Tutti i miei lettori hanno ormai compreso da tempo quanto io sia appassionata di oratori campestri, pilastrini, parrocchie e piccole ma significative testimonianze di fede disseminate nelle nostre campagne bolognesi. Perciò oggi mi trovo nella campagna fra Castagnolo e Le Budrie, frazioni di San Giovanni in Persiceto, con l'intento di tracciare un percorso/itinerario, in una zona che a mio avviso è singolarmente ricca di espressioni di religiosità popolare.
Comincio il percorso percorrendo la via Castelfranco fino ad arrivare all'Oratorio di S. Croce. Anche noto come Oratorio della Crocetta o La Cruṡatta, è posto all'incrocio fra quattro strade a ridosso del vasto Podere Crocetta. Fu eretto nel seicento dall'aristocratica famiglia Dondini, poi passò alla famiglia Marsili (o Marsigli) insieme all'attiguo palazzo. All'interno, sull'altare, è collocato uno splendido affresco della Crocifissione che purtroppo a causa di un'infiltrazione dal coperto si sta sgretolando. Da un testo dell'800 rilevo però che si fa accenno all'oratorio come appartenente al Dottor Tiraferri, fondato fin dal 1733 dai fratelli Angelo Maria e Filippo Carlo Sacerdoti Tiraferri, e che sopra le due pilette dell'acqua santa erano dipinte le immagini di S. Filippo Neri e S. Antonio Abate. Mi domando dunque se vi sia stato un ulteriore passaggio di proprietà nel quale l'oratorio è stato riqualificato.
Fino a qualche anno fa, la sera del 3 maggio (festa di Santa Croce) la popolazione dei dintorni si recava a messa all'oratorio e decenni fa si teneva una vera e propria festa con canti e balli. Le condizioni di questo oratorio sono purtroppo sempre più precarie a causa della mancata manutenzione.
Proseguendo verso sud sulla via Cassola di Sotto, vado a visitare l'Oratorio della Madonna dell'Oppio. Questo luogo di culto, che sorge al crocevia tra via Sparate, via S. Vincenzo e via Cassola di Sotto, è ancora oggi oggetto di grande devozione. Agli inizi del Seicento, il monumento religioso della Madonna dell’Oppio era rappresentato da un’immagine in terracotta della Vergine, situata su di un tronco di oppio (acero campestre) posto al crocevia delle vie Sparate e Cassola.
Con l'aumentare dei devoti, sia la Madonna che il tronco di oppio, vennero collocati all’interno di una piccola cappella opportunamente costruita. Nel 1746, dopo la straordinaria guarigione di una giovane gravemente malata e devota alla Madonna, Monsignor Formagliari, Arcidiacono della Cattedrale di Bologna e proprietario dei terreni circostanti, decise di fare edificare l’attuale chiesa della Madonna dell’Oppio. Lo stato di conservazione del luogo di culto è discreto, poiché ospita tutt'oggi la Processione della Madonna e la recita del Rosario. All’interno, dietro l’altare, è collocata l'effigie della Beata Vergine, separata con un cancello dai banchi per i fedeli. Ai lati, sono collocati due inginocchiatoi.Esternamente, sul tetto a due acque, possiamo ammirare il campaniletto completo di campana, l'elegante porticato e il portone di ingresso sopra il quale è posto un bassorilievo della Madonna. E quanti hanno la necessità di pregare anche se le porte dell'oratorio sono chiuse, troveranno ai lati del portone due piccole finestre che immettono nella chiesa, sotto le quali sono posti due inginocchiatoi.
Continuo il percorso su via Sparate e volto all'incrocio con via Castagnolo. Raggiungo la località Quattro Torri, già in territorio Le Budrie, dove si trova l'Oratorio dedicato a S. Agostino. Questo luogo di culto, risalente alla seconda metà del Seicento, è stato ricostruito alla metà del Settecento ed è annesso al palazzo "Le Quattro Torri". Entrambi sono appartenuti ai conti Marsili. E' dotato di facciata porticata con ampio arco a tutto sesto. Sopra l'ingresso si trovano una scritta bianca su sfondo rosso “S. Agostino” e quello che sembra essere un affresco ormai consumato dal tempo. L'oratorio ha raccolto nei decenni scorsi famiglie dei dintorni per la recita serale del Santo Rosario. Poco distante, il palazzo signorile “Le Quattro Torri”, di fine '400, con torri angolari, nonostante le modifiche nel tempo, mantiene ancora tracce quattrocentesche come le loggette e le finestre binate ad arco ribassato in facciata, entrambe tamponate.
Proseguo il mio percorso fino alla Parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano. La chiesa sorge in un territorio documentato fin dal 969 come Villa di Castagnolo e del luogo si ricorda un antico Ospedale di S. Giacomo di Castagnolo del quale oggi non si ha più memoria alcuna. La chiesa viene descritta negli Elenchi del 1366 e 1378 col solo titolo di S. Cassiano che conservò fino al 1437. Prese a chiamarsi coi nomi di Sant'Ippolito e Cassiano dal 1449. Nel 1677 fu interamente ricostruita a cura del più benemerito dei suoi parroci, D. Angelo Vecchi, che fece anche riedificare la sagrestia e il campanile. All'interno vi sono tre cappelle, la principale accoglie una pala d'altare raffigurante i SS Ippolito e Cassiano di Giuseppe Varotti (1715-1780), le due laterali sono dedicate rispettivamente a Santa Caterina da Bologna e alla Beata Vergine del Rosario. L'organo risale al 1888 e venne realizzato da Carlo Aletti di Monza. Si tratta di una chiesa molto bella e raccolta che è anche punto di ritrovo ed incontri per i bambini della parrocchia, e che ha molto da offrire a questa piccola comunità.
Dalla chiesa di Castagnolo, attraverso una stradina laterale, raggiungo il piccolo cimitero del paese. Si attesta che questo cimitero fu ampliato nel 1837 a cura del parroco Boni e che in fondo vi fu eretta una cappellina che servisse anche da camera mortuaria. Oggi questo luogo appare piuttosto modernizzato rispetto a quanto descritto in passato, ma si possono notare diversi monumenti e lapidi commemorative di importanti famiglie ed esponenti del territorio risalenti ad un periodo compreso tra la fine dell'800 ed i primi decenni del '900 che, a mio avviso, per la loro storicità meritano una lettura attenta da parte del visitatore.
Fiancheggiando il cimitero, raggiungo, in aperta campagna, l'Oratorio di Sant'Eurosia (in dialetto “Al ciṡuléin ed Sânta Frôṡia”). E' chiamato anche Oratorio della Romita, dall'omonimo podere di cui fa parte, ma anche dallo scolo sulle cui rive sorge. La chiesina, dedicata alla Santa patrona dell'agricoltura, è affiancata da un grande acero campestre. Da alcuni anni appartiene alla “Partecipanza”, è stata ristrutturata e nella Festa della Santa, che ricade il 25 giugno, viene fatta una celebrazione religiosa che richiama anche alcune preghiere di un antico rituale conservato nell'Archivio della Parrocchia di Castagnolo e usato in onore della Santa.
Sul sentiero del ritorno, mi fermo un momento ad osservare l'Oratorio di Sant'Eurosia, dietro il cui delicato profilo si stagliano le montagne bolognesi. Sono lontane, eppure attraverso l'obiettivo della macchina fotografica sembrano tanto vicine da poterle toccare.
Un vento fresco mi spinge a proseguire il mio percorso fino al pilastrino votivo situato all'incrocio tra via Castagnolo e la via di Mezzo. Si tratta di un interessante manufatto che denota un'antica origine, specialmente nella decorazione frontale e nell'elemento sommitale in macigno. E' stato restaurato nel 2016 attraverso il consolidamento del basamento e l'aggiunta della croce sommitale, realizzata da Luca Razionale. Purtroppo a oggi, nella parte centrale del pilastrino, si nota una nuova crepa. Nella volta della nicchia, con parte superiore a serliana, restano tracce di pittura in azzurro e bruno, mentre l'immagine della Madonna è recente.
Affissa su una delle pareti del pilastrino si trova una piccola piastrina rettangolare che costituisce un caposaldo di livellazione, facente parte di una rete di punti necessari al rilievo topografico del territorio nazionale. La parte funzionale e fondamentale della targhetta è la linea orizzontale al centro della stessa. L'incisione con il numero 1973 è visibilmente corretta e poco leggibile, mentre nella parte inferiore è riportata l'indicazione dell'Ufficio Tecnico Leopoldo Carrara, specializzato in rilievi topografici.
Continuando lungo la via Castagnolo fino alla via Mandrie, raggiungo l'Oratorio di S. Margherita (“Al cisuléin ed Sânta Margarétta drî ala Mândria”). Il chiesolino, posto all'incrocio fra due strade all'interno del Podere Margherita, è di semplici proporzioni, presenta una bella facciata con timpano ed un bel campaniletto a vela. La campana, ormai scomparsa, fu presa in prestito a metà del ‘900 da una società carnevalesca per allestire un carro dal titolo “Per chi suona la campana”.
Secondo l'iscrizione in latino posta su una lapide al suo interno, intorno agli anni '20 del '700, l'oratorio venne fatto ricostruire da Procolo Cinti a seguito dei danni causati da un terremoto, ed è probabile che la costruzione originaria risalga addirittura al '400. Dietro all’altare si trovava la pala con Santa Margherita (per alcuni invece copia della Madonna del Terremoto del Francia), che fu rubata qualche decennio fa tagliandola dalla cornice.
Nella prima metà dell'800, la proprietà già degli eredi Cinti, passò ai Signori Garagnani. Gli attuali proprietari hanno ristrutturato il coperto, ma sarebbe straordinario se questo gioiello barocco tornasse a rivivere coi suoi stucchi restaurati e il ripristino di intonaci, decorazioni e paramenti.
Continuo il mio percorso voltando per via Bassa e dopo un lungo tragitto mi fermo presso l'Oratorio di Sant'Antonio Da Padova. L'edificio di culto, oggi di proprietà della Parrocchia di S. Maria Annunziata, è stato costruito nel XVII secolo e presenta la tipica forma degli oratori di pianura di quel secolo: il semplice disegno a capanna, l'intonaco rosso mattone con dettagli in giallo Marte. La facciata, orientata ad ovest, è priva di decori e presenta due finestre ai lati dell'ingresso. Sopra il portone si trova una piccola statua di Sant'Antonio da Padova in nicchia. Alla sommità, un semplice timpano con decori in mattoni disposti di punta e tinteggiati di colore ocra. Sul lato posteriore è presente una piccola campana su telaio in ferro battuto.
L'interno, ad aula piana, è scandito dalla presenza di paraste di colore grigio sormontate da archi a tutto sesto che suddividono lo spazio in tre campate voltate a botte con unghie in corrispondenza dell'innesto con le pareti laterali. Al centro della prima campata vicina all'ingresso, su ogni lato, sono presenti due nicchie contenenti rispettivamente la statua di Sant'Antonio da Padova e il Sacro Cuore di Gesù. L'assemblea è disposta frontalmente al presbiterio in due file di panche lignee conformi disposte a battaglione, l'altare è collocato in posizione centrale, è fisso e consacrato ed è costituito da un parallelepipedo in marmo rosso di Verona con mensa e cornici in marmo bianco di Verona. L'oratorio ha subìto recenti restauri e si presenta in buone condizioni.
A poca distanza dalla chiesina si trova un interessante complesso sorto come dimora signorile nel XVIII secolo per volere della famiglia Locatelli all'interno della propria tenuta detta Samoggia. Tra XIX e XX secolo la villa pervenne alla famiglia Pedrazzi. Le mappe del periodo mostrano il podere con il nome di Villa Pia. Il palazzo presenta elementi di pregio, come il cornicione a gola, l'imponente portale d'ingresso ad arco a tutto sesto ed un articolato impianto di copertura. Più recentemente convertito a casa colonica, oggi è sede della Società Agricola S. Antonio.
E' probabile che un tempo oratorio e villa fossero parte di un'unica proprietà.
Si avvicina l'ora del rientro, ma sulla strada del ritorno ho ancora un altro punto d'interesse da visitare. Perciò, percorro la via Bassa fino all'incrocio con via Villa e mi fermo al pilastrino votivo dedicato alla Madonna di Lourdes in località Villa. Stando a fonti orali, il pilastrino venne costruito in un luogo in cui, durante la Seconda guerra mondiale, c'era un deposito di bombe utilizzate dal comando tedesco per tenere sotto tiro il ponte sul Samoggia. Temendone l'esplosione, il coltivatore del fondo, signor Aldo Serra, residente con la famiglia nelle vicinanze, fece il seguente voto: “S'a n saltèin brîśa pr âria, a tîr só un pilastréin”. Nell'immediato dopoguerra, non essendo accaduto nulla di male, costruì quindi il pilastrino dedicato alla Madonna. L'immagine devozionale originaria, in terracotta, venne rimossa dal nipote del Serra negli anni Ottanta del Novecento per conservarla e restaurarla, mentre oggi all'interno si trova una statuina recente. Il pilastrino è sormontato da una sorta di “uovo cosmico”, antico simbolo di potenzialità vitali, che nella simbologia cristiana rimanda alla resurrezione di Cristo.
Torno a casa portando con me tutte le storie legate ai luoghi visitati. Ma ad ogni tappa del percorso ho lasciato una preghiera, un pensiero, qualcosa che volevo confessare solo a quelle piccole immagini sacre conservate nelle nicchie. Del resto, è questo il senso profondo del viaggio intrapreso oggi: che più proseguivo cercando fuori, più scoprivo trovando dentro me stessa.
Bibliografia, documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
Oratorio della S. Croce:
- Catalogo generale dei Beni Culturali
- La Crocetta su Facebook – con informazioni e foto a cura di Roberto Serra
- Sant'Ippolito e Cassiano di Castagnolo – Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna, Tomo III, scheda n. 43 (1849)
Oratorio Madonna dell'Oppio:
Oratorio Sant'Agostino – Le Quattro Torri, Budrie:
Parrocchia e Cimitero dei SS Ippolito e Cassiano di Castagnolo, Oratorio di Sant'Eurosia:
- http://www.parrocchiadicastagnolo.it/museo.html
- Sant'Ippolito e Cassiano di Castagnolo – Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna, Tomo III, scheda n. 43 (1849)
- Parrocchia di Castagnolo – richiami alla storia passata civile e religiosa
- Sant'Ippolito e Cassiano – dipinto a tempera – a cura dei Beni Culturali
Pilastrino votivo tra via Castagnolo e via di Mezzo:
- “Testimoni Silenziosi” di Fabio Lambertini, Paolo Balbarini, Paolo Grandi – Maglio Editore (2019) – pagg. 227-228
Oratorio di Santa Margherita:
- Post su Facebook di Roberto Serra con informazioni e foto
- Catalogo generale dei Beni Culturali
- Sant'Ippolito e Cassiano di Castagnolo – Le Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna, Tomo III, scheda n. 43 (1849)
Oratorio di Sant'Antonio da Padova:
Pilastrino dedicato alla Madonna di Lourdes tra via Bassa e via Villa:
- “Testimoni Silenziosi” di Fabio Lambertini, Paolo Balbarini, Paolo Grandi – Maglio Editore (2019) – pag. 224
Altri materiali utili:
- Questo documento pubblicato dall'Associazione Intercomunale Terre D'Acqua, è molto utile per identificare sul territorio quasi tutte le emergenze delle quali vi ho parlato in questo articolo.
- Cartografia storica Geoportale Regione Emilia-Romagna – Catasto Napoleonico Pontificio di Bologna (1807-1815)
- Album facebook “Itinerari - Percorsi di fede nelle campagne persicetane”
- Mappa dell'itinerario con informazioni e immagini