Qualche tempo fa sono venuta in possesso di una copia della planimetria del fabbricato viaggiatori della stazione della Tranvia Bologna-Pieve di Cento-Malalbergo di Argelato.
E' un documento interessante che mi ha ispirato alcune ricerche di carattere storico-architettonico, che vorrei condividere coi miei lettori.
Come già scrivevo nell'articolo dedicato alla storia della TBPM, la stazione di Argelato si trovava nell'odierna Piazza della Libertà, a fianco della Mota (o Motta) ed in prossimità della Strada Provinciale Centese, e venne demolita poco dopo la dismissione della Tranvia nel 1955.
In ogni stazione erano in servizio un capostazione ed uno o più guardiani con compiti di manovalanza ed esistevano almeno due binari, uno di percorrenza (rotabile) ed uno morto utilizzato per lo scarico delle merci.
Nel caso della stazione di Argelato, il binario morto finiva e basta, a differenza di quella di Castello D'Argile, dove si reinseriva nel rotabile. Sembra un dettaglio trascurabile, ma nel caso della nostra stazione, erano necessarie una serie di manovre preventive che, sfruttando la pendenza della strada, permettevano al mezzo di rientrare agevolmente nel binario di percorrenza.
Da questo si può dedurre come il traffico viaggiatori non fosse privilegiato: il tragitto Bologna-Malalbergo veniva coperto in due ore e mezzo perché i treni, composti da carri merci e vetture passeggeri, perdevano tempo nello scarico delle merci e nelle manovre.
D'altro canto, la presenza in paese di una stazione della tranvia giovò sensibilmente ai commerci argelatesi.
Venturoli, per esempio, che gestiva l'Osteria del Vaporino (di fronte alla stazione) ed altri esercizi commerciali in paese, era tra i maggiori fruitori del servizio di trasporto delle merci. Ogni settimana arrivava un carico di merce (uva, verderame, calcestruzzo, etc.) destinata alle sue attività.
La Tranvia Bologna-Pieve di Cento-Malalbergo entrò in funzione dal 1889. A quel tempo i Comuni erano molto interessati alle tramvie anche per i riflessi sul mercato del lavoro locale. Esse richiedevano molta manodopera sia per la costruzione che per l'esercizio, fungendo dunque da valvola di sfogo nei confronti della disoccupazione e da ammortizzatori delle tensioni sociali.
La costruzione dei fabbricati viaggiatori della linea si colloca nel periodo in cui in Italia cominciava ad affermarsi lo stile Liberty. Tuttavia, nel caso della maggior parte delle stazioni TBPM, questo stile si affermò in modo semplice ed essenziale, senza adottare decorazioni eccessive e privilegiando la funzione utilitaria del fabbricato.
Dal prospetto, dalla planimetria e dalle foto pervenute fino a noi, notiamo infatti che la stazione di Argelato era una costruzione a pianta rettangolare, lunga più di 13 metri e larga 5,65 metri, con tetto a capanna munito di gronda a merletto e semplici cornici decorative attorno a porte e finestre.
Aveva cinque ingressi: tre sul lato piazza, uno sul lato Centese e uno sul fianco lato Bologna, accanto al quale sorgeva un altro piccolo caseggiato adibito a rifornitore acqua e magazzino.
All'interno era composta da una camera, una cucina, un ufficio, una latrina per il personale ed una sala d'aspetto per i passeggeri.
La maggior parte delle stazioni della Tranvia Bologna-Pieve di Cento-Malalbergo rimaste sul nostro territorio rispettano le caratteristiche architettoniche e le decorazioni sopra descritte e sono quindi facilmente riconoscibili e ricondubili a questa linea.
Quanto all'efficienza del servizio ed allo stato dei fabbricati viaggiatori, le informazioni non sono confortanti.
Ai diversi scioperi da parte del personale che chiedeva migliori condizioni salariali, si aggiunsero, ai primi del Novecento, le denunce di diversi Comuni attraversati dal servizio, in primis Argelato e Argile, che segnalarono alla Deputazione Provinciale diverse problematiche relative al malfunzionamento della linea: sale d'aspetto piccole, senza vetri e riscaldamento, umide ed abitualmente utilizzate come deposito per attrezzi, esigui spazi esterni ad Argelato, con fabbricato viaggiatori privo di tettoia e conseguenti problematiche per i viaggiatori che in inverno attendevano i convogli, assenza di marciapiedi e fango abbondante, merci esposte alle intemperie che essendo movimentate dal solo personale viaggiante generavano ritardi nel movimento del treno, tariffe eccessive o applicate con irregolarità, mancanza di servizi igienici, uffici in stato di abbandono, dimenticanza delle piccole "fermate", come quella di San Donnino e S. Giacomo, da parte dei macchinisti.
La Deputazione Provinciale decise di sottoporre la questione al Regio Ispettorato delle Ferrovie ed al Commendatore Lionello Cavalieri, presidente della Tranvia come successore del defunto Ing. Maglietta.
La Società apportò alcuni miglioramenti alla manutenzione della linea e ad una piccola parte dell'armamento per attenuare le critiche, ma sostanzialmente il servizio rimase piuttosto carente, coi fabbricati viaggiatori quasi sempre abbandonati.
E' vero, il nostro "immenso tram" non era così eccezionale come se lo erano immaginato i suoi progettisti, ma è innegabile che ha segnato profondamente ed in modo inequivocabile il nostro territorio.
Ogni infrastruttura che incontriamo nei paesaggi che ci sono tanto cari, compreso quanto rimasto della TBPM, è la testimonianza di un complesso processo di evoluzione e progresso della nostra tecnologia, della nostra economia, della nostra mentalità, del nostro dialetto, fino a diventare essa stessa parte integrante del nostro territorio.
Forse è in virtù di questa "mimetizzazione" che può capitare, soprattutto alle generazioni nate dopo la dismissione del servizio, di non riuscire più a distinguerne i resti nelle nostre campagne.
Ma basta aprire gli occhi e la mente ed anche le piccole stazioni di provincia, che sembrano somigliarsi tutte, possono rivelare segreti nascosti dal tempo, piccole e grandi storie dimenticate, in grado di evocare, anche solo per un attimo, il ricordo di quel vaporino che attraversava lentamente i nostri territori ed anche le nostre vite.
Bibliografia, testimonianze ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- Planimetria del Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Argelato in Scala 1:100 – copia dell'originale appartenente alla collezione privata del Sig. Enrico Scagliarini.
- Ringrazio il Sig. Romano Guizzardi per alcuni racconti legati alla tranvia che ho potuto inserire in questo articolo.
- "Il nostro immenso tram" di Davide Damiani e Luigi Zucchini – Ed. Tipografia Bagnoli 1920 (2008)
- "Piccole stazioni di provincia. Fasi storiche, linguaggi dell'architettura, riconoscibilità" di Mariangiola Gallingani.
- Articoli di anni diversi tratti dall'Archivio Storico de "La Stampa".