Indagini sull'area della Fornace di Argelato, a ridosso del Riolo
Negli ultimi tempi ho studiato a lungo la cartografia argelatese alla ricerca di corrispondenze fra racconti popolari e documenti storici. Alcune persone mi hanno raccontato che vicino al centro di Argelato, nei pressi del Riolo, un tempo sorgeva una fornace da mattoni, dismessa intorno agli anni '50 del '900.
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La fornace doveva rivestire una certa importanza poiché fornì i mattoni per costruire tutte le case di Argelato. Eppure, non ho rintracciato né libri né documenti che ne parlano.
Però, osservando la cartografia dell'Ottocento ed alcune riprese aeree del Novecento, credo di aver trovato qualche indizio utile sia a descrivere come si presentava il territorio a quei tempi che a verificare l'effettiva presenza dello stabilimento stesso.
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Le testimonianze raccolte parlano della presenza nell'area di una serie di maceri. Questa informazione è confermata dalla mappa del Catasto Gregoriano del 1853, che ci presenta una zona con numerosi maceri da canapa circondati da terreni prativi, vitati e prativi con mori (si osservino i punti dal 51 al 61).
Quindi, nella zona si lavorava la canapa e si coltivavano anche i gelsi per l'allevamento dei bachi da seta. Qualche esemplare di gelso è in effetti ancora presente nelle immediate vicinanze del ponticello sulla via Centese che attraversa il Riolo.
Un'altra cosa interessante da notare è che tutto ciò che è legato all'acqua è dipinto in azzurro, in particolare il Riolo ed i maceratoi (punti 52, 54 e 57). Quindi, possiamo presumere che lo Scolo Riolo e lo Scolo Canaletta svolgessero anche la funzione di alimentazione dei maceri.
Sulla mappa, i due corsi si intersecano ancora come oggi, isolando quella parte di terreno sulla quale sorgevano la fornace e l'abitazione del suo custode.
Le testimonianze raccontano che la casa fu demolita poco dopo la dismissione della fornace e sui suoi resti fu costruita la bella casina bianca che oggi vediamo all'altezza del civico 27 di via Canaletta.
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I principali proprietari di quest'area adibita alla coltivazione agricola ed alla macerazione della canapa, come ci mostrano i Brogliardi, sono Carrati Giuseppe Adriano, Benotti Giuseppe, Guidalotti Antonio, i cui possedimenti si estendono anche a buona parte del circondario sud dell'antico tracciato della Motta di Argelato (punti 58, 59, 60, 61).
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A pag. 86 del libro "Nobiltà Bolognese tra città e campagna. La Villa Angelelli Zambeccari di Argelato", si trova una mappa che illustra l'estensione dei terreni di pertinenza di Villa Beatrice nel periodo in cui erano proprietari i Facchini (1850). Anche se quest'ultimo dato non coincide con le informazioni sui possidenti riportate poco sopra, nella zona di nostro interesse si trova, un po' sbiadito, il toponimo "Fornace".
Lo stesso dicasi per la mappa del Catasto Pontificio di Ferrara (1807-1815), dove oltre alla Fornace, possiamo notare anche un "Luogo Fornace", posizionato ben più a est dell'area in cui pare fosse collocato lo stabilimento.Perciò, sorgono spontanee due domande: da quanto tempo esisteva la fornace e perché nella mappa del Catasto Gregoriano questa non viene illustrata?
Un toponimo in genere è sempre legato a qualcosa che effettivamente è esistito: un antico borgo fortificato (la Motta di Argelato ne è un esempio), la presenza numerosa di un particolare albero (via dei Gelsi), etc.
Grazie ad alcune fotografie aeree scattate fra gli anni '30 e gli anni '50 del Novecento messe a disposizione dal Geoportale della Regione Emilia-Romagna, ho potuto formulare qualche ipotesi.
Nell'area interessata ho notato un edificio (o almeno una forma che lo ricorda) identificato come "Fornace", dinanzi al quale si trovano ancora alcuni maceri, segno che l'attività di lavorazione della canapa era probabilmente ancora in corso.
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Considerando che la maggior parte dell'abitato argelatese si è sviluppato fra l'ultimo ventennio dell'800 ed la metà del '900 e che il toponimo "Fornace" era già in uso dall'800, è possibile che nell'area sorgesse in tempi più remoti uno stabilimento di questo tipo che ha trasmesso alla zona la sua denominazione e che, nello stesso luogo, ne sia stata costruita successivamente un'altra, forse più moderna, che allo stesso stesso modo della prima sfruttava la terra esistente intorno al Riolo per produrre mattoni. Si dice che nell'area siano presenti ancora i segni di queste estrazioni.
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Quanto alla zona d'estrazione della terra, mi sono chiesta come mai la fornace (o la fornace vecchia e quella nuova) fosse posizionata proprio in quel punto e non in un altro. All'inizio pensavo che la sua vicinanza all'acqua del Riolo potesse avere una qualche importanza a livello produttivo. Poi, confrontandomi con l'amico Jacopo Ibello, Presidente dell'Associazione "Save Industrial Heritage", mi sono resa conto che l'acqua poteva non c'entrare nulla. Jacopo mi ha spiegato che molte aree industriali, come quella sul Navile di Bologna, si sono sviluppate vicino ad un corso d'acqua. Ma in quel caso, il posizionamento poteva essere motivato dal fatto che il Navile era un'importante via di trasporto delle merci. Il Riolo, invece, è adibito unicamente a canale di scolo (o almeno, non ho trovato testimonianze che indichino diversamente).
Poi mi ha suggerito un altro motivo che possa spiegare il posizionamento della fornace: di solito la collocazione degli stabilimenti per la produzione di materiale edile (fornaci da calce, cementifici, etc.), è dovuta alla vicinanza coi siti di estrazione del materiale edile da lavorare, cioè le cave. Se poi consideriamo che ai tempi non c'erano i camion o le teleferiche, capiremo che le fornaci dovevano trovarsi necessariamente nelle immediate vicinanze delle cave perché il trasporto era fatto solo con le forze di uomini e animali.
Argelato si trova su terreno argilloso, il primo nucleo abitato della cittadina si è sviluppato a poca distanza dalla fornace. Perciò, è possibile che in loco esistesse una cava o un'area idonea all'estrazione di terra, già conosciuta da tempo.
Questo potrebbe anche spiegare l'eventuale presenza di due fornaci, in periodi diversi, nella stessa posizione strategica.
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Se qualcuna delle mie ipotesi è corretta, possiamo dire che ad Argelato sorgeva un'area semi-industriale, all'interno della quale coesistevano realtà produttive diverse, legate sia all'agricoltura che alla manifattura.
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Non ho risolto tutti i misteri legati alla fornace perduta, ma spero che future indagini mi portino ad approfondire le mie teorie.
Per ora la sua esistenza è affidata maggiormente alla memoria delle persone che a documenti effettivi. Proprio per questo è giusto non dimenticare l'importanza che ha rivestito per Argelato, che grazie ad essa è stata costruita un mattone dopo l'altro.
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Documenti, links, ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
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- Mappa e Brogliardi del Catasto Gregoriano del 1853, disponibile sul sito Progetto Imago II dell'Archivio di Stato di Roma – Argelato, Mappa 186.
- Mappa ricavata da "Nobiltà Bolognese tra città e campagna. La Villa Angelelli Zambeccari di Argelato" a cura di Alessandra Marino con testi di Giovanna Guidicini, Andrea Rosignoli, Sarah Louise Vacondio – FrancoAngeli Edizioni, 2011 (Figura VI.6 - Pag. 86)
- Cartografia storica messa a disposizione sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (zona Via Canaletta, Argelato), in particolare:
- Catasto Pontificio di Ferrara (1807-1815)
- Volo IGM 1931-1937 – Fotografie aeree dell'Istituto Geografico Militare.
- Foto Aeree del volo IGMI GAI 1954-1955 - Un ringraziamento a Jacopo Ibello, Presidente dell'Associazione "Save Industrial Heritage" per la consulenza relativa all'argomento affrontato in questo articolo.
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