucleo antico in un possente "mantello" di ispirazione cubista, riuscendo nell'impresa di fare convivere il nuovo con l'antico.

La nuova costruzione, nel 1937, era composta da 20 vani su 3 piani. C'era lo spazio necessario per qualsiasi aspirazione, compresa la passione per gli aerei di Mario Muggia, il figlio di Umberto, il cui passaggio con l'aereo sopra Bel Poggio destava sempre grande ammirazione e stupore.

Ma tutto stava per cambiare. La famiglia Muggia poté godersi la villa solo fino all'ottobre del 1943. Con l'avvento dell'occupazione tedesca, le leggi razziali, l'esproprio dei beni, la villa venne occupata, saccheggiata degli arredi interni ed infine bombardata nel 1945. La facciata dell'ingresso ed il salone principale furono completamente distrutti e la villa divenne inabitabile.
Villa Muggia, interno dell'oratorio ottocentescoI Muggia scapparono e quando tornarono, per le condizioni in cui versava la costruzione, non poterono mai più risiedervi. Negli anni successivi le loro risorse economiche furono spese per il riavvio dell'attività di famiglia.
Nel 1978, gli eredi Muggia vendettero la tenuta ed il nuovo acquirente la frazionò. Nel 1994 venne emanato il vincolo per la "villa ed i suoi annessi".
Ma il tempo si è fermato da molto prima, degradando, mortificando e condannando gradualmente all'abbandono l'intera costruzione e tutto ciò che la circonda.

Villa Muggia è, nella mia modesta opinione, un sogno infranto. Una breve stagione di splendore, sento il bisogno di ripeterlo, che si è esaurita nel lasso di qualche anno.

Osservandola dall'interno non riesco a fare a meno di paragonarla al Titanic. L'intonaco pulito ed essenziale delle pareti è ormai scomparso, delle ampie vetrate sono rimasti solo infissi arrugginiti e le belle scalinate che conducevano ai piani superiori sono oggi scheletri privati di ogni elemento decorativo.
Villa Muggia Imola, tavolo ellitticoL'unico superstite di questa storia urbana e architettonica fatta di persecuzioni ed incuria umane è il tavolo ellittico del living. E' vincolato al pavimento, eppure con le forme che Bottoni gli ha donato, sembra una nave pronta a prendere il largo da un momento all'altro.
Un oggetto di design fatto per resistere, realizzato in graniglia di marmo e cemento bianco, vincolato ad un pavimento abbellito da motivi che lo accompagnano come le onde del mare.
Lo accarezzo a lungo e memorizzo la sua consistenza al tatto. So che non la dimenticherò mai.

Ci allontaniamo da questo luogo con lo stesso silenzio di quando siamo arrivati.
Villa Muggia racchiude in sé un passato irrecuperabile, un presente inaccettabile, un futuro insondabile.
Forse è per questo che non può essere dimenticata. Forse è per questo che, nonostante un'ostinata realtà di abbandono, la sua storia ci sembra dover compiere ancora un altro passo.
Un viaggio verso un altro sogno, spinto dalla stessa aspirazione e dallo stesso rispetto con il quale un architetto, tanti anni fa, la concepì.

 

Bibliografia e materiali utili alla scrittura dell'articolo:

  • "Villa Muggia al Bel Poggio di Imola. Una storia incompiuta" - A cura di Giorgio Bolognesi
    Thèodolite, 2016
  • Le immagini e le osservazioni durante il nostro sopralluogo della villa sono state di fondamentale importanza per una maggiore comprensione della storia di questa residenza.
    Ringrazio Marco Pancotti per la concessione di alcune delle immagini pubblicate nell'articolo.

Consiglio uno sguardo alla galleria fotografica al link: "Urbex - Villa Muggia"

 

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