Diario di Viaggio

Vintage Scary Halloween. Set fotografico di Michele Melotti

Tutto è cominciato con un'idea ed una ricerca. Michele Melotti, appassionato e valente fotografo, voleva riunire personalità creative e con un outfit adeguato a realizzare il suo Set Fotografico dal tema Vintage Scary Halloween, una commemorazione del modo di vivere questa festa ai primi del '900 nel nostro contesto rurale e contadino, quando ancora maschere e costumi non esistevano.

Vintage Scary Halloween di Michele MelottiNelle nostre campagne, le tradizioni legate ad Halloween risalgono ad una cultura molto più antica, che ha dominato la pianura padana in tempi remotissimi. I Galli lo chiamavano Samhain e consideravano il 31 ottobre come il giorno più importante dell’anno, in quanto si riunivano per un rinnovamento generale delle loro autorità, dei raccolti, e dei contratti. Usanza, quella del rinnovo dei contratti, mantenutasi nel nostro mondo contadino nel giorno di S. Martino, l’11 novembre, corrispondente proprio alla fine del Samhain.
Ma era anche il giorno dei morti, il momento nel quale dèi e defunti potevano scendere nel mondo dei vivi, avendo con essi un contatto.

Halloween nella tradizione contadinaNonostante la Chiesa Cattolica, nel tempo, abbia cercato di cancellare i riti pagani legati al Samhain con concili, divieti e scomuniche, inserendola poi nel calendario liturgico come Festa di Ognissanti e dei morti, alcune delle sue usanze sono rimaste ancorate alle nostre terre e nella memoria dei nostri antenati.

Fino a poche generazioni fa, in alcune zone più isolate della Pianura Padana, la sera del 31 ottobre veniva apparecchiata la tavola anche per i defunti, e si ponevano lungo le strade frutti o zucche intagliati e illuminati per indicare alle anime di passaggio la via di ritorno per il mondo dei morti. Inoltre venivano disposte castagne sui davanzali perché le anime se ne nutrissero durante il viaggio.
Grande importanza era assunta poi dalla trasformazione del corpo attraverso vari “artifici” e travestimenti, una tradizione radicata in diverse culture, non solo celtiche, che ha attraversato i secoli arrivando fino agli angoli più remoti delle nostre campagne.

Ai primi del '900 le famiglie contadine non disponevano di molti mezzi economici, ma erano ancora profondamente legate alle storie di mostri ed altri inquietanti figure che, specie nella notte precedente a Ognissanti, potevano aggirarsi nelle nostre pianure o lungo i fiumi. I costumi erano dunque creati con materiali semplici, di uso quotidiano, ma denotavano un legame profondo con la terra, quella stessa terra che insieme dava frutti e seppelliva per sempre i cari defunti.


Halloween nella tradizione contadinaEcco dunque che i costumi, le maschere, gli strumenti utilizzati dai modelli sul set fotografico di Michele Melotti, divengono la rappresentazione di qualcosa di profondamente radicato nella nostra storia: Vincenzo, che ha realizzato con le sue mani una maschera in pelle con la bocca digrignante e indossato abiti stracciati e due imponenti corna, mi ha ricordato Cernunnos, Dio Celtico della fecondità, della virilità, della caccia, della guerra, dell'abbondanza, degli animali, della natura selvaggia ma anche della morte e l'oltretomba. Cernunnos poteva essere benevolo ma spietato allo stesso tempo e l'ascia che Vincenzo tiene tra le mani ce ne dà un'idea impressionante e tangibile. La sua figura è diffusa in molte zone dell'Italia settentrionale, ma anche a Sacerno, piccola località del Comune di Calderara di Reno; Elisa ed Irene rappresentano una straordinaria coppia di inquietanti Dee con la testa di animale. La mitologia è pregna di figure di questo tipo, capaci di ammaliare e terrorizzare allo stesso tempo, che in questo caso le due ragazze hanno saputo reinterpretare in chiave più locale. Sono un po' bambine e un po' assassine, vestite con gonne a quadri sotto il ginocchio e mantelli, brandiscono paurosi coltelli ed oggetti affilati e le accompagna un orsacchiotto, nella mia immaginazione compagno, complice e forse esca per le loro cacce notturne di poveri innocenti; Stefano e Antonella sembrano usciti dalla vecchia casa colonica dietro l'angolo. Indossano abiti da contadini e brandiscono antichi attrezzi agricoli, ma soprattutto hanno il volto coperto da maschere create con sacchi in juta. Questi sacchi erano utilizzati in agricoltura, in particolare per sementi o patate, ma la prima cosa che mi è venuta in mente osservandoli, sono state le umide e nebbiose domeniche di novembre, quando mio padre ci portava a raccogliere le castagne in montagna e di quei sacchi ne riempivamo tantissimi; Chiara interpreta un personaggio a metà tra il gotico e il pagano. Indossa una maschera creata con le sue mani che ricorda una Dea cornuta, ma gli abiti che veste mi sembrano quelli indossati per una festa di metà Ottocento. Regge un piccolo paiolo, come una bambina che attende trepidante il momento in cui chiedere “Dolcetto o scherzetto?”, sperando di trovarti senza caramelle. La sedia a rotelle sulla quale siede ha il potere di amplificare la capacità evocativa del personaggio che ha creato: la fa sembrare piccola e innocente, un inganno che potrebbe essere letale per chiunque la incontri.

Halloween ai primi del '900 nella pianura bologneseMichele li ha immortalati mentre escono dalle tenebre, in luoghi abbandonati, selvaggi, pericolosi, scegliendo il momento dell'anno in cui hanno più potere per raggiungerci e toccarci.

 

Per me, come appassionata storica del territorio ed interessata alla tematica affrontata, è stata un'esperienza emozionante, ma anche illuminante. Inizialmente me ne stavo in disparte scattando solo foto da “dietro le quinte”, ma poi ho cominciato ad insinuarmi nelle pieghe della storia ideata da Michele, sviluppando la personale visione che poco sopra ho espresso.

 

Halloween ai primi del '900Al termine di questo viaggio, mi sono resa conto che sogni e incubi sono fatti della stessa pasta: lo stesso, inequivocabile, senso di smarrimento, di sospensione, di sguardo verso l'ignoto. E allora mi trovo d'accordo con Howard Phillips Lowercraft (1890-1937) quando scrisse che “L’emozione più antica e più intensa del genere umano è la paura, e la paura più antica e più intensa è la paura dell’ignoto.”.

I nostri avi hanno lottato per tutta la vita contro di essa, cercando, con riti ed usanze, di esorcizzarla e di proteggersene. Come loro discendenti, abbiamo ereditato, volenti o meno, lo stesso senso di inquietudine dinanzi al mistero di ciò che si cela negli angoli più tenebrosi del nostro immaginario collettivo.

Possiamo cercare, come ha fatto Michele, di commemorare i riti e le usanze più antiche sperando che la notte più spaventosa dell'anno non ci avvolga nelle sue tenebre o confidare nel fatto che un giorno saremo in grado di affrontare i demoni più inquietanti che risiedono dentro di noi con un sorriso ed una buona scusa...sperando che sia credibile.

 


Ringraziamenti e immagini fotografiche:


- A Michele Melotti, ideatore del set fotografico; ai modelli/attori: Elisa Bonetti, Irene Wiro Wire, Stefano Luca Montessori, Antonella Cassiano, Vincenzo Citro, Chiara Negrini; ai compagni di backstage: Luca Ballarini e Andrea Bonamici.

- Potrete apprezzare alcuni degli scatti del set fotografico di Michele Melotti tra le foto del suo Diario.

- Le mie foto sono pubblicate nell'album: “Vintage Scary Halloween di Michele Melotti

- Le foto pubblicate in questo articolo sono state scattate da Michele Melotti. L'utilizzo, anche parziale, su altri siti, pagine o per scopi commerciali è vietato senza espressa autorizzazione dell'autore.