La città di Ferrara, scrigno di memorie e teatro di innumerevoli vicende storiche, custodisce lungo l’attuale via degli Adelardi - un tempo via del Gorgadello - un luogo la cui esistenza attraversa le epoche, incarnando lo spirito più autentico della mescita italiana: l’Enoteca Al Brindisi.
Questa osteria, un tempo conosciuta come Taverna del Chiucchiolino, non è soltanto un esercizio commerciale, ma un frammento vivo di storia, un monumento alla tradizione della convivialità. La sua straordinaria antichità le è valsa il titolo di osteria più longeva d’Italia, e forse d’Europa.

 

Enoteca Al Brindisi, FerraraL’antico nome del locale sembra affondare le radici nella fantasia popolare. Potrebbe derivare dal verso del chiù, nome comune dell’assiolo, considerato che la mescita era chiamata anche “Osteria del chiù”. Ma non è escluso un legame con il termine “chiucchierlaia”, che in passato significava “chiacchiera”, preludio dell’ebbrezza. Eliminando la “h”, “chiù” diventa “ciù”, che rimanda inevitabilmente a “ciucco”, ossia “ubriaco”. In fondo, il nome racchiude un gioco di associazioni: evoca un luogo animato dal tramonto all’alba, attraversato da voci, risate e segreti che il vino, con la sua nota sincerità, sapeva sciogliere con disinvoltura.

 

Ludovico Ariosto, assiduo frequentatore della Taverna del ChiucchiolinoIl vino, del resto, è sempre stato il cuore pulsante di questo luogo. Le sue qualità e gli effetti sugli avventori sono stati nobilitati da illustri testimonianze che ne hanno fissato il nome nella memoria letteraria e storica.
Ludovico Ariosto, nella commedia La Lena (atto I, scena I), fa dire a Corbolo: "Gli occhi di Chuchiulin pur confarebbonsi, di Sabattino, Mariano e simili, quando di Gorgadello ubriachi escono". Una lapide all’ingresso dell’osteria ricorda ancora oggi questa citazione.
Taverna del Chiuchiolino, FerraraGianni Pazzi, parlando delle “curiosità ferraresi”, dopo aver ricordato gli statuti contro le frodi del vino e i bolli obbligatori sui contenitori (1435), annota che già nel Cinquecento era rinomata una taverna in Gorgadello gestita da certo Chiucchiolino, detta allegramente “Chiù”. Anche Ercole Bentivoglio, nelle sue Satire (Venezia, 1546), ne fa menzione: "Li quai per trangugiar Don Berrardino, spesso all’hebreo portan il gaban sul braccio, compagno in Gorgadel il Chiucchiolino".
Non mancavano, dunque, clienti disposti a indebitarsi pur di godere di un buon bicchiere. La cantina offriva infatti vini scelti, provenienti dalla Romagna, dall’oltre-Po veneto e dai vigneti che furono trapiantati là dove si estendeva il
Bosco Eliceo, nei territori non lontani dal mare compresi tra Ferrara e Ravenna. Qui, accanto a un calice, si poteva ordinare anche il fagiano, principe delle tavole calde dell'antichità.

 

La posizione della taverna rivela il suo legame profondo con il tessuto urbano più antico. Sorge tra l’Arcivescovado e la fiancata settentrionale della Cattedrale, in quella che fu la Strada del Gorgadello. Il nome sembra derivare dai gorghi o ristagni d’acqua che si formavano, sia dentro che fuori la città, prima della costruzione degli scoli nel 1425 e delle prime grondaie (1473). Ferrara, città d’acque, ne custodisce memoria nei toponimi di alcune strade e quartieri. Il gorgo che scorreva vicino alla taverna doveva però essere particolarmente vivace, se nel 1544 si intervenne per contenerne le inondazioni e se, nel Quattrocento, il locale era raggiungibile addirittura in barca.

 

Niccolò CopernicoAccanto a Ludovico Ariosto, anche Benvenuto Cellini, Tiziano Vecellio e Torquato Tasso furono ospiti illustri della taverna. Al piano superiore, sopra l’attuale enoteca — sopraelevato da Biagio Rossetti — studiò Niccolò Copernico, che si laureò a Ferrara nel 1503. Difficile immaginare che non abbia mai alzato un bicchiere al Chiucchiolino, magari nelle fredde serate invernali, quando non c’era luogo più caldo di un’osteria.
Nel 1973, in occasione del quinto centenario della sua nascita, il Card. Primate di Polonia, Stefan Wyszyński, giunse a Ferrara accompagnato dal collega Karol Wojtyła, non ancora salito al soglio pontificio: per visitare i locali abitati dall’illustre polacco passarono attraverso l’enoteca.

 

Lapide dedicata a Niccolò Copernico a FerraraLa taverna assistette alle vicende degli Estensi — ascesa, splendore e decadenza — e fu punto di ritrovo per chi gravitava attorno al Castello: cuochi, servitori, uomini d’arme. Tra questi ultimi, il capitano Mesino dal Forno, detto il “Modenese”, capo delle milizie ducali inviato a Ferrara nel 1507 dal cardinale Ippolito I. Amico dell’Ariosto e figura controversa, il Modenese fu coinvolto in intrighi e “fattacci”, dal ferimento di Giulio d’Este al sospetto omicidio di Ercole Strozzi nel 1508, episodi che contribuiscono a restituire l’atmosfera vivace e ambigua di un’epoca.

 

Giosuè Carducci, assiduo frequentatore di osterieNel tempo, la Taverna del Gorgadello cambiò più volte nome, seguendo le mode e i suoi osti. Divenne “Esterina della Locanda”, nome di una mescita di vini prelibati che coinvolsero più volte anche Giosuè Carducci nel suo lungo soggiorno ferrarese, durante il quale, come suo consueto uso, si intrattenne con gli osti più famosi del luogo. Agli inizi del Novecento fu acquistata da un baffuto toscano, e per tutti divenne “Osteria del Toscano”, nome che conservò fino alla Prima guerra mondiale. Negli anni Trenta si beveva “Da Cielo”, in onore del gestore che condusse la taverna per trentadue anni, anche durante il conflitto. Quando nel 1962 subentrò “il Moro”, l’insegna mutò ancora in “Dal Moro”: pane, acciughe e buon vino erano allora la ricetta tipica.
Nel 1970 arrivò Moreno Pellegrini, di origini tosco-emiliane, che ribattezzò il locale “Al Brindisi”, omaggio al gesto più spontaneo della convivialità. Con la moglie e il figlio trasformò la vecchia mescita in una moderna enoteca, aggiungendo nel 1973 una whiskyteca.
L’ampliamento conquistò i ferraresi, i turisti e personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo, rendendo l'enoteca un punto di riferimento internazionale, dove la modernità non ha mai soppiantato il gusto autentico della tradizione.

 

Con la sua storia che abbraccia quasi sei secoli, l'Enoteca Al Brindisi testimonia come un semplice bicchiere possa racchiudere la vita di una città, dalle umili conversazioni, ai fasti rinascimentali, fino alle vicende più moderne. Come ha scritto Moreno Pellegrini nel suo libro dedicato alla storia della taverna, "L'osteria è vita e da lei si possono cogliere ritratti profondamente umani, così preziosi per dar sale a una storia che non può essere scritta solo attorno a pochi "grandi", ma deve sensibilizzarsi anche attorno agli umori della "gente". Una storia che, se fosse stata scritta più nelle osterie che nelle università, avrebbe una dimensione più autenticamente popolare".

 

Enoteca Al Brindisi, FerraraCon quasi sei secoli di storia, l’Enoteca Al Brindisi testimonia come un semplice bicchiere possa racchiudere la vita di una città: dalle chiacchiere quotidiane ai fasti rinascimentali, fino alle vicende più recenti.
Come scrisse Moreno Pellegrini nel volume dedicato alla taverna, "l’osteria è vita, e da lei si possono cogliere ritratti profondamente umani, preziosi per dare sale a una storia che non può essere scritta solo attorno a pochi “grandi”, ma deve sensibilizzarsi anche agli umori della gente. Una storia che, se fosse stata raccontata più nelle osterie che nelle università, avrebbe una dimensione più autenticamente popolare".

 

Oggi Federico Pellegrini, figlio di Moreno, prosegue con passione questa eredità, servendo vini di alta qualità — anche etichette locali meno note — e animando il locale con eventi che valorizzano il territorio e la cultura del gusto. Alle degustazioni si accompagnano spuntini generosi di salumi con il tipico pane ferrarese, o piatti della tradizione come i cappellacci burro e salvia e la salama da sugo.

 

Mi fermo a osservare il via vai di persone lungo via degli Adelardi, in questa sera di inizio autunno. Ai tavolini dell’enoteca, gli avventori sorseggiano, osservano, commentano chi passa. Che ne parlino bene o male, continuano inconsapevolmente una tradizione secolare: guardare il mondo attraverso un bicchiere di vino.
Di quelli buoni, naturalmente.

 

 

Bibliografia, documenti ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:

 

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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